39. Il prezzo della verità

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La casa del capobranco, era molto diversa dalla casa comune che avevano loro. Era molto alta ed occupava poco spazio. Avrà avuto cinque o sei piani e ci abitavano solo in quattro. Scott, Hope e i genitori del primo. I due capobranco, avranno avuto una sessantina d'anni a testa e, anche se non era strano per dei lupi avere dei figli ad un'età avanzata, Owen si stupì nel trovarli così anziani.

<<Owen Caron immagino>> l'uomo gli sorrise dolcemente in contrasto con l'accoglienza rigida che avevano avuto poco prima. Il castano annuì stringendo Tyson al proprio petto. <<E tu Tyson quindi. Come stanno i cuccioli? I miei ti hanno colpito o ferito in qualche modo?>> Sembrava sinceramente preoccupato e Tyson si affrettò a scuotere negativamente la testa.

<<Bene. Avevo dato ordine di non toccarti. Dovevano battersi loro, non voi omega. Vedo che Dyami invece ha partecipato con gusto.>> L'omega arrossì imbarazzato sorridendo timidamente. Era vero. Si era divertito parecchio, ma non l'avrebbe mai detto davanti a tutti quegli alfa. <<Tesoro, cortesemente, potresti portare lui ed Enea a farsi medicare? La ferita alla fronte non mi convince particolarmente. Tengo que hablar con alfa y omega. No quiero intrusos. Sólo quedan Scott y Hope.>>

La parte in spagnolo aggiunta, non fu capita completamente dai due ragazzi del branco dei Caron. Tyson si guardava intorno incuriosito e non spaventato. Questo, rassicurò grossomodo il compagno. L'omega gli sorrise con amore. <<Come stai?>> Gli chiese sussurrando. <<Tralasciando il fatto che sembra uno stalker maniaco, sì. Tu e i piccoli?>>
<<Tralasciando il fatto che mi schiacciano la vescica, che ho fame, che ho sonno, che ho mal di schiena e mal di piedi, che un secondo prima ho caldo e quello dopo freddo e che uno dei tre non ha ancora un nome, sì.>> Ridacchiò e anche Owen scosse la testa sorridendo per poi avvicinarlo al suo busto. Gli lasciò un piccolo bacio a stampo e l'omega muse un broncio. <<Non me lo dai un bacio?>>

L'alfa sorrise furbo. <<Ma se te l'ho appena dato un bacio!>> Esclamò provocatorio. Tyson gli tirò uno schiaffo alla spalla. <<Stupido. Ne voglio uno vero, non quella schifezza che tu hai osato chiamare bacio. Avanti, muovi il culo e infila la tua lingua nella mia bocca. Devo proprio insegnarti tutto?>> Owen si morse il labbro inferiore per non ridere. Tyson era incredibile. Assolutamente incredibile.

<<Be', sfacciato l'omega, te lo sei scelto bene ragazzo>> il castano annuì voltandosi verso l'uomo brizzolato. <<Ha perfettamente ragione signore, sono un alfa fortunato>> il capobranco sorrise dolcemente nel vedere lo sguardo pieno d'amore che rivolse l'alfa al corvino. Erano così carini... <<Immagino si senta così anche Jackson. Mi spiace molto piuttosto>> Owen cambiò totalmente espressione. Divenne freddo e rigido. Tyson rabbrividì a quel cambiamento improvviso e si portò davanti a lui alzandosi sulle punte. Lo guardò negli occhi sorridendogli delicatamente accarezzandogli con dolcezza una guancia.

Non fece caso allo spettatore non voluto. In quel momento gli importava solo del suo ragazzo che era rigido, freddo e teso. Gli sfiorò le labbra con le proprie leccandole per chiedere l'accesso alla sua bocca. Le due gemelle iniziarono a toccarsi in un contatto più intimo. Piano piano il corpo del maggiore si rilassò e Tyson fece passare le mani sulle sue braccia. Su e giù in modo costante. I muscoli si distesero e finalmente l'omega poté dire di vedere il suo alfa.

