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Nonostante le basse temperature, la piazza è gremita di gente. I bar del centro sono pieni sia dentro che fuori, e in molti passeggiano avanti e indietro per il corso, ammirando le vetrine dei negozietti. 

Adoro il mio paese; c'è sempre movimento, sia d'estate che d'inverno. Le botteghe rimangono aperte fino a tarda sera, e nella parte alta è pieno di piccoli pub e osterie. È un paese per famiglie, pieno di parchi e giardinetti, ma lascia libertà anche ai giovani di divertirsi e ritrovarsi.

Faccio vagare un po' lo sguardo sulla distesa di gente che ho davanti senza sapere di preciso su chi posarlo, visto che non ho la più pallida idea di come sia fatto 'sto cristiano con cui ho appuntamento. 

Poi una figura sulla destra attira la mia attenzione. 

Avrà una quarantina d'anni -e la prima cosa che mi chiedo è perché non abbia domandato nulla circa l'età del dolce nipotino alla mia titolare- i capelli lunghi legati in un codino basso, e inizia ad avere chiari segni della stempiatura che sta avanzando inesorabile. 

Sembra non lavarsi da qualcosa tipo un mese, e mi viene incontro sorridendo.
Uh, ma guarda che figata! In bocca sembra che abbia una scacchiera: un dente sì, e uno no, due sì, e uno no. 

Ma perché?
Perché quella stronza di Lina ha pensato di appiopparmi un coso del genere? Potrà essere anche l'uomo più dolce e simpatico del mondo, ma l'occhio un minimo la sua parte la vuole, no?

Questo dovrebbe essere il ragazzo con cui fare del sano e liberatorio sesso occasionale? Sul serio? Ha un borsello allacciato in vita e uno zainetto sulle spalle, per Dio! 

Mi guardo attorno nella speranza di trovare qualcuno da andare a salutare; ci sarà qualcuno che conosco, no?
No!
Il signorino continua la sua avanzata, sempre più sorridente, sempre più felice e sempre più profumato

È a tre metri da me e sento un misto di colonia e vino scadente inondarmi le narici. Pure alcolizzato, perché solo bruttarello non bastava, per carità! Oddio, sta allungando la mano verso di me. 

«Rebecca, giusto?»

Un momento. Dal tanfo sembra pieno zeppo di alcol, come ha fatto a parlare senza muovere la bocca? Un leggero colpetto sulla spalla mi fa voltare a sinistra e incrocio lo sguardo di un ragazzo che avrà sì e no trent'anni.

«Dimmi che sei il nipote di Lina.» dico a denti stretti, cercando di non farmi sentire dal signor Tavernello, praticamente arrivato ormai accanto a me.

«S-sì» risponde lui, alzando un sopracciglio e facendo una faccia poco convinta.

«Oh, grazie al cielo!» gli butto le braccia al collo e sussurro: «Sssht, non guardarti attorno e portami via, e non ti azzardare a staccarti da me!» So che potrebbe sembrare più una minaccia che una supplica, ma giuro che sono davvero disperata.

Il baldo giovane sembra non farsi intimidire da quella che potrebbe essere tranquillamente presa come una sorta di psicosi e prontamente si allontana, con me ancora avvinghiata a lui come un piccolo koala mentalmente instabile. 

Cerco di dargli qualche indicazione su come muoversi e, quando svolta l'angolo che porta ad una delle vie per arrivare al borgo, finalmente mi stacco da lui e mi guardo attorno con fare sospetto.

«Devi dei soldi al tuo pusher personale e non volevi farti vedere da lui, per caso?» chiede con un sorrisetto in viso.

«Cosa? No, no! Non mi piace avere debiti, il mio pusher viene sempre pagato al momento.»

Sgrana gli occhi e mi fissa incredulo, poi la sua espressione si addolcisce ed esplode in una risata.
«Sono Andrea, comunque.» e allunga la mano, che prontamente stringo nella mia.

Come Pioggia D'EstateDove le storie prendono vita. Scoprilo ora