~ Capitolo 17 ~

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Pov Chiara

Dopo aver salutato Lele mi dirigo verso l'hotel velocemente per potermi cambiare.

Sta sera c'è la festa in spiaggia e mi sono organizzata con Giulia per cenare insieme.

Avendo poco per prepararmi scendo a passo svelto dal taxi correndo sulle scale di tutto l'edificio.

Il piano è stranamente silezioso e arrivo velocemente nella mia stanza con la gola secca e i polmoni in fiamme.

Da quando non mi faccio una corsa?

Novembre?

Mi domando mentre lancio la maglia dall'altra parte della stanza.

I pantaloni e le scarpe fanno la stessa fine mentre entro nella doccia.

Mai una volta che sono puntuale!

20:30

"Chiaraaa muoviti, sto aspettando da mezz'ora!" mi urla Giulia dall'altro capo del telefono e io aumento il passo fino a raggiungerla.

"Sono qui!" le dico dietro di lei chiudendo la chiamata.

"Era ora.
Dai forza che poi saremo in ritardo" mi dice e prendendomi a braccetto ci dirigiamo all'interno del ristorante.

Chissà come andrà la serata.

Pov Emanuele

19:30

Sono stato un po' in giro prima di tornare.

Volevo godermi gli attimi di quiete prima della tempesta, ma alla fine bisogna tornare da dove si è partiti.

Sono davanti casa e un moto di ansia mi prende alla testa e al petto.

La gola mi si fa secca immediatamente e il palmo della mano mi inizia a prudere.

È davvero così che mi devo sentire?

È casa mia infondo.

Ho paura,tanta, troppa e le sensazioni del mio corpo non aiutano

Sento come se una lama mi stesse trafiggendo da una parte all'altra del petto mentre l'immagine di Tancredi si fa strada nella mia mente.

Alla fine sono tornato da solo nella mia dimora.

Zoe ha insistito molto per venire, ma Chiara le ha fatto capire che era meglio cosi.

A volte amo quella ragazza, davvero non capisco come possa aver passato tutte le superiori con una sempliciotta come amica.

Bha

Sto pensando alla situazione di Chiara quando con un moto di coraggio mi decido a poggiare il dito sul campanello.

Non faccio neanche in tempo a ralizzare questa mia azione che la paura mi prende come una secchiata d'acqua gelida.

"Chi è?" mi chiede la voce di Gian dall'altro capo del citofono facendomi sobbalzare.

"Lele" sussurro piano che forse anche la foglia poggiatasi prima per terra ha fatto più rumore

"Sali forza" mi dice e subito dopo il portone principale si apre.

Salgo le scale gradino per gradino mentre mi allento il colletto della felpa.

Sul treno faceva freddo.

Dopo appena due minuti sono sul penultimo gradino e noto la porta già aperta.

Gian è in piedi sulla porta e mi guarda attentamente mentre mi avvicino fino a trovarmici davanti.

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