33. Addio

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Tyson entrò nella stanza con calma, lentezza. Era solo, al contrario delle altre volte. Solitamente andava con Owen, ma, l'alfa, era impegnato con Adwin e lui doveva andare da Jack. Lo faceva da mesi e non avrebbe smesso per l'ennesimo giorno di prove di suo fratello. Erano settimane che provava ad avere le visioni e ormai Tyson aveva perso le speranze.

Chiuse la porta alle sue spalle si avvicinò al lettino che ospitava il più grande. Era sempre bellissimo. I soliti capelli biondi, le solite labbra piene e le solite lentiggini sulle guance e sul ponte del naso. Voleva però rivedere i suoi meravigliosi occhi blu. Gli mancavano tanto.

Si sedette sulla piccola sedia posta affianco al letto. Il rumore delle macchine gli riempì le orecchie. Si appoggiò al petto del ragazzo e aguzzò l'udito fino a riuscire a sentire il battito regolare del suo cuore. Tum, tum, tum... Gli dava sicurezza, lo faceva sentire vivo, ancora con lui.

<<Sai Jackie>> iniziò a parlare <<il dottore dice che probabilmente riesci a sentirmi, ma non credo sai? Secondo me sei in un mondo nella tua testa fatto di gioia senza dolore. Probabilmente non vuoi neanche tornare qui con noi, con me>> sospirò.

<<Aspetto dei bambini, tre, due maschi ed una femmina. Ti stiamo aspettando, devi ancora decidere il nome del secondo bambino. Lo sai che ti uccido se non lo fai>> ridacchiò anche se sentiva gli occhi iniziare a farsi lucidi.

<<Mi manchi da morire amore... Mi mancano le tue carezze, i tuoi baci, i tuoi abbracci. Mi manca il tuo modo di dirmi che andrà tutto bene, i tuoi 'ti amo', i tuoi occhi persi quando eri pensieroso e i tuoi modi di fare irruenti quando qualcosa non ti andava bene.

Manchi anche ad Owen sai? Cerca di fare il forte per non farmi preoccupare, per rassicurarmi. Ma io lo sento di notte. Piange. Mi fa male il cuore quando lo sento singhiozzare dicendo il tuo nome. Sto male perchè è la stessa cosa che provo io e sto male perchè quando succede a me, c'è lui che mi rassicura, lui che mi tiene in piedi, mentre Owen è da solo.

Lui non vuole che io lo consoli, vuole essere la mia roccia e allora io glielo lascio fare. Di notte faccio finta di dormire e mi stringo di più al suo petto, come se facendolo, togliessi un po' del suo male. Vorrei solo che sorridesse.

Sai cosa mi fa arrabbiare? Mi fa arrabbiare il fatto che tu te ne stai qui, sul letto, in modo pacifico e poi ci siamo noi che ci disperiamo per te!>> Aveva iniziato a piangere. I singhiozzi riempirono la stanza.

<<Mi mi fa arrabbiare il fatto che v-vengo qui da due mesi e a-ancora tu sei immobile, come se tutto ciò che stiamo passando non ti scalfisse, come, come se non te ne importasse nulla! Mi fa a-arrabbiare il fatto che la rabbia che provo non è sensata. N-non è sensata perché tu sei in coma e e non puoi fare nulla, ma allo stesso tempo p-penso che se tu volessi tornare, lo faresti. P-perché tu sei forte, sei il il più forte tra di noi.

E sai cosa c'è? A volte penso, penso che tu sia uno stronzo! P-perché cavolo, sei stato ferito un, un miliardo di volte eppure ti ho trovato sul l-letto, pieno di sangue, ma sorridevi. Stavi sorridendo! A che c-cazzo stavi pensando? Si si può sapere? C-cavolo, io piangevo d-disperato e tu te la r-ridevi allegramente!>>

Tirò su col naso cercando di sistemare la sua voce. Si asciugò le lacrime dagli occhi, ma esse continuarono a sgorgare senza pietà. Si morse il labbro inferiore con forza fino a sentire il sapore del sangue, era amaro, sapeva di rame, ma aveva quel retrogusto dolciastro che lo attirava come le api al miele. Lo leccò finché la ferita non ne diede più.

<<Io ti aspetto Jackie, ma mi manchi da morire. Eri la nostra luce, quello a cui, per un qualunque problema, potevamo rivolgerci, quello che ci rassicurava se qualcosa non andava. Sarai un padre perfetto. Ne sono sicuro. Severo ma giusto. Anche se probabilmente ti farai incantare dai loro occhietti dolci e allora la severità andrà a farsi fottere>>

<<Stiamo cercando di prendere i mostri che ti hanno fatto tutto... Questo ecco. Papi ha detto che la donna era quella che ci provava con papà. Anche se io ho capito benissimo che quella ragazza gliel'ha data. I gesti di papi parlavano da soli, probabilmente lascierà papà Olcan a secco per i prossimi mesi. In realtà gli ha già promesso di lasciarlo da solo con le sue mani>>

Ridacchiò <<forse una cosa che non vorrei che i nostri figli sentissero, sono i nostri rapporti. Sai che una volta ho sentito i papà. No, non in quel senso, però c'era Caleb che diceva cose sconce ed io mi sono quasi sotterrato dall'imbarazzo. Avevo undici anni e avevo appena capito come funzionava il tutto. Non puoi capire, sono quasi morto! Adesso, se ci ripenso, è stato divertente, ma all'epoca stavo per sotterrarmi davvero>>

Rise di gusto ed immaginò la risata cristallina di Jack unirsi alla sua.
Sentì una pressione sulla mano e guardò il ragazzo steso sul lettino, ma era perfettamente uguale a prima.
Pensò di essersi immaginato tutto, ma  di nuovo, quella stretta che gli fece contorcere lo stomaco. Il suo cuore fece un salto ed i suoi occhi ebbero un luccichio speranzoso.

<<Jackie...>> La macchina collegata al cuore fece un suono più ritmato e veloce. Presto la stanza fu piena di infermiere. Era una situazione confusa. C'erano le signore che gridavano chiedendo aiuto e soccorsi e Tyson sentì la macchina fermarsi di colpo, nessun suono.

Non seppe chi, ma qualcuno lo portò fuori dalla stanza e venne catturato dalle braccia forti di suo padre Olcan. Quando era arrivato? Non era importante.
Jack gli aveva stretto una mano. L'aveva sentito, non se l'era sognato. Ne era sicuro. Gli aveva forse detto addio?

Ma speriamo di no ecco.

Dunque, non prendetevela con me, ma la mia psicologa (una mia compagna di classe e amica ahahah) ha detto che sono in fase depressa, quindi, abbiate pazienza ahahahah!

In compenso, sta storia è più lunga della prima anche perché, sto mettendo queste scene che non erano previste nella trama. Sto allungando un po' troppo le cose. Vabbè.

Peace and love gente!

La tana del lupo -l'accademia chiamata collegio-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora