Capitolo 22

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Potrei dire che praticamente per tutto il viaggio, sul pullman ha aleggiato un surreale silenzio. Nessuno aveva più fiatato, dopo l'annuncio a colazione del professore di storia dell'arte, riguardo l'incidente di Valeria. Cassie si addormentò sulla mia spalla sinistra, tanto da farmela formicolare.
Io non mi mossi e voltai il capo per guardarla.
Era davvero di una bellezza più unica che rara. Emanava un dolce profumo, come fosse stata un fiore, e la grana della sua pelle diafana era così compatta e liscia da sembrare quasi di pesca.
Avrei voluto tanto baciarla ma, per non rischiare di svegliarla non lo feci.
Gab era disteso accanto a me, avendo libero a sé un posto vuoto, quello occupato da Valeria all'andata solo il giorno prima. Teneva il suo Nokia 3310 in mano, ma aveva gli occhi chiusi, anche se ogni tanto sobbalzava e li riapriva, per controllare se avesse ricevuto un sms con novità sulla sua ragazza. Mi chiedo chissà cosa avrei mai fatto io al suo posto..
All'altezza di Fidenza, a soli circa venti minuti dall'arrivo a Piacenza, Cassie si svegliò, alzandosi dalla sua posizione e nella mia spalla la circolazione subito riprese la sua normale attività.

«Ehi bellissima, ben svegliata..» le sussurrai.

La vidi arrossire da sotto la sua maschera.
«Dove..dove ci troviamo? Siamo quasi arrivati?»

«Si, quasi. Abbiamo appena passato Fidenza..»

«Ah capito, ok bene..»

«Abbiamo ancora circa venti minuti per stare ancora insieme..» le sussurrai in un orecchio, per poi abbassarmi la maschera. Guardai Cassie, senza nasconderle le mie intenzioni. Con un dito indice feci per abbassare la sua maschera, quando lei si ritrasse.

«Che ti prende Cassie?»

«Ecco..Max c'è una cosa che devo dirti..non riuscirei a baciarti senza che tu lo sappia..» cominciò a balbettare Cassandra e la cosa già così prometteva male.

«Converrai con me, sul fatto che sia importante la sincerità reciproca..perciò ecco perché te lo dico. Prima di quell'incidente, quando mi hai trovata in corridoio con Mirko..non andava tutto bene, proprio per niente..»

«Che cosa è successo? Ti ha messo le mani addosso per caso?» le domandai scaldandomi.

«No no..però lui..mi ha baciata..per ben due volte..alla prima si è staccato lui, e alla seconda mi sono scansata io, ed è in quel momento mentre gli stavo urlando contro, che siete giunti tu e Gabriele..mi dispiace moltissimo di non avertelo detto prima.»

«Dovrei gonfiarlo come una zampogna a quello io..però dimmi una cosa, perché non me lo hai detto prima piuttosto, eh?»

«Temevo questa tua reazione..non voglio che tu ti metta nei guai per azioni violente, ti prego..»

«Non vuoi che io mi metta nei guai o vuoi difendere lui?»

«Non voglio difenderlo ma, va capito: ha combinato un casino, ha persino perso un figlio, credo che questa sia la punizione più grande che possa mai avere in tutta la sua vita, non credi? Ci manca che tu o Gabriele lo picchiate pure..»

«Benissimo..hai espresso il tuo pensiero. Se la pensi così allora puoi andare a sederti accanto a lui.»

«Max, ma che cosa stai dicendo?»

«Mi dispiace ma non riesco a difenderlo come fai tu. Mi ha già rubato una volta la ragazza, non mi aspettavo e non volevo di certo che succedesse ancora, ma a quanto pare forse ci è riuscito.»

«No, non dire così, non è affatto vero. Per me non ha significato niente. Io sono la tua ragazza!»

«Ah lo sei? Ne sei sicura?»

«Max ti prego non fare così..non..non vuoi più stare con me?»

«Ci devo pensare.» le risposi con tono perentorio.
Arrivammo al punto di partenza del giorno precedente, dove vi erano molte macchine parcheggiate, con i vari genitori di noi studenti ad attenderci.
Non aggiunsi altro e me ne scesi dal pullman. Con quella rivelazione, Cassie aveva fatto crollare il mio mondo, ma non glielo avrei mai dato a vedere. Tutto ciò sempre per colpa di quel riccio, ero basito sul serio.
Attraversai la strada e arrivai a fianco del Tucson con al volante mio padre.

«Ehilà Max, com'è andata la gita? Perché siete tornati un giorno prima?»

«Storia lunga..e sono stanco..posso raccontartela in un altro momento? Adesso vorrei solo andare a casa..»

«Ok figliolo, come vuoi..»

Dallo specchietto retrovisore vidi Cassie; aveva provato a seguirmi ma io non mi sono fermato volutamente.
Si sono stato un po' stronzo lo so, ma mi sono stufato di restare deluso.
Arrivato a casa, dopo i consueti saluti, mi sono ritirato in camera mia fino all'ora di cena ma non avevo affatto fame, tant'è che  cenai totalmente controvoglia.
Mio padre accese la tv e trovammo il tg della sera.
Diedero una notizia oserei direi quasi storica: saremmo potuti uscire senza le maschere sul viso! L'importante era mantenere ugualmente una determinata distanza di sicurezza, in quanto questo bastardo di Covid 19, era sempre più vicino ad estinguersi finalmente.
Andai in camera, afferrai il mio cellulare e digitai il nome di Cassie. Lo fissai per un paio di minuti e poi lo gettai sul letto.

𝓘𝓷𝓷𝓪𝓶𝓸𝓻𝓪𝓽𝓸 𝓭𝓮𝓲 𝓽𝓾𝓸𝓲 𝓸𝓬𝓬𝓱𝓲 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora