jeongin - play

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richiesta: per @justhae
personaggi: yang jeongin x lettrice di genere femminile
genere: fluff, breve
tw: //
disclaimer: //
buona lettura!

«Il mio amore per te è sempiterno!»
«E allora perché interrompi le mie parole?»

«Ehy. Y/N»
Una voce bassa e sibilante giunse alle tue orecchie, in aggiunta ad uno strattone piuttosto rozzo. «Jeongin» alzasti gli occhi al cielo. «Questa recita è assolutamente uno schifo. Andiamo fuori a prendere aria, dai» si lamentò. «Ma che sei, un carcerato?» borbottasti, mentre ti alzavi comunque per seguirlo oltre le porte d'emergenza spalancate.
Sospirò con un sorriso tra le labbra mentre si appoggiava al muro, e ti teneva una mano. «Dobbiamo tenerci segreti per tanto ancora?» ti chiese, con gli occhi improvvisamente tristi. «Segreti? Jeongin, ti ho solo detto che non mi piacciono le effusioni amorose in pubblico» ridacchiasti, tirandogli un piccolo pugno al petto con le sue stesse nocche. «Poi, ma sentiti! Come se fossi così sfacciato!» esclamasti dopo, con un ulteriore colpo al suo busto. Lui sorrise un po' più contento, non rispose.
Era un gran privilegio riuscire a stare zitti e comunque dirsi tanto. Ogni respiro era come uno scambio di informazioni; ad occupare lo stesso spazio, la pelle assorbiva la presenza dell'altra persona.
Ogni tanto provavi quest'ondata di affetto per Jeongin, e allora dovevi abbracciarlo proprio per forza.
Lo abbracciasti all'improvviso, così che lui sussultò un poco quando lo stringesti forte, però poi rise.
Appoggiasti la tua guancia alla sua, e la sentisti bollente come una pentola sul fuoco.
«Vedi, che ti imbarazzi anche se siamo soli?» sorridesti, dandogli un piccolo bacio su uno zigomo arrossato. «Sai che scherzo» accarezzò i tuoi capelli con cura di non impigliarsi le dita tra le ciocche. Era interminabile quel filo di tenerezza che cuciva le sue parole ai suoi gesti, strette così tanto che avanzava sempre, pronto a ricamare ancora all'infinito.
Era adorabile stare lì, fuori dalla scuola, dove nessuno poteva disturbarvi — se non le ghiande cadute dagli alberi che rotolavano fino alle suole delle vostre scarpe. «Mi trovi sempre d'accordo. Mi sembra anche strano come pensiamo allo stesso modo. Non siamo uno specchio però, ed è questo che mi fa bene. Siamo un po' uguali, un po' diversi, il giusto. Mi fido ciecamente di te» ti disse con sincerità, come se la sua voce fosse un lago limpido che ti lasciava vedere attraverso, e potevi vedere tutte le vene e capillari che attraversavano il suo corpo, ed il sangue circolare fino al cuore. «Spero che tu possa fare lo stesso» soffiò dopo, appoggiando dolcemente la sua guancia alla tua, stringendoti più vicina con una mano all'altro lato del tuo viso. «Non sarei scappata dallo spettacolo, se non l'avessi fatto» ridacchiasti. «Non si meritano un centesimo. Questo era un salvataggio!» si lamentò lui, portando il suo viso di fronte al tuo. «Poi, hai una tua storia a cui pensare! Che ti serve guardare quella di altri due fuori di testa nel cinquecento?» borbottò. Non rispondesti, ma un sorriso era fermo alle tue labbra già da un bel po', come incollato. Jeongin ci lasciò un bacio sopra, e poi ancora qualche altro.

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