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Sono quasi