Sabato 6 novembre 2020, 10.42
«Courtney Emilie-Claire Barlow» urlò la signora Barlow dall'altro capo del telefono. «Non serve neanche che ti dica cosa hai fatto, lo sai fin troppo bene. Da quanto va avanti la vostra relazione?» domandò la signora non ricevendo alcuna risposta. La ragazza stava tremando e aveva le lacrime agli occhi, provando a trattenerle con la speranza che uscisse prima una scusa sensata che una lacrima. «Ovviamente non parli, non serve neanche che lo faccia. D'oggi in poi non uscirai, frequenterai lezioni private» urlò la donna dall'altro capo. La madre riattaccò e la ragazza si buttò sul letto con la faccia sul cuscino. Perché il destino era tanto crudele con lei? Lo sapevano tutti, tutti sapevano della loro relazione. Tutti dicevano che Duncan era solo un maniaco e che lei era una sgualdrina. All'improvviso il suo telefono cominciò a squillare e la ragazza rispose senza vedere di chi si trattasse, preoccupata fosse la madre. «Non so come ma tutti sanno tutto. Ho provato a smentire ma dicono che non è possibile che ci siano tutte queste coincidenze. Court, ho bisogno di vederti, ti prego» disse la voce dall'altro capo. «Io... Duncan...» «Ti prego» chiese disperato dall'altro capo. «Dietro casa mia, tra mezz'ora» disse la ragazza già pentita di quello che stava per fare. Riattaccò e si alzò per poi prepararsi velocemente ma anche piena d'ansia per il suo futuro con quel ragazzo. Non voleva rinunciare a quel ragazzo, alla loro vita insieme, alla loro felicità. Scese le scale e si ritrovò al piano di sotto, dove però non fece un incontro piacevole. «Dove vai?» domandò la signora Barlow guardandola delusa. «Sei tornata prima» commentò la ragazza sedendosi sul divano accanto alla donna. «Sono tornata per controllarti e credo di fare bene» disse la donna guardandola severa. «Stavi andando da lui?» domandò poi facendo un sospiro di esasperazione per via del cenno positivo della ragazza. «Lo ami davvero così tanto? Tanto da poter perdere la tua famiglia?» domandò la signora accarezzando i capelli della ragazza. «Io... Sono vostra figlia o solo l'oggetto del successo dei vostri discendenti? Rinuncereste a me solo perché per una volta voglio fare ciò di cui ho bisogno?» domandò la castana poggiando la testa sulla spalla della madre. «Povero ragazzo, ti sta aspettando là, tutto solo» disse la signora Barlow. La ragazza alzò lo sguardo vedendo un po' d'umanità nelle parole della madre. «Tuo padre mi ammazzerebbe... E' giusto, dovresti andare da lui. Io non potetti nemmeno salutare il padre di Gwen» confessò la donna frustata. «T-Tu e il padre di Gwen...» «Sei troppo piccola per queste cose» disse la madre zittendola e tirandola a sé. Dopo un po' si staccarono e la madre le fece cenno di andare. La ragazza le sorrise e corse fuori, girò l'angolo e lo vide appoggiato al muro. «Principessa! Come risolviamo la situazione?» domandò come se fosse una cosa risolvibile. «Si può risolvere?» domandò lei preoccupata per il futuro. «La risolveremo, io non voglio separarmi da te. Mi mancherebbero troppo i tuoi insulti» disse lui ridendo. «Anche a me mancherebbe insultarti» confessò lei provando a sdrammatizzare il tutto. «Se ci vedessimo qui dietro?» domandò lui. «Troveremo una soluzione, magari avremo un po' di fortuna» disse lei girandosi per andarsene. Sì, avrebbero trovato una soluzione, insieme. «Ti amo» disse lui con un filo di voce facendola bloccare. Restò lì, senza girarsi. Il cuore le batteva all'impazzata, non sapeva che fare, in quel momento voleva solo stare tra le sue braccia e scappare da tutti, anche dalla sua famiglia e le sue stupide regole. Però, quelle due parole furono anche in grado di farle prendere la decisione. S'incamminò verso casa senza girarsi. Le lacrime le rigarono il viso ma ciò non le avrebbe fatto cambiare idea. Faceva male, tanto male. Rientrò in casa e la madre la vide distrutta. «Com'è andata?» domandò avvicinandosi alla figlia. «Ha detto che mi ama» spiegò lei singhiozzando. «Dov'è il problema, tesoro?» domandò la signora Barlow confusa. «Dopo che me l'ha detto, ho realizzato quanto anch'io lo ami. La sua carriera non può essere rovinata per una ragazzina di sedici anni. Non posso fargli questo, Chloe aveva ragione. Non gli rovinerò l'immagine. Sparirò dalla circolazione, per lui. In fin dei conti, non è questo l'"amore"?» domandò la ragazza asciugandosi le lacrime, subito seguite da nuove. «L'amore è sacrificio, è anche soffrire affinché colui che ami sia felice» singhiozzò la ragazza, subito abbracciata dalla madre che, con il viso rigato da una lacrima, annuì.angolo autrice
il 30 settembre 2020 decisi di finirlo così
io rispetto la me del passatoio l'ho detto che il vero amore non esiste e, se esistesse, non sarebbe realizzabile
amore è sofferenza
non fidanzatevi
hahahhaha che felicità sto angolo autrice
no dai
fidanzatevi e fate quello che volete
io non lo faròangolo autrice eliminato per ansia
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Vorrei, Potrei, Non Dovrei
FanfictionLei, una ragazza abituata a vivere segretata in casa, promessa in sposa al figlio di un medico. Lui, un ragazzo che vive nel mondo del cinema e lo svago. Duncan Nelson, ventiquattrenne che per un film si dirige in una scuola dove conoscerà Courtney...