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Quando arrivai nello stadio dove ci saremmo esibiti, venni praticamente tirata in un camerino per prepararmi.

Indossavo un outfit casual che consisteva in jeans neri, maglietta viola e giacca di pelle; aggiunsi un cappello nero per dare all'outfit un po' di personalità che sentivo mancasse.

Appena Lou finì sia il trucco che i capelli, venni tirata per far sì che sistemassero il microfono sui vestiti. Quella sera avremmo fatto qualcosa di nuovo: invece dei soliti microfoni, avremmo usato quelli facciali così da farmi ballare con il resto dei ballerini. Ero eccitata all'idea di farlo, dato che era qualcosa che la crew di Harry, di solito, non faceva.

Parlando di Harry, fortunatamente non lo avevo ancora visto, avevo cercato di stare lontana dai posti in cui sapevo sarebbe stato, ma dubitavo che avrebbe provato a parlarmi dopo lo show: sarebbe stata una distrazione per entrambi ed il lavoro doveva venire prima.

Dopo che qualcuno si occupò di attaccarmi il microfono, venni riportata nel mio camerino per qualche ritocco al trucco.

Mentre raggiungevo da sola il mio camerino, sentii una mano sulla mia vita, venni tirata velocemente in una stanza e, quando venni lasciata, quasi mi avventai sula persona.

"Che diavolo sta-" Smisi immediatamente di parlare quando vidi Harry davanti a me.

Oh, diavolo, no.
Sentii gli occhi spalancarsi ed iniziai ad indietreggiare lentamente alla ricerca della maniglia, mentre gli parlavo.
"Senti, devo prepararmi per la mia esibizione, possiamo parlare dopo." Harry mi fissò per niente divertito, aveva le labbra serrate in una linea dritta.

Quando sentii la porta contro la mia schiena, mi girai lentamente e tirai la maniglia, ma venni fermata da una forza sopra di me. Alzai lo sguardo e vidi la mano di Harry sulla mia testa mentre teneva la porta. Spostai lentamente gli occhi dalla sua mano al suo viso e vidi un'espressione severa.

Non sembrava felice.
Beh, merda.

Harry iniziò a scuotere lentamente la testa, prima di abbassare gli occhi verso il pavimento ed io aprii la bocca per parlare, ma non uscì nulla.

Harry sembrava deluso ed io non sapevo da cosa; sapevo che, qualunque cosa stesse succedendo tra di noi, non avrebbe potuto renderlo così triste.
Aveva problemi in famiglia? Si stava ricordando della sua rottura?
Continuai a guardarlo in faccia mentre lui osservava il tappeto.

Alla fine, ebbi abbastanza coraggio per sussurrare.
"Stai bene?" Quelle due parole sembrarono riportarlo alla realtà, perché spostò velocemente la mano dalla porta e mi guardò dritto negli occhi.

Non appena guardi le sue pupille verdi, sentii il cuore spezzarsi.
Non sembrava il ragazzo libero e felice che era nel campo di girasoli; sembrava triste e confuso.
I suoi occhi mi pregavano di fare qualcosa, ma non sapevo cosa volesse da me.

Quando, alla fine, sentii la sua voce roca, tutto quello che desideravo fare era togliergli da dentro tutto quel dolore che stava provando.
"Se sto bene?" Annuii lentamente alla sua domanda, poi presi un respiro profondo e risposi.
"Sì, sembri triste, stai-"

La mia domanda venne interrotta dalle labbra di Harry che si scontrarono violentemente con le mie, i miei occhi si spalancarono all'istante e presi a respirare con più difficoltà.
Che diavolo stava facendo?
Mentre Harry continuava a baciarmi, sentii il cuore accelerare i battiti. Giuro, sembrava che stessi correndo una maratona.

Non avevo idea di cosa stesse succedendo, ma non riuscivo a staccare le labbra dalle sue, il cervello mi diceva di farlo, ma il corpo si rifiutava, quindi feci l'unica cosa che volevo fare dal momento in cui mi aveva bloccata in quell'angolo della stanza.
Ricambiai il bacio.

Le mie labbra si mossero in sincronia con le sue e lo sentii portare una mano sul mio fianco per poi avvicinarsi a me. Io, invece, spostai la mano dalla maniglia e la spinsi nei suoi morbidi capelli. Feci del mio meglio per non tirarli ma, quando sentii un gemito provenire dalla gola di Harry, non riuscii a trattenermi dal tirarli con forza.

Questo gli fece scappare un altro gemito e, di conseguenza, mi spinse totalmente contro la porta facendo rumore. Alla fine capii a pieno cosa stessi facendo e tolsi velocemente la mano dai suoi capelli per poi spingerlo via da me.

Che cazzo avevo di sbagliato?
Seriamente, non avevo autocontrollo!

Non guardai Harry nemmeno una seconda volta, spinsi la porta per aprirla e corsi nel mio camerino.

Quando raggiunsi la mia porta, la aprii e la feci sbattere dietro di me con tutta la rabbia che provavo.

Iniziai a colpirla e sentii i respiri diventare più pesanti.
"Che cazzo hai che non va!" Iniziai a pestare con i piedi e delle imprecazioni lasciarono le mie labbra. Probabilmente sembravo un'immatura in preda ad una crisi, ma era l'unico modo in cui riuscissi a calmarmi.

Quando, alla fine, sentii il cuore rallentare ed i respiri tornare ad un ritmo normale, indietreggiai dalla porta e mi girai verso lo specchio.

Ero un disastro.
Avevo gli occhi lucidi ed il viso affossato, non c'era più rossetto sulle mie labbra, ma era spalmato sulle guance.

Sospirai pesantemente, prima di afferrare una salvietta struccante per togliere tutto il trucco in eccesso e, quando tornai a sembrare normale, presi un altro respiro profondo e sentii un colpo alla porta che interruppe i miei pensieri.

La raggiunsi, sperando che non fosse Harry e sospirai sollevata quando vidi che fosse solo Curtis.

"Sei pronta, piccola?" Gli rivolsi un piccolo sorriso, annuii velocemente e mi affrettai a superarlo per raggiungere il palco.

Mentre raggiungevo il palco, un rumore nella mia tasca posteriore mi fece afferrare il telefono.

Harry: Dobbiamo parlare, ci vediamo nella mia stanza d'hotel alle 9. x

Sospirai pesantemente quando lessi il suo messaggio ma sapevo, nel profondo, che prima o poi avremmo dovuto parlare. Non sapevo cosa volesse ottenere, ma dovevo dirgli che, qualunque cosa fosse, doveva finire.

Ero andata lì per esibirmi, non per essere coinvolta con una postar. Doveva finire, quindi, con il poco coraggio che avevo, gli risposi.

Sydney: Sì, ci sarò.

Misi di nuovo il telefono in tasca e spinsi da parte tutti i pensieri in eccesso, per poi camminare sul palco con più fiducia possibile.

Ero andata lì per esibirmi e niente mi avrebbe fermata.

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