felix - light

693 9 0
                                    

personaggi: felix
tipo: saggio psicologico breve
trigger/content warning: depressione, ansia, autolesionismo, insalubrità mentale
n/a: scusate se non sto accogliendo le richieste, mi sento un po' smorta, appena mi riprendo torno a scrivere cose più simpatiche<3

Sapete che la gente ama tanto chiamarsi "cittadina del mondo", no?
Io li penso sempre, questi cittadini del mondo, che si sentono a casa ovunque.
Beati loro, io penso.
Io non mi sento a casa proprio da nessuna parte.
Non mi appartiene nessun luogo, nemmeno nella casa in cui vivo ho messo le radici.
È solo un vaso, non è la mia terra, e i rami si fanno pesanti e si spezzano, perché il peso che cerca di raggiungere con fare ossesso l'esterno, è troppo rispetto alle radici che si stringono disperatamente all'interno delle pareti di terracotta.
Quindi sono incapace, con questi rami spezzati, disordinata, con i sottili filetti marrone chiaro che sbucano dal terriccio, regalatomi da altre terre.
Come se ogni palettata che mi ricopre fosse di una terra chiaramente diversa, io forse non ho il mio giusto nutrimento.
Assorbo tutto ciò che posso, ma capita che l'acqua sia cattiva, più volte di quante mi piacerebbe ammettere.

«Non dovresti pensare così tanto»

Lo ha detto a voce molto bassa, Felix.
Era più forte il rumore dei suoi respiri che il suono delle sue parole, forse fu per questo che non le ascoltai per nulla.
Per lui era come se fossi di un colorito diafano, non gli serviva nemmeno che parlassi per capirmi.

«Non vedo per quale motivo gli altri dovrebbero essere meglio di te. Hai tante capacità. Solo che sei così impegnata a buttarti giù che le ignori, e sei un'arma per te stessa»

Si secca quando non lo ascolto.
Volevo così tanto essere un albero.
Una tazza.
Uno sgabello.
Lasciatemi in pace.

«Se proprio non mi vuoi stare a sentire allora resisti, come minimo.»

Le sue parole riecheggiano tra le mie orecchie costantemente. I miei occhi spenti non sembrano volerle ascoltare, ma il mio subconscio le assorbe una per una, singolarmente, e le proietta nei miei sogni. Come una spugna per i piatti che gocciola copiosamente.

Infatti apro gli occhi di soprassalto, proprio nel momento in cui la macchina che stavo guidando precipita da un molo al mare profondo, scuro, al momento del crepuscolo.
Respiro, e l'acqua non mi sta intasando i polmoni, il naso, la bocca.
Sento solo un terribile odore di malattia che impregna le mie lenzuola.
Il mio cuore, è un muscolo, batte così forte, che pensai che forse ci sarebbe arrivato l'acido lattico dopo.
Il cuore può mica fare esercizi per diventare più forte?
Non sembra riuscire a reggere tutta questa amarezza, la pesantezza che mi trascino di giorno in giorno.

«La luce arriverà più splendente di tutti per te!»

Quando verrà il momento di tendere le mie foglie al sole? Di rompere il mio vaso? E se per caso finissi sul secco asfalto?

Le linee che mi segnano il braccio, sono le rughe della mia corteccia.
A chi dimostrano che sono viva?
Non mi sento viva.
Felix mi faceva sentire più viva.
Forse era perché lui non teneva al mio personale percorso, ma solo al finale.
Il suo finale era, lasciarmi felice.

«Andrei in capo al mondo per te»

Lasciai l'eco rimbalzare fino allo sfinimento, nel corridoio buio e spaventoso della mia mente.
Così si accese la luce alla fine della galleria.

stray kids x immagina | richieste aperteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora