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Esco dal pub lasciandomi alle spalle il rumore assordante che la mia famiglia e i miei amici, complice una musica a tutto volume, possono fare.

Mi godo l'aria fresca sulla pelle e inspiro il profumo dell'autunno che percepisco chiaramente.
Non so perché, ma sono sempre stata sicura che le stagioni avessero ognuna un loro odore ben chiaro.

L'inverno ha il profumo della neve, che so bene essere inodore, eppure io lo sento in modo distinto quando sta per nevicare. L'aria intorno cambia, diventa quasi palpabile, elettrica, e si sprigiona tutto intorno l'aroma dei piccoli fiocchi che andranno ad imbiancare il terreno, silenziosi e bellissimi.

La primavera ha l'odore di tutti i fiori che sono sbocciati o stanno per farlo. E del mio muco anche. Sì perché sono allergica ai pollini quindi bella la primavera eh, ma anche un po' vaffanculo.

L'estate ha sempre avuto il profumo del mare e della salsedine, quell'odore che rimane sulla pelle quando rientri dopo una giornata in spiaggia, con il viso un po' più rosso e le lentiggini ogni giorno più evidenti.

E l'autunno signori miei... L'autunno ha l'inconfondibile odore del rosso e dell'arancio che colora quasi tutti gli alberi, delle foglie bagnate sotto i piedi dopo un acquazzone, delle prime castagne coi vini dolci, delle sagre di paese e dei primi fiati densi di freddo. In assoluto la mia stagione preferita.

Salto quasi per aria mentre, persa tra i miei pensieri, sento due dita conficcate nei miei fianchi, mi giro e vedo Lorenzo con la sua solita espressione giocosa che tiene le sopracciglia alzate e la bocca sorridente aperta come a dire "non sono appena stato simpaticissimo?"

No, decisamente no.

«Fammi indovinare... stai già pensando a cosa mettere in valigia.» sorride mentre mi guarda divertito.

«Non proprio, ma adesso che mi ci hai fatto pensare andrò sicuramente in crisi a breve.»
Ride e scuote la testa, lo sa bene che io e i bagagli non siamo mai andati d'accordo.

Qualche anno fa i nostri genitori hanno deciso che era arrivata l'ora di fare una bella vacanza di famiglia!
Basta con quelle poche giornate di festa come Natale e Pasqua (e quasi tutte le domeniche) passate insieme per "obbligo".

Basta poter restare insieme effettivamente solo poche ore perché poi mamma e zia a sparecchiare pulire lavare stirare imbiancare e intonacare, babbo e zio a guardare qualsiasi cosa alla tv pur di non dare una mano, io e Lorenzo a svignarcela in camera con le scuse più assurde.
Quindi, in barba alle tradizioni passate! Quell'anno le famiglie Forti e Celli sarebbero partite per sette giorni di assoluto relax, serviti e riveriti, verso Lazise, splendido paese sul lago di Garda.

Peccato che l'infame di mio cugino (non senza la complicità dei suoi due amici scemi) avesse deciso qualche giorno prima della partenza di approfittare della mia assoluta ignoranza in fatto di geografia per farmi credere che stessimo andando in un posto con qualcosa tipo trentotto gradi.
A dicembre.
In Italia.
Al nord.

Ora, io so bene che qualsiasi altro essere umano dotato di quelle cose chiamate neuroni avrebbe prima fatto un giretto su internet, ne avrebbe prima parlato con qualcuno, o avrebbe per lo meno dato un'occhiata alla valigia dei genitori prima di sigillare la propria, ma capitemi!

Era stato mio cugino a parlare! L'amico fidato che mi copriva le spalle quando rientravo tardi dopo un appuntamento con qualche ragazzo, dicendo che era stato con me tutta la sera; lo stesso che mi aveva aiutata a farmi notare dal mio primo e indeciso amore adolescenziale fingendosi un ragazzo qualsiasi interessato a me e facendogli aprire gli occhi; il fratello che non ho mai avuto che inventava partite di calcio in cui era NECESSARIA la mia presenza di domenica mattina per farmi saltare la messa! 

Avrei mai potuto dubitare di lui dopo che si era addirittura preso la briga di farmi vedere un video in diretta del suo amico scemo in costume che faceva il bagno nell'albergo situato nello stesso paese in cui dovevamo andare noi? 

No, ovviamente! 

Risultato? Ho passato il giorno dell'arrivo a rischio congelamento, e gli altri travestita da mamma e zia, perché il signor Giancarlo -detto anche papà- ha espressamente dichiarato che: "se mia figlia è una boccalona di prima categoria non devo essere certo io a tirare fuori il portafoglio".

Unica consolazione? Quando siamo arrivati c'era davvero Giò (l'amico scemo di Lorenzo), ma la sua carissima prestazione per quello stupido scherzo gli era costata un bel trentanove sul termometro. Ah, che meraviglia il karma.

Guardo mio cugino che ancora ride, ripensando probabilmente al mio stesso aneddoto, assumo un'espressione seria e gli poggio una mano sul braccio

«Lore, ho bisogno di te.»

«Dimmi Becca...» mi risponde preoccupato, con uno sguardo carico di apprensione

«Devo farti una domanda, ma devi assicurarmi che mi dirai la verità! Nessun giro di parole, nessuna bugia! Solo e soltanto la verità!»

«Certo, te lo prometto!» dice, con la voce che tradisce una leggera emozione e gli occhi che promettono fiducia e solidarietà.

«Quanti cazzo di gradi ci sono a Tenerife?»

Come Pioggia D'EstateDove le storie prendono vita. Scoprilo ora