chan - cheap therapy

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personaggi: bangchan x lettrice femminile
genere: fluff/soft, da sconosciuti a fidanzati.
tw: lieve linguaggio scurrile.

«Non ti farà lo sconto perché sei carina, lo sai, vero?» ti disse ridacchiando la tua migliore amica, con la sua solita aria saccente. Oggi saresti andata da quel misterioso consulente della tua scuola, che amava tanto farsi i fatti degli altri senza farsi vedere in viso. Dire che fosse della tua scuola era un po' una battuta, visto che non la frequentava, e che la sua presenza sporadica nei bagni era solo un segreto tra gli alunni. Gli alberi si muovevano dolcemente insieme al vento nel vialetto della tua scuola, ed il selciato che sfiorava le suole delle tue scarpe aveva un suono confortante su cui cercavi di concentrarti. Avresti parlato con uno sconosciuto, attraverso la porta di un bagno, senza guardarlo in viso, per poi dargli dei soldi, per pura curiosità, per cercare di capire chi fosse. La te stessa di qualche anno fa sarebbe fiera di ciò che stavi facendo? Probabilmente no. Eppure la curiosità era tanta, e non ti importava più di tanto della te del passato e della considerazione che potrebbe avere della te presente. «Non mi vedrà neanche in viso. Che intendi?» rispondesti scocciata alla tua amica, alzando gli occhi al cielo. «Dopo che gli dici il tuo nome ti cerca sui social, scema che non sei altro, e se non ti trova, si insospettisce» ribatté lei. Allora avesti un leggero brivido lungo la schiena, che si trascinò fino ai tuoi avambracci, facendoti stringere le unghie ai palmi delle tue mani. «Oh» mormorasti appena, guardando in basso e deglutendo rumorosamente. In quel momento dovesti ammettere di essere leggermente intimorita da ciò che avrebbe potuto pensare di te, e se si rivelasse essere qualcuno che ti conosceva già? Ormai l'appuntamento era preso comunque, quindi non potevi tirarti indietro in ogni caso. «Cazzo, non pensavo volesse sapere il mio nome!» esclamasti. «E se mi conoscesse? Che faccio?! Sarebbe così imbarazzante!» cominciasti a lamentarti. «Gli dirò un nome finto! Cazzo, non mi troverà sui social! Gli dirò che non li ho perché sono una stramba alternativa hippie!» delirasti, gesticolando all'aria coi nervi a fior di pelle. «Che ne pensi?» domandasti alla tua amica, ma non ricevesti alcuna risposta. «Ehi! Rispondi, cretina!» urlasti, voltandoti verso di lei, ma il suo sguardo era completamente perso da un'altra parte, sembrava ipnotizzata. Realizzasti in un secondo. «Ci risiamo» sbuffasti. «Sei proprio una sottona!» borbottasti. Eccolo, Kim Seungmin, che passava senza neanche guardare la tua amica, con la sua borsa pesantissima che conteneva l'attrezzatura per giocare a baseball. Proprio quando ogni speranza sembrava persa, si voltò. «Oh, ciao! Salutami tu qualche volta! Se non lo faccio io, non mi guardi neanche!» esclamò il ragazzo, ridacchiando mentre camminava verso di voi. La tua migliore amica scosse la mano verso di lui con così poca energia che sembrava fosse una marionetta col filo di cotone legato al dito medio, e che il burattinaio avesse mosso il tessuto per sbaglio. Notasti le sue guance farsi rosse. «Sei ridicola!» le sussurrasti, prima di accendere un attimo lo schermo del cellulare. «Cazzo! Sono in ritardissimo! Vado!» urlasti. «No, no, Y/N, non andartene, unnie, ti prego!» cominciò a balbettare, mentre il ragazzo si avvicinava. «Ciao!» ridesti, correndo via. Ne avresti sapute delle belle all'ora di pranzo, sicuramente. Il vento si faceva gelato sulla tua pelle mentre scappavi verso i bagni della scuola, salendo le scale dell'edificio a due a due. Entrasti curando di non fare rumore con la porta del bagno alle tue spalle, e notasti qualcuno alla finestra che faticava a sfilare la sua giacca da una fessura spaccata. «Porca troia!» si lamentò esasperato. «Sta cretina proprio prima che suonasse doveva prenotarsi» borbottò, scorbutico. Quando guardasti il suo volto, sussultasti. «Bang Christopher Chan?!» esclamasti, guardandolo. Lui si voltò. «Y/N?» si stupì. «Sei tu!» lo indicasti. Christopher andava con te al catechismo, quando eravate bambini. Era un bravo ragazzo, riservato. Aiutava i bambini più piccoli. La sua storia non era delle migliori, ma nessuno sapeva quale fosse. A te in fondo, neanche interessava, sapevi solo che in quel momento era letteralmente mozzafiato. Christopher era conosciuto come colui senza difetti, un assoluto santo, perfetto in qualsiasi cosa, capace di fare qualunque mestiere in qualsiasi situazione. «Immagino di non potermi difendere» lasciò andare la sua giacca, che cadde ironicamente a terra lasciando andare la fessura. «Ma perché tutte a me!» esclamò, disperato. Anziché raccoglierla, strisciò la schiena contro il muro fino a sedersi accanto all'indumento. «È sporco» bisbigliasti. «Allora siediti