16. infamate

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Paky's pov

Scendo la rampa per accedere ai box sotterranei dove posso lasciare la macchina.

Ho accompagnato da poco Ludovica e, mi sento abbastanza confuso; mentre guidavo per tornare in zona mi sono fatto mangiare il cervello dai sensi di colpa verso Andrea che è come un fratello e non merita un'infamata del genere, anche se l'ha fatto anche lui con l'amica della sorella

Che posso fare per risolvere?

Fermo l'auto nel box e prima di scendere dal veicolo cerco la chat con Shiva per scrivergli, poi per fatalità ricevo una chiamata da Marco che rimanda la mia confessione

«Oh Cì» rispondo prontamente

«Pakartas, dove sei?» dice con tono freddo e misterioso

Qualcosa non va, ho un brutto presentimento «A Rozzi, sto nel garage» proferisco senza ancora staccare le chiavi dall'auto, pronto a ripartire «Cì mi senti? Quaggiù prende poco»

«Eh, ti sento a tratti» lamenta «Ma sei solo?» domanda, indagando

«Eh Marco, cu' chi aggia sta' a chest'ora?» osservo sarcastico «Tu dove stai?»

«No, nessuno...senti sto sullo stradone prima del bivio, vieni un attimo?»

«Due minuti e sto da te, passo i campetti e ti chiamo» esco la macchina,

«E va, ja fai presto» dice prima di riattaccare

Rifaccio il giro della palazzina dal lato opposto per uscirne e nel mentre lascio che i pensieri tornino a frullare nella testa. Accendo una sigaretta mentre premo sull'acceleratore, tengo gli occhi ben aperti e cerco di non distrarmi

Spero non ci siano altre grane, non è proprio momento di scontrarsi con la giustizia, almeno non per me.

Sulla via non ci sono molte auto, anche perché mi rendo conto di star oltrepassando tutti i limiti quindi mi sarebbe difficile incrociarle.
Avvisto i campetti da lontano quindi faccio partire la chiamata per Marco, che riattacca.

Rallento di poco, in modo tale da mantenere il controllo mentre mi sporgo verso destra per aprire il cruscotto dal lato passeggero

Ci vedo un panno aggrovigliato e quindi richiudo, sentendo l'adrenalina salire. Mi rassereno mentalmente, pensando di essere coperto a 'sto giro

«Cì, sto qua» rispondo al cellulare «Ok, mi avvicino io»

Vedo Marco e un altro ragazzo impalato di fronte a lui, così rifletto velocemente se armarmi o lasciare tutto in macchina e non fare passi falsi.

Decido di giocare pulito, così non perdo tempo a scendere a mani vuote per mostrarmi calmo. «Oh Cikky, che succede?» avanzo di fianco a lui, poggiando gli occhi sul tipo

«Lui è Pakartas» m'introduce lui «O' cugì» fa poi dandomi una pacca fraterna

Alzo la testa in cenno di saluto verso il tipo dall'espressione vuota e la faccia scolorita che annuisce mettendo su un mezzo sorriso «Sapevo facessi rap, non che ti interessassi di queste cose»

Serro gli occhi accusando la provocazione «Se hai chiesto della mia presenza dovresti sapere di che m'interesso» reggo il gioco

«Mi chiamano Rondo» si presenta «Sto a San Siro, sono venuto da voi per altro...»

Mi acciglio, sentendo i nervi tendersi «Aspetta, sei di San Siro e vieni a parlare in casa nostra?» quasi sbotto «Che presa per il culo è?»

Cikky mi guarda, trasmettendomi sicurezza «Fallo parlare prima almeno»

Sbuffo già pieno di queste cazzate «Continua» ordino

«Abbiamo un nemico comune ho sentito, quindi sono qui per collaborare» accenna lui

Scuoto la testa «Perché sei da solo?» indago, non credendo a nessuna delle sue parole

Scrolla le spalle appena «Rozzi è inaccessibile, parliamoci chiaro...avete vedette dappertutto, se fossi venuto in compagnia poteva sembrare una sfida»

Cikky ride fiero «Facciamo abuso»

Incito a Cikky di non esaltarsi con una semplice occhiataccia, tornando poi al tipo «Mh, e come pensi di voler collaborare?» domando per mettere pressione

«Ho dei contatti importanti, voi avete i soldi e ragazzi di fiducia» dice con nonchalance, cominciando ad incuriosirmi

———

Ludo's pov

«Ludo, io esco, vado in studio con Adam...avvisa mamma che non torno per cena» mi urla da fuori al corridoio

Abbasso il volume della musica e mi aggiusto l'accappatoio addosso «Okay» grido di rimando, sentendo di lì a poco la porta d'ingresso sbattere e i passi marcati mentre scende le scale

Do un'occhiata allo schermo del cellulare poggiato sul marmo del lavabo e apro i messaggi, premo sul microfono per registrare una risposta vocale alla mia migliore amica «Calcola che adesso sono uscita dalla doccia, quindi penso tempo mezzora barra quaranta minuti e sono pronta»

Oggi io e Teresa ci vediamo e non per studiare, ultimamente passiamo del tempo insieme solo davanti ai libri. Già, perché da quando ho scoperto nuove persone le cose sembrano essere cambiate tra di noi. Io giro per Glory glock, mentre lei si assenta per imprevisti continui, sembra che lo studio sia rimasto il nostro unico interesse comune.

Mi dirigo in camera mia per vestirmi, visto il freddo scelgo di indossare una delle hoodies di mio fratello, malgrado sia una di quelle semplici a tinta unita dal colore basico nero è bella calda per far fronte alle temperature semi invernali.

La indosso e guardandomi allo specchio noto che mi sta esageratamente lunga, arriccio il naso e cerco l'etichetta per controllarne la taglia

Mamma è solita a scambiare i vestiti, a volte mi ritrovo le bandane di Andre nei cassetti e le shirt che abbiamo simili a volte vanno a finire nell'armadio dell'altro.

M'indirizzo verso camera sua per mettere a posto la felpa e prendere la mia «Non ho nemmeno visto come era vestito, pensa se è uscito con la mia felpa» ironizzo tra me e me davanti al suo vestiario

Una volta recuperata controllo che sia quella e la metto da parte sulla scrivania, mentre chiudo l'anta dell'armadio

Faccio per prendere la felpa e andarmene, ma l'occhio mi ricade su una schermata bianca che segna messaggi in una chat. Scuoto la testa e avanzo via, per poi fare due passi indietro per controllare se il mittente è chi ho inteso.

Una scarica elettrica mi luccica negli occhi appannandomi la vista; non credo a ciò che c'è scritto. È proprio vero che non bisogna fidarsi di nessuno, nemmeno delle persone a cui tieni.

P a k a r t a s|| PakyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora