22 - «Lo ami davvero?»

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Capitolo 22

Taehyung

Le palpebre erano così pesanti che fu complicato separarle, cominciai da subito a sentire un enorme senso di debolezza e la mia mente non riusciva a connettersi. Nonostante questo, fin dai primi secondi del mio risveglio avevo percepito una delicata stretta di mano, ero riuscito a sentire il familiare calore del ragazzo che amavo e il suo inconfondibile profumo a pochi millimetri da me. Non sapevo dove mi trovassi, cosa fosse accaduto e in che modo, avevo solo capito che Jungkook era lì, perciò il mio cuore prese a battere più forte e il mio corpo cominciò a lottare contro l'anestetico che ancora scorreva nel mio sangue, finché non ascoltai la sua rilassante voce mentre mi incitava di calmarmi. Aprii gli occhi di poco e la prima cosa che vidi fu il suo sguardo, il quale mi diede la forza di schiudere le labbra per sussurrargli di restare con me senza che neanche conoscessi il contesto, perché essere con lui era ciò che avrei voluto indipendentemente da qualsiasi cosa. Voltai la testa e tirai un sospiro mentre lui mi cullava con leggere carezze che riuscivano in qualche modo a deviare quell'assurdo sfinimento fisico. Mi ci volle qualche minuto per comprendere fossi sano e salvo su un morbido letto, sembrava surreale alla memoria delle ultime scene che ricordavo. I dottori vennero immediatamente avvisati fossi sveglio, mi raggiunsero e, purtroppo, il piccolo fu obbligato ad andarsene prima che riacquisissi le forze e la coscienza per una conversazione.


-Hyung, s-stiamo tutti b-bene?- domandai sottovoce dopo un colpo di tosse, girando il capo di poco perché non riuscivo a muovermi.

I medici erano usciti da ormai dieci minuti ma il più grande aveva preferito aspettare qualche mio segnale prima di parlare, rendendosi conto delle mie condizioni. -Gli altri due sì... per noi due "bene" è un parolone, però ci aspettavamo di morire e direi che ci è andata alla grande.- sorrise in un modo che non faceva da troppo tempo.

Era incredibile come l'intreccio degli avvenimenti di quella notte ci avesse portato alla salvezza.

-E Jungkook?- gli feci una domanda generica, volevo mi rivelasse anche la più insignificante cosa che sapeva su di lui.

-Era preoccupatissimo.- si fece più serio. -E' arrivato di corsa dopo i suoi controlli, aveva una faccia afflitta e non ha smesso di fissarti silenzioso per tutto il tempo tenendoti la mano.-

Sentii gli occhi inumidirsi e mandai giù un groppo formatosi in gola, però fui costretto a trattenermi perché non ero fisicamente pronto per nessuno sforzo, nemmeno per piangere. -Ancora non riesco a credere che lo abbia fatto. Gli ho chiaramente fatto intendere quanto pericoloso fosse ciò che stavo facendo e lui se n'è fregato pur di mettere al primo posto me, tralasciando il modo in cui si siamo lasciati.- una lacrima smise di rimanere aggrappata alle ciglia e tante altre seguirono il suo esempio. -Non merito nulla di ciò che sta facendo.-

Yoongi si limitò a guardarmi dispiaciuto, mi lasciò sfogare qualche secondo prima di aggiungere un -Dovete assolutamente parlarne, Tae, ora però cerca di rilassarti.-

Le ore che mancavano all'orario delle visite trascorsero lente e, quando scattò l'ora di pranzo, Jungkook spuntò dal corridoio. Mi mancò il fiato quando lo vidi, era bello nonostante il ciuffo un po' meno pettinato del solito e le occhiaie residue del mancato sonno. Fece un timido cenno a mio cugino impegnato nell'accogliere Jimin, poi si avvicinò a me.

-Ehi, stai meglio?- chiese a voce bassa, facendoci rintanare in un mondo tutto nostro anche con la presenza dei miei due amici nella camera.

Il mio sguardo era incollato al suo e le parole morirono sul nascere, mi limitai ad annuire mentre si accomodava vicino alle mie gambe. Allungò il braccio per sfiorarmi la guancia e sentii quel tocco bruciare sulla pelle nonostante la dolcezza.

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