sulla mia giacca» alzò le spalle lui. Tu lo facesti, nonostante fossi nervosa, e si notava dalle tue dita che stringevano la tua gonna come se le dovessi la vita. «Che ti serve?» ti domandò, senza guardarti, cercando di mettersi comodo. «Volevo solo sapere chi fossi» ammettesti, guardando le tue ginocchia. «Stronzate» sbuffò lui, sta volta portando il suo sguardo su di te, e nel movimento la sua spalla sfiorò la tua. «Ti darò i soldi» sussurrasti, spaventata da un possibile Christopher seccato. «Non voglio i soldi. Solo, non dire in giro chi sono» rispose lui, portando i polsi alle sue ginocchia, sopra i jeans neri strappati. I suoi capelli ricci e castani cadevano appena sulla sua fronte, tu ti voltasti a guardare il suo profilo. Lui se ne accorse ed i vostri sguardi combaciarono per un solo millisecondo, tu allora ti concentrasti sulla scritta sul muro che stava oltre la sua figura: "Ti amo Hyunjin! Ti amo Hyunjin! Ti amo Hyunjin!". Che follia. Ovviamente, nonostante tu fossi nel tuo universo a giudicare chiunque fosse questa matta o matto, Christopher notò le tue guance farsi inevitabilmente di un rosso intenso per il brevissimo scambio di sguardi avvenuto poco prima. Ridacchiò, per poi pizzicare una delle tue guance tra le dita. «Ehi! Che fai?!» esclamasti. «Non mi hai risposto» disse a voce bassa, ancora sorridendo. Lo trovavi bellissimo. «Non lo dirò a nessuno» ti imbronciasti, tornando a guardare di fronte a te. «Che vuoi in cambio?» ti domandò, senza scollare i suoi occhi da te, rendendoti ancora più ansiosa e stringendo il nodo al tuo stomaco. «Voglio sapere perché lo fai» rispondesti, strofinando tra le dita l'orlo della tua gonna. «Mi hanno licenziato» rispose lui, triste. «Mi spiace» mormorasti. Ti sentisti amareggiata, e la sensazione di sconforto si espanse per tutto il tuo petto. «Posso chiedere a mio padre se può prenderti come aiutante alla sua officina» deglutisti, fissando il pavimento. «Sai fare tutto, tu» sussurrasti, sperando che non ti sentisse. «Sai Y/N, vivere solo con un fratellino ed una sorellina ti costringe a saper fare di tutto» rispose lui. «Era un complimento» ti mordicchiasti il labbro inferiore. «Lo so» sorrise. «Volevo fare il finto offeso perché voglio un favore da te» continuò. «Bang Christopher Chan, non siamo in carcere, non devo per forza avere qualcosa in cambio» sbuffasti, ma sorridesti subito dopo. «Va bene, allora» alzò le spalle. Afferrò le tue ginocchia e le portò sopra le sue gambe. «Guardami» ti ordinò. Tu, come se non avessi più un cervello di tua proprietà, facesti ciò che ti chiese. «Voglio un bacio» sussurrò appena, a pochi centimetri dal tuo viso. «Christopher...» mormorasti, mentre le tue mani sfioravano inavvertitamente il suo braccio che ancora circondava le tue gambe. «Che carina» la sua voce arrivò alle tue orecchie come una melodia, una combinazione, che aveva sbloccato la serratura di ogni tuo freno inibitorio. Portasti le tue labbra alle sue, e lui non tardò ad affondare le dita tra i capelli che stavano sulla tua nuca. Era un bacio delicato, soffice, e non avresti mai desiderato che finisse, ma Christopher si allontanò lentamente, lasciando che tu ti imbarazzassi al lieve schiocco della vostra pelle che si separava. «Che dici, ho qualche raccomandazione come "tizio che ha baciato la figlia del capo nei bagni della sua scuola"?» ti chiese, ridacchiando. Tu gli tirasti un piccolo pugno su una spalla. «No!» esclamasti, incrociando le braccia. «Ahia!» scherzò lui, esagerando teatralmente, per poi trascinarti a sedere sulle sue gambe. «E come "tizio che si è completamente innamorato della figlia del capo"?» scherzò, per poi farti avvicinare al suo viso trascinandoti per le guance con una sola mano. «Forse» miagolasti, mentre lui ti baciava ancora. A quel punto le sue braccia si strinsero alla tua vita.

***

Chris arrivò di fronte alla tua scuola con una macchina meravigliosa, nuovissima. «Oppa!» esclamasti, salutandolo da lontano. «Disgustoso!» mimò un conato di vomito la tua migliore amica. «Non ti piace chiamare il tuo fidanzato oppa?» chiese improvvisamente una voce che si intromise nella discussione. Era Seungmin. «No» rispose secca la tua amica. «Oh, okay. Ci sono rimasto male» borbottò lui. «Cosa?» domandaste entrambe all'improvviso, rivolgendo il vostro sguardo al ragazzo. «Mi fa male questo addominale!» finse di correggersi, indicando il suo torace. «Va bene Kim Seungmin, sicuro» ridacchiasti, mentre correvi felice verso il tuo nuovo ragazzo, salendo sull'auto. «E questa dove l'hai presa?» gli domandasti. «Prima dammi un bacio» ti interruppe lui, e tu non tardasti ad ubbidire. «Questo è solo un piccolo segreto, non diciamolo a tuo padre» ridacchiò, mettendo in moto e colpendo il volante con una mano.

stray kids x immagina | richieste aperteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora