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Ci destreggiamo tra il caos più assoluto ancora mano nella mano, le mie dita intrecciate alle sue e il cuore leggero come una piuma. Sta davvero camminando in una discoteca piena di vividi esemplari di Vaginas Liberas et Faciles tenendo per mano me? 

Continuo a seguirlo pensando all'assurdità di questa situazione, quando intercetto con lo sguardo Lorenzo. Stringo la mano due volte a Giò per richiamarlo, si volta verso di me e gli indico la porta che conduce al giardino, dove è seduto mio cugino. Alza un pollice e ci avviamo verso di lui. Appena arrivati lascia la mia mano e mi dà una leggera spinta verso di lui.

«Tua cugina mi ha salvato la vita! Mi si era accollata la più stramba del locale. Te la affido Lore, vado a fare un giretto perché prima ho visto una rossa con una minigonna che... uuuh!» e alza gli occhi al cielo con un sorriso soddisfatto. Gira i tacchi e rientra in discoteca. 

Ho le mani che tremano dal nervoso, non so se sono più arrabbiata o triste, più delusa o schifata. Ma che razza di persona fa una cosa del genere? Per quale motivo poi? Io l'ho sentito il suo abbraccio, non era un abbraccio da "oh, grazie al cielo sei venuta a salvarmi."
Non sono pazza!
Quello era un abbraccio da "Non azzardarti mai più a staccarti da me" cazzo.
E quindi? Questa scenetta patetica? Questo scaricarmi a mio cugino come se fossi un pacco che si è dovuto trascinare dietro tutta la sera? Cristo santo, ma cos'ha nel cervello? 

«Lore vado un secondo in bagno, mi aspetti qui?»
«Certo Becca, tutto bene? Hai una faccia strana...»
«Tutto bene, credo che mi sarei dovuta risparmiare l'ultimo cocktail! Torno subito.» e mostro il sorriso più falso che sono in grado di fare.

Entro in bagno e mi chiudo la porta alle spalle. Mi appoggio con la schiena alla porta e mi lascio scivolare giù, rimanendo accovacciata per non so quanto tempo. Sento le lacrime che ho trattenuto prima rigarmi il viso, e mi sfogo nell'unico modo che conosco.

Ma cosa mi aspettavo? Che sarebbe rimasto di fianco a me per tutta la sera? Che saremmo finiti a parlare di noi su qualche divanetto, guardandoci negli occhi con la felicità dell'esserci finalmente trovati insieme nello stesso arco temporale?

Sveglia Becca, sono passati anni, eravate due ragazzini e la vita va avanti. Chissà, magari adesso non vi trovereste nemmeno bene caratterialmente. Io sono cambiata, perché non dovrebbe averlo fatto anche lui? Abbiamo continuato a sentirci sporadicamente per farci gli auguri durante i compleanni o le festività mentre era in America, ed è vero che era sempre come se tutti e due volessimo dire qualcosa, ma non ne avessimo effettivamente il coraggio; ma qualcosa cosa? 

Per quanto ne so, da parte sua poteva benissimo essere un discorso su quanto fosse importante la mia amicizia, ma nulla di più. Insomma, parliamo di una cotta -anche se chiamarla cotta per me è riduttivo- che è iniziata molto tempo fa. E il tempo non può essersi fermato a quella volta. Io le so queste cose, la mia testa le sa perfettamente! 

E allora perché sento questo cazzo di sasso gigante che spinge sul petto? L'ho rivisto oggi cavoli, non lo vedevo da quanto? Due anni? Forse tre? Abbiamo passato insieme neanche ventiquattr'ore e questo è già il risultato? No. No, no, no. Qua urge un cambio di rotta. 

Come ci arrivo a domenica prossima io, se basta un suo abbraccio per farmi perdere il controllo così? Se c'è una cosa che nonna Caterina mi ha insegnato, è che non esiste il tempo sbagliato per amarsi: se non è accaduto, non doveva accadere. Quindi queste morse allo stomaco sarà meglio che le faccia sparire nel minor tempo possibile. 

Nonostante l'opera di auto convincimento non riesco a capacitarmi dei suoi gesti.
Cos'è? Voleva vendicarsi perché l'ho rifiutato tempo fa? Ma io ero persa per lui, questo lo sapeva e lo sa benissimo. Ho solamente cercato di preservare il mio cuore dal dolore troppo grande di dovermi separare da lui in breve tempo. 

Come Pioggia D'EstateDove le storie prendono vita. Scoprilo ora