CAP. 8

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~STRANGER~

La serata trascorse tranquillamente,
mi sentivo stranamente a mio agio con quella ragazza.

Aveva un viso dolce e sorridente.
Era giovane, ma nonostante la sua età era molto intelligente, capace di portare avanti un discorso con molta maturità.

La luna ci teneva compagnia, mentre passeggiavamo lungo le strade solitarie della grande città spagnola.

Per via dei tacchi e anche della bottiglia di vino che avevamo bevuto durante il tragitto, la ragazza attorciglió il suo braccio intorno al mio.

Ana:Mi dica Sergjo...

Sergjo: Perfavore, dammi del tu...

Ana:Va bene. Dicevo, dimmi Sergjo, cosa fai nella vita?

Non so perché glielo rivelai, forse l'alcool aveva preso il sopravvento sul mio raziocinio.

Sergjo:Io rubo.

In tutta risposta scoppiò in una fragorosa risata, che poco dopo contagió anche me.

Ana:Sai, dovresti sorridere più spesso, sei molto carino.

Disse ammiccando.

Nell'udire quelle parole arrossì come un ragazzo alle prime armi.

Successivamente mi soffermai a pensare a come ero finito lì, era tutto sbagliato, non aveva alcuna logica, così decisi di porre fine a quella serata.

Professore :Permettimi di riaccompagnarti a casa...

Ana: Be avrei proprio bisogno di un appiglio, ti ringrazio... Comunque sono seria, cosa fai per vivere?

Professore :Be anche io sono serio, sono un ladro.

Ana:Se le cose stanno così,allora ritieniti fortunato!

Sergjo :Che intendi?

Ana: Sono un ex soldato e spia dell'esercito spagnolo.

Rimasi un po' sbigottito da quell'affermazione, probabilmente stava solo scherzando, in quanto credeva che la stessi prendendo in giro.

Ana:Siamo arrivati.

Disse indicando una porta color mogano alle sue spalle.

Improvvisamente iniziò ad alzarsi lentamente la gonna. In un primo momento rimasi fermo ad osservare,poi in un secondo momento la ragione fece il suo ingresso.

Professore :Ana fermati! Non devi.

Lei mi guardò confusa e sorpresa allo stesso tempo, per poi ridere.

Ana:Quindi sei un cuore puro?

Disse mostrandomi la pistola che teneva allacciata alla coscia.

Mentre lei apriva la porta alle sue spalle e poggiava l'arma su un mobiletto che si trovava all'ingresso del suo appartamento, cercavo di metabolizzare quelle informazioni raccolte in così poco tempo.

Che intendeva dire con quelle parole?

E quella pistola?

Quindi diceva il vero?

Ma prima che potessi trarre delle conclusioni, mi resi conto che lei era ferma, immobile, statica.

Mi osservava.

Mi studiava.

Ana:Buonanotte Sergjo.

Professore : Buonanotte Ana.

Nonostante ci fossimo salutati, rimanemmo lì a guardarci.

Non riuscivo a staccarle gli occhi di dosso e per quanto riguarda lei... be non so cosa la spinse a rimanere.

Un passo felpato dopo l'altro, lentamente, si avvicinò a me, allungando la sua mano destra verso il mio viso.

Tutto quello che riuscì a fare fu chiudere gli occhi sotto quel contatto caldo.

Improvvisamente mi ritrovai le sue labbra sulle mie.

Erano calde e soffici.

Non so precisamente il perché, ma non opposi resistenza.

Il bacio era casto e lento.

Un brivido percorse tutto il mio corpo e un formicolio si propagó per il mio petto.

Quando entrambi aprimmo gli occhi , ci guardammo, cercando di scrutare ognuno l'anima dell'altra.

Questa volta fui io a baciarla.

Non so cosa mi prese...

Era la prima volta che gli impulsi prendevano il sopravvento sul mio cervello.

Lei non oppose resistenza e quando il bacio iniziò ad essere più intenso mi trascinò con lei nella sua camera.




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