~ Capitolo 15 ~

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Pov Chiara

È sera.

Fuori piove e io mi perdo nel guardare le goccie di pioggia scendere dal finestrino del taxi.

Mi ricordo che quando ero piccola la mia goccia vinceva sempre nella gara immaginaria della mia testa e quando non lo faceva cambiavo all'ultimo, scegliendone un'altra.

Ho sempre giocato sporco nella vita, ma non per cattiveria più che altro per bisogno.

Bisogno di avere vendetta per chi mi faceva del male e un bisogno di usare le persone per poi mandarle via.

Sono fatta cosi,non trattengo le persone della mia vita perché sono dell'opinione che chi ti ama resta,ma allo stesso tempo dentro di me voglio che rimagano.

Che siano presenti sempre e quando però alla fine spariscono sto male anche se non lo faccio vedere.

Il dolore ti rende più forte dicono, ma non sanno che ti rende anche più spregevole.

Così è successo a me, una mattina mi sono svegliata e mio padre non c'era più.

Sparito nel nulla della mia mente e nella realtà maligna.

Sparito per sempre e rimpiazzato poco tempo dopo da un altro uomo.

Un uomo che non se nè andato neanche dopo i torti di mia sorella.

Un uomo che mi ha voluto come sua figlia anche se non di sangue.

Un uomo che ora io chiamo papà perché lo è.

Lo è davvero.

Mentre penso a tutto quello che ha fatto per me il taxi mi informa che siamo arrivati a destinazione e io dopo averlo pagato scendo dalla vettura trovandomi di fronte la ragione della mia prima sofferenza amorosa.

Appena sono uscita dall'hotel l'ho chiamato.

Sentivo il dovere e il bisogno di sfogarmi con qualcuno che non mi conoscesse così bene.

Che non fosse Salvatore o Noemi.

Che non fosse mia madre o il mio cuscino.

Volevo cambiare e lui sembrava la scelta migliore.

"Hei" mi dice timido, ma a testa alta e il mio sguardo si immerge automaticamente nel verde di quegli occhi che mi hanno creato scompiglio nello stomaco molti anni fa.

Mi sembra di sentirlo anche ora se ci faccio caso.

"Ciao" gli dico io con un sorriso al quale lui risponde

"Entriamo?" mi chiede in forma retorica, ma io scuoto la testa

"Devo chiamare una persona. 5 minuti ed entro" gli rispondo e lui annuisce

"Caffè?"

"Caffè!"
E s'incammina all'interno

Prendo il telefono e mi allontano leggermente dalla porta d'ingresso del locale.

Apro la rubrica cercando subito il nome di mio padre.

Da quando sono partita per Milano senza il suo consenso non ci parliamo e ho assolutamente bisogno di un suo consiglio.

Devo chiamare Lele?

Tancredi?

Non lo so e ho bisogno di lui.

"Chiara ciao" mi risponde freddo e affettuoso allo stesso tempo non appena la chiamata si apre.

"Ciao papà. Come stai?" gli chiedo cercando di sterperare la tensione

Problemi a MilanoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora