50 *Ho solamente incasinato tutto*

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«Cosa avevi detto prima?» mi domanda Aaron dall'altra parte del tavolo mentre osserva il mio "Double Cheesburger" accompagnato dalle patatine con il ketchup.

Finisco la patatina che ho addentato prima di fare spallucce «ho cambiato idea»

Bevo un sorso della mia coca cola.

«Tu piuttosto, da quanto non mangi?» lo prendo in giro indicando il suo "Triplo Bacon Cheesburger", il "Bagels" talmente farcito che ha assunto una forma storta quasi da far concorrenza alla torre di Pisa, le patatine fritte, gli anelli di cipolla e le crocchette di pollo.

«Questa è la mia porzione quotidiana» afferma con nonchalance mentre mette della maionese nel piatto per poi prendere del Ketchup e buttarne un po' sopra alla salsa giallina.

«Cosa stai facendo?»

Lui inizia a mescolare creando una salsa rosa. Prende una patatina e la immerge dentro per poi portarsela alla bocca.

«Ho creato la salsa rosa: è buonissima» mi spiega soddisfatto mentre si mangia un'altra patatina.

Io osservo la salsa di un colore invitante. Effettivamente amo la salsa rosa, ma non so se ciò che ha creato Aaron sia uguale. Come se dovessi prendere una decisione di vitale importanza inizio a rimuginare tra me e me se chiedergli di provarla o meno.

«Vuoi provare?» mi anticipa lui divertito.

Alzo lo sguardo su di lui alla velocità della luce «Posso?»

Il suo sorriso si allarga «Certo»

Tutta contenta afferro una patatina e mi accingo a zupparla nella sua salsa rosa, ma nel farlo sfioro per sbaglio la sua intenta a fare la stessa cosa.

Inutile dire che la sposta talmente velocemente da far quasi cadere il suo bicchiere pieno di Red Bull.

Dopo il mio rifiuto era sceso un silenzio imbarazzante nella stanza dunque avevo proposto di mangiare qualcosa. Da quando siamo usciti da quella camera per sederci in un tavolo lui è ritornato quello del solito, come se ciò che fosse accaduto lì dentro fosse rimasto chiuso lì e devo ammettere che è stato bravo a nascondere i suoi sentimenti. Mi ero quasi convinta non ci fosse rimasto poi così male. Ma forse mi sbagliavo...

Assaggio la patatina rimanendo deliziosamente stupita della bontà nata dal connubio tra Ketchup e maionese.

«Non è niente male» commento dirigendo la mia attenzione sul moro già intento a mangiarsi un panino.

Mugugna in assenso.

Dunque decido anche io di addentare il mio panino mentre mi guardo attorno cercando di imprimere nella memoria ogni singolo dettaglio di questo diner spettacolare.

Osservo gli sgabelli in vinile dello stesso colore rosa dei divanetti alternati ad altri dello stesso colore azzurro tiffany della parete, tutti posti in fila davanti al bancone che riprende il colore degli sgabelli e del pavimento a scacchiera.

Dall'altra parte c'è Alfred intento a riempire una pinta di birra per il cliente che sta intrattenendo con chissà quale aneddoto divertente.

Mi soffermo di nuovo sui suoi lineamenti, sugli occhi dal taglio dolce all'ingiù neri come la pece, proprio come il colore delle sue sopracciglia folte. Il naso a patata che si allarga quando ride per la battuta che fa da solo.

Effettivamente Aaron non gli assomiglia per niente, sono stata un'idiota a chiedergli se fosse suo parente. Bastava solo guardarlo un po' meglio.

Eppure la famiglia di Aaron rimane un mistero. Fin'ora so solo che suo fratello proprio come lui fa parte dello stesso clan mafioso.

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