~ Capitolo 11 ~

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Pov Emanuele

Sono sbagliato?

Nel senso che faccio solo sbagli?
No perché mi sembra di si.

Non capisco il motivo per cui sto male o perché mi sto facendo queste domande, ma ora non mi sembra ne il luogo ne il momento adatto per pensarci.

Siamo sul divano tutti quanti a guardare un film come ai vecchi, ma noto che Tancredi è distratto dal cellulare.

Non ci faccio tanto caso pensando che probabilmente sia sua madre e continuo a guardare il film poggiandomi sulla spalla di Diego dove mi addormento subito dopo.

Mi sveglio con la faccia difronte ad un petto caldo e con del respiro che mi scompiglia i capelli.

Alzando un po' il capo noto che la persona a cui sono attaccata è Diego e sorrido colpevole nell'immaginare la scomodità della posizione in cui si trova ora.

Cerco di alzarmi un poco solo per vedere gli altri che però non noto.

O meglio vedo Gian digitare parole sul telefono e penso stia litigando animatamente con Marta.

Mentre mi sto girando bene nell'abbraccio del mio migliore amico noto l'assenza di Tancredi e mi domando dove sia prima che il calore del corpo di Diego ormai dietro di me mi faccia appanare la vista e farmi cadere in un sonno profondo.

Mi risveglio con il rumore dalla porta che si chiude e la freddezza del mio corpo che mi avvolge istantaneamente.

Emetto un mugolio di disaccordo e stingo la mia maglia a maniche corte maledicendomi per non essermi messi una felpa.

Ma pk ho sempre freddo?

Sento la voce di Gian urlare dalla stanza sua e di Tancredi e capisco che nonostante sono passate un po' di ore da quando mi sono svegliato per la prima volta sta ancora litigando con la sua ragazza.

Diego non so dov'è e per questo piano piano stropicciandomi gli occhi mi metto seduto sul divano.

Appena poggio il piede a terra sento un crampo prendermi al polpaccio e mi piego in due cercando di non urlare dal dolore.

Passo i dieci minuti successivi a toccarmi la gamba steso sul divano per evitare che mi prenda nuovamente il dolore.

Appena ho capito che posso scampare il pericolo mi rimetto seduto e mi guardo attorno.

Neanche a chiamarlo il mio migliore amico esce dalla stanza incazzato sbattendo la porta e venendosi a sedere sul divano.

Lo guardo attentamente aspettandomi una scenata dove mi racconta tutto quello che è successo, ma in realtà mi sorprende parlando con voce calma e calcolata mentre tiene lo sguardo basso.

"Mi manca" sussura quasi e io sento mancarmi un battito

"Lo so" rispondo alzandomi pian piano dal divano per raggiungerlo.

"Non credo di farcela senza vederla" aggiunge dopo due minuti buoni e sento che scoppierà da un momento all'altro.

"Vedila Gian" gli dico io catturando la sua attenzione

"Non fermarti al dover viaggiare sempre. Vai a casa sua ogni sabato. Ogni domenica. Fate a cambio. Ma fatelo. Vedetevi. Dovete farlo" lo sprono io arrivando al punto

"Non possiamo" mi sussurra

"Perché?" gli chiedo e noto che abbassa lo sguardo senza rispondere veramente

"A voi darebbe fastidio" dice senza esitazioni e capisco in realtà qual è il vero problema nella sua testa.

"Non se la prenderà Gian. Se conosco veramente Tancredi so che non è stronzo come sembra davanti ai problemi e se gli spieghi le cose come stanno capirà" lo rassicuro io e lo vedo annuire alzando finalmente lo sguardo che in tutta la conversazione ha tenuto basso.

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