Confronto, Supporto - Compagni nel dolore.

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Il mattino dopo, mi desto molto presto raggiungendo la cucina con occhi sonnolenti. Trovo solo Steve a prepararsi il caffè. Si accorge di me e me lo offre, allungandomi una tazza. C'è qualche minuto di silenzio prima che mi azzardi a chiedergli di ieri sera.
"Da quanto tempo eri lì?" gli domando, sperando non abbia sentito nulla.
"Abbastanza da scoprire che adesso fumi". Scherza, perciò non è arrabbiato. Sogghigno, sorseggiando il caffè.
"Pensi davvero quello che hai detto?".
"Dipende a quale parte ti riferisci" bagno dei biscotti nella bevanda, guardando Steve negli occhi.

"Dipende a quale parte ti riferisci" bagno dei biscotti nella bevanda, guardando Steve negli occhi

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"Quella in cui hai parlato di me".
"Steve..." inizio a dire, pulendomi la bocca "..non dovrebbe essere una sorpresa per te sapere che sto ancora male per Visione. E poi, non credo di dover dare spiegazioni a nessuno. Sei tu che mi hai rifiutato tre anni fa, dopo che ti ho aperto il mio cuore. Sei stato il primo con cui ho deciso di buttarmi e mi hai gettata via così facilmente. Visione è l'unico che mi ha compresa fino in fondo e sarò sempre innamorata di lui". Mi alzo, lasciando la tazza nel lavandino.
"E quindi tutto quello che provavi per me era insignificante? Mi hai dimenticato così presto?".
"Ho dovuto" Mi preparo a ritornare in camera ma Steve mi blocca.
"Wanda, Bucky non ti ha detto tutto riguardo i miei sentimenti. Se tre anni fa ho iniziato a provare qualcosa per te, oggi la situazione è leggermente cambiata e vorrei dirti tutto...".
Udiamo dei passi nel corridoio e ci voltiamo insieme, trovando Bucky in pigiama.

Udiamo dei passi nel corridoio e ci voltiamo insieme, trovando Bucky in pigiama

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"Buongiorno ragazzi, c'è del caffè?".
Ingoio la saliva, andando via a passo svelto.

[...]

Qualche mese dopo.

Steve è finalmente riuscito ad avviare il suo gruppo di supporto, ed io lo accompagno nelle prime sedute. Negli ultimi tempi, le cose tra di noi si sono un po' raffreddate e lui non ha più ripreso il discorso. Non voglio parlare di quello che provo, perché nemmeno io lo so. So solo che sto soffrendo e, tempo ci vorrà, prima che il dolore si affievolisca del tutto.

"Parlaci della tua esperienza" inizio a dire, rivolgendomi ad una giovane ragazza difronte a me

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"Parlaci della tua esperienza" inizio a dire, rivolgendomi ad una giovane ragazza difronte a me. Siamo in cerchio, un gruppo di otto persone. All'inizio eravamo molti di più, ma la maggior parte non ce la faceva ad aprirsi e scoppiava a piangere nel bel mezzo della seduta. Ed io mi sentivo svuotata insieme a loro.
"Eravamo al cinema quella sera. Siamo andati in Francia per il nostro anniversario e dopo una cena a lume di candela, mi ha portata a vedere un film degli anni sessanta di Truffaut che avevano rivisitato. A metà della trasposizione..." Madeleine inizia a tirare su con il naso "...mi sono voltata verso di lui per dirgli... Oddio, non ricordo cosa volevo dirgli. Forse che lo amavo e che ero felice per quell'appuntamento insolito. Non era più vicino a me. Credevo fosse andato a prendere i popcorn, ma parecchie persone nella sala iniziarono ad urlare e notammo della polvere innalzarsi nell'aria". Singhiozza, ricevendo una pacca di conforto dall'uomo accanto a lei.
"Non abbiamo perso solo qualcuno che amavamo quel giorno, ma anche una parte di noi stessi.." commenta Steve con le mani giunte sulle ginocchia "..non c'è molto che possiamo fare per alleviare il dolore. Farà sempre parte di noi. Ma possiamo parlare, confrontarci. Condividere il dolore con qualcun altro è uno dei primi passi da fare, per potersi lasciare tutto alle spalle. Come disse un mio amico un giorno, sta a noi scegliere se portare il dolore in una valigia o in un piccolo borsellino".

 Come disse un mio amico un giorno, sta a noi scegliere se portare il dolore in una valigia o in un piccolo borsellino"

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Madeleine fa di sì con la testa, passandosi la mano sotto il naso. Dopo un'ora colma di angoscia e tristezza, la seduta finisce e Steve da appuntamento ai presenti per il mercoledì successivo.
"Sei stato bravo" gli dico, mentre lo aiuto a sistemare le sedie.
"Aiuto gli altri quando non riesco ad aiutare me stesso".
"Ci vorrà tempo, Steve. Il primo passo è accettare ciò che è successo. Dopo è tutto in discesa".
"E tu hai accettato la morte di Visione?". Tiro un grosso respiro, annuendo.
"Non l'ho accettata, ma so che non tornerà" sistemata l'ultima sedia, mi infilo il giacchetto.
"Pensi che questo gruppo stia aiutando almeno un po' le persone che hanno perso qualcuno?".
"Lo spero, altrimenti non mi perdonerei per non averli aiutati abbastanza".
"Ho lasciato ad un paio di loro il mio numero.." dico, sospirando "..li ho chiesto di chiamarmi se avevano bisogno di parlare con qualcuno, anche in piena notte". Steve sorride.
"Grazie per farmi compagnia in questa esperienza".

"Ho accettato con piacere

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"Ho accettato con piacere. E poi, chi altro avrebbe potuto aiutarti?". Mi preparo a raggiungere la porta, ma lui mi richiama.
"Wanda, non voglio tornare a casa. Ti va di mangiare qualcosa fuori?". Sarebbe la prima volta, in quattro anni che ci conosciamo, che mi chiede di restare da soli. Mi ritrovo ad accettare, osservando come la camicia gli ricade sui fianchi e come ce l'ha infilata nei pantaloni scuri.
Andiamo verso la sua auto e scegliamo al momento che cosa mangiare. A casa, nessuno più cucina. Ogni tanto Steve si mette ai fornelli, ed io lo aiuto a tagliuzzare le verdure.
Natasha dice sempre che non è propensa a diventare una cuoca, ma almeno adesso sta mangiando di più. Non so se tra lei e Barnes si è risolto qualcosa, ma stanno spesso da soli a casa, quando io e Steve abbiamo il gruppo di supporto. Spero tanto risolvano i loro problemi passati, perché meriterebbero entrambi la felicità.

𝐁𝐨𝐫𝐧 𝐭𝐨 𝐛𝐞 𝐭𝐡𝐞 𝐒𝐜𝐚𝐫𝐥𝐞𝐭 𝐖𝐢𝐭𝐜𝐡 | Libro Secondo Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora