~ Capitolo 12 ~

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Pov Chiara

Non ho dormito.

Non ce la facevo.

Dopo che un Lele versione selvatica si è presentato al mio hotel piangendo e ripetendo il nome di Tancredi di certo la voglia di dormire era poca.

Non è riuscito a parlarmi di nulla perché dopo essere riuscita a calmarlo sono andata in reception a chiedere se potessero darmi una camomilla,ma appena sono tornata su si era già addormentato mezzo sdraiato sul letto.

Ho avuto subito il bisogno di sapere il perché era così distrutto e stavo per prendere il telefono per chiamare Diego quando il pensiero di una brutta litigata mi passa per la mente.

Se avessero litigato e Lele se ne fosse andato via?

Il mio intuito mi dice che molto probabilmente è così ed è per questo che non li ho contattati per tutta la nottata.

Ora però il mio corpo muore dalla voglia di sapere e la mia testa sta elaborando troppi scenari diversi per far si che il mal di testa non mi arrivi.

Sono appena le 9 quando scendo giù in dei pantaloni della tuta e una maglia bianca facendomi scivolare via le occhiate delle figlie di papà che sono tutte in gonna e tacchi 12.

Arrivo nella sala ristorante e prendo due cornetti al cioccolato andando sul classico non sapendo bene i gusti del mio amico.

Torno sopra a passo lento per non avere il fiatone una volta arrivata.

Nel mentre che mi trovo sulla quarta rampa di scale noto una ragazza che mi sta venendo in contro con la musica nelle orecchie e il passo molto svelto.

Mi passa accanto dandomi una spallata scusandosi subito dopo mortificata

"Mi dispiace,scusami è che sono in ritardo" mi dice lei e io annuisco sorridendo

"Tranquilla. Ora vai che stai sprecando tempo" le faccio notare io e con un cenno si avvia di nuovo verso la sua meta.

Dopo 5 minuti mi trovo al mio piano e cammino per arrivare alla mia stanza.

Non appena sono li davanti mi sento chiamare da una vocina dolce

"Signorina, pss signorina" mi dice la voce e mi giro istantaneamente trovando davanti ai miei occhi un piccolo bambino che mi guarda spensierato.

"Luca!" dico io non appena lo riconosco e lui sorride riconoscente

"Ciao"

"Che ci fai qui?" gli chiedo io preoccupandomi per la sua solitudine del momento.

"Mamma è andata giù a mangiare con papà, ma io sono risalito" mi spiega e noto che ha un'aria di incertezza

"E perché?"

"Perché non mi andava" mi risponde serio,ma continua subito dopo

"Poi ti ho visto e sono venuto da te" mi spiega e so dalla sua faccia che non mi sta dicendo tutto

"E?" lo sprono io con un'aria severa e lui si arrende

"Ho litigato con papà" mi spiega sottovoce

"E come mai?"

"Sta sempre fuori a lavoro e non gioca mai con me" mi risponde tirando su col naso

Lo abbraccio come farebbe una sorella maggiore e gli accarezzo la schiena picolina

"E non credi che quando non lavora dovresti passare del tempo con lui invece di arrabbiarti?" gli faccio notare e lui si stacca sorridendo.

"Vero!" urla lui e percepisco i miei timpani mandarmi delle maledizioni

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