<<Ci hai fatto osservare. Per quanto tempo?>> Owen porse quella domanda senza rabbia. La prima frase era una costatazione. Aveva capito che era così. Non gli serviva una conferma inutile. La seconda era solo per capire come regolarsi e chi, nel suo branco, avrebbe potuto essere l'intruso. <<Da prima che tu nascessi Owen. Questa è una guerra che dura da anni quella tra me e tuo padre. Talmente tanto che oramai non mi ricordo neppure come è incominciata.
Hai altre domande figliolo? Sono qui per questo immagino. Venite, accomodatevi>>

I due fecero ciò che gli era stato detto e sprofondarono nelle poltrone poste a destra del camino nel salotto. Owen sospirò leccandosi le labbra pensieroso. Tyson riunì le loro mani facendo intrecciare le loro dita. La carnagione di Owen, leggermente più scura delle sua, risaltò. <<Quanti ci osservavano e cosa osservano? Chi sono e che cosa fanno?>> Dylan, il capobranco, sorrise appena.

<<Sono tante domande in una sola volta ragazzo. Potrebbe essere facile risponderti e allo stesso tempo potrebbe non esserlo. Vi osservano in molti. Uomini e donne. Giovani e adulti. Guardano le vostre mosse, controllano che non facciate nulla di sbagliato o avventato. Nulla di male infondo. Non intervengono nelle vostre scelte o nelle vostre vite. Sono dei fantasmi. Sono lì, non danno fastidio, ma ascoltano e vedono tutto ciò che ci può servire. Come hai notato, non avete dato motivo di essere tenuti e non siete stati attaccati dal mio esercito. Il chi sono è un'informazione protetta. Non andrò di sicuro a riferirvela. Tyson hai domande mi sembra>>

L'omega fremette. Aveva notato uno strano accento tedesco in alcune parole e voleva sapere se oltre all'inglese e allo spagnolo, l'uomo sapesse anche il tedesco. Non c'entrava nulla nella conversazione, ma come diceva sua nonna, è tutta cultura generale. Inutile, ma pur sempre cultura no? <<Volevo chiederle se parlasse tedesco. Ho notato l'accento ed io sono madrelingua tedesca quindi... Volevo solo sapere questo>>

L'uomo annuì. <<Jep. Ich kann Deutsch, Spanisch, meine Muttersprache, Englisch, Französisch und Japanisch sprechen.
>> Tyson sorrise mentre Owen lo guardò in modo strano. L'omega sapeva che non aveva capito, ma non era importante. Voleva solo ammorbidire un po' la faccia burbera di quell'uomo e forse ci era riuscito.

<<Non capisco cosa c'entri questo nel discorso. Ditemi cosa siete venuti a fare qui nel nostro villaggio e poi, se riterremo opportuno, vi daremo la risposta e ve ne andrete oppure ve ne avrete e basta>> Scott li interruppe ed Hope gli tirò una mancata facendolo zittire. Quella non era l'educazione con cui ci si poteva rivolgere ad un capobranco e alla sua luna.

<<Hope, ha ragione>> concordò Owen <<non siamo venuti per una visita di piacere. Dobbiamo sapere chi sono due ragazzi che ci hanno "osservato" facendo del male al nostro ragazzo>> l'anziano gli fece segno di continuare. <<Chi sono Anja e Clyde?>>

Bene. Capitolo finito dopo mesi all'una e quaranta di mattina. Fantastico!
Giuro che ci provo ma il tempo (ed ehm la voglia) mancano e non so mai quando scrivere. Ora ho avuto un'ispirazione improvvisa ma mi sto addormentando sulla tastiera.

Non ho ricontrollato sorry

Spero non mi odiate

La tana del lupo -l'accademia chiamata collegio-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora