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Tutto il viaggio in auto fu pieno di un imbarazzante silenzio, tranne per la musica. Guardai dall'altro lato rispetto ad Harry ed osservai fuori dal finestrino, arrabbiata. Riuscii a sentire il suo sguardo oltre la mia spalla per tutto il viaggio: ero assolutamente furiosa per il fatto che mi avesse ingannata per portarmi a fare colazione con lui ed ero anche più furiosa per il fatto che non avessi nemmeno controbattuto, lo avevo solo lasciato vincere. Odiavo che mi facesse ancora quello, mi faceva assolutamente infuriare.

Dopo qualche altro momento di doloroso silenzio, ebbi finalmente il coraggio di girarmi e fargli una domanda.
"Dove stiamo andando?" Harry mi guardò e rispose vagamente.
"Un piccolo bar, non ci noterà nessuno." Annuii lentamente e mi girai dall'altro lato per guardare le strade di Londra attraverso il finestrino.

Quando, alla fine, sentii la musica smettere, mi girai per vedere Harry che si slacciava la cintura, poi mi guardò e parlò.
"Andiamo, non voglio trattenerti tanto." Annuii, tolsi la mia cintura ed uscii dall'auto.

Alzai lo sguardo sul piccolo bar che avevamo raggiunto. Era piccolo e carino, con degli accenni di blu all'esterno. Era accogliente.

Venni riportata alla realtà dalla voce di Harry.
"Non è il Beachwood Café, ma fanno del buon caffè che fa bene per le sbronze."

Annuii di nuovo e gli camminai davanti per entrare nel locale. Quando entrai, spalancai gli occhi per gli interni: le pareti erano piene di vecchi cd e chitarre vintage. Era davvero bello e mi sorprese che, all'interno, non ci fossero molte persone.

C'era una coppia, nell'angolo, che leggeva dei libri con delle tazze di caffè accanto, sembravano rilassati. C'era un'altra donna, dall'altro lato che digitava sul suo computer senza alzare lo sguardo.
Si stava bene a non essere fissati e potevo dire che anche Harry fosse sollevato per il fatto che nessuno ci fissasse. Sembravamo una normale coppia che andava a fare colazione insieme e, per quanto non volessi essere lì con Harry, era un posto davvero bello e nel quale sarei tornata se mai fossi tornata a Londra.

Venni interrotta di nuovo da Harry che mi mise la mano sulla spalla e parlò.
"Ultimamente sono venuto qui, dato che il Beachwood Café non era più un posto tranquillo."

Corrugai le sopracciglia e gli chiesi.
"Che vuoi dire?" Abbassò lo sguardo su di me e parlò.
"Parecchie fan hanno iniziato ad andarci da quando l'ho menzionato nella mia canzone. Non è più un buon posto se sono in cerca di pace e tranquillità."

Capii cosa volesse dire. Era come il suo posto sicuro dove trovare tranquillità e dove non doveva preoccuparsi di essere Harry Styles. Ovviamente, con tutte quelle persone che si facevano vive, aveva iniziato a sentire di nuovo la pressione.

"Beh, immagino che il locale abbia adorato la pubblicità." Scherzai ed Harry rise alla mia battuta, prima di raggiungere il bancone.

Lo seguii, continuando a guardarmi intorno e, quando lo raggiungemmo, Harry stava tirando fuori il portafoglio e stava passando la carta all'uomo in cassa. Dopo avergliela passata, mi prese la mano e mi tirò verso un piccolo tavolo nell'angolo.

Quando prese la mia mano, odiai l'effetto che ebbe su di me: avevo sentito le guance arrossarsi all'istante, quindi l'avevo rimossa subito. Guardò dietro di sé con sguardo ferito, poi continuò a raggiungere il tavolo. Sentii un leggero senso di colpa, ma non avrei dovuto. Era stato lui a trascinarmi a fare colazione quando io, ovviamente, non volevo essere lì.

Si sedette velocemente, poi alzò lo sguardo su di me e mi fece segno di sedermi davanti a lui. Odiavo l'imbarazzo che riempiva l'aria, ma era quasi impossibile non provarlo. Non avevamo chiuso le cose nel modo migliore e non volevo avere una sessione di pomiciata: volevo solo tornare a casa e stare il più lontana possibile dal ragazzo che mi stava davanti e che mi fissava con il sul solito sguardo intimidatorio.

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