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«Dovete continuare a ridere per molto o mi date una mano?»

Guardo i tre gentiluomini davanti a me, letteralmente piegati in due con tanto di mano sulla pancia ad alleviare i probabili crampi, mentre cerco di raccogliere più roba che posso nel minor tempo possibile.

«Oddio scusa, scusami Becca, davvero.» E scoppia di nuovo a ridere.
Stupido Lorenzo!
Finisco di mettere gli ultimi indumenti in quella che era la mia valigia, metto una mano sul fianco e inizio a battere un piede leggermente nervosa.

Leggermente.

«Beh? Che ci fate in aeroporto Qui Quo e Qua?»

Fingono di darsi un tono schiarendosi la voce e lisciando pieghe immaginarie su maglie e camicie.

Prende parola Gianluca: «Siamo venuti per te, nostra bellissima signorina.» E fa la faccia più ruffiana che gli riesce.
Trattengo a stento una risata e scuoto il capo guardando in alto.

Ma perché a me?

«Quindi fatemi capire: siete venuti solo perché avevate la certezza che avrei fatto una figuraccia già prima di partire, o volevate solo augurarmi buon viaggio?»
Si guardano con aria leggermente confusa. Vedo Lorenzo muovere l'indice a destra e sinistra.

«No no no, cuginetta.» Si gira e guarda qualcosa dietro di sé. Mi sposto un po' per capire cosa ci sia di così interessante da vedere, quando i miei occhi le focalizzano.

Verde, bianca e rossa.
Ma che si sono messi d'accordo?
Volevano fare la bandiera italiana? Poi dicono che ci dobbiamo sempre far riconoscere.

Tre valige poggiate a terra, chiuse perfettamente, che non stanno minacciando un'esplosione.
No.
No no no.
Nooo no no no!

«NO!»

«Becky, veramente pensavi che tuo cugino ti avrebbe lasciata partire da sola? L'ultima volta ti è dovuto venire a riprendere al supermercato.» La voce di Giò è rimasta calda e leggermente graffiata, proprio come la ricordavo.

«Ehi! Non era un supermercato, era un centro commerciale immenso, senza segnaletica per l'uscita e con tutte le corsie del parcheggio uguali! E poi che ci fai tu qui? Non dovresti essere a salvare qualche vita con Meredith Grey?»
Scoppia a ridere e porta una mano alla fronte. È ancora bellissimo quando ride così.

Ora, giustamente ci sarebbe da aprire una piccolissima parentesi su chi sia Giordano -detto anche Giòamicoscemodimiocugino -senza spazi perché va detto tutto d'un fiato- ma la cosa porterebbe via davvero troppo tempo. 

Vi basti sapere che io e Giò ci siamo conosciuti circa sette anni fa. Lui era venuto in vacanza per l'estate dai suoi nonni, e aveva fatto subito amicizia con gli altri scemi del paese -perché si sa, tra scemi ci si riconosce subito- ovvero Lorenzo e Gianluca. Quando ero tornata dalla mia di vacanza, circa dieci giorni dopo il suo arrivo, li avevo ritrovati inseparabili, come se si conoscessero da una vita intera. Ricordo che addirittura mi ero sentita di troppo all'inizio.
Io!
Che ero con loro due da una vita ormai. 

Ovviamente ho fatto presto a recuperare il tempo perduto e siamo diventati i fantastici quattro di 'sta cippa. 

Tra me e Giò è nata subito una fortissima intesa, fatta di sguardi e scherzi vari, che non si è mai concretizzata perché io sognavo il grande amore, e lui sarebbe dovuto ripartire a fine estate.

Quando è tornato l'anno successivo dicendo che avrebbe concluso lì gli studi, io stavo con un certo Edoardo. 

E quando ci siamo lasciati, Giò stava con Isabella, una cavallona bionda a cui io arrivavo alle tette.
Rifatte tra l'altro. 

Come Pioggia D'EstateDove le storie prendono vita. Scoprilo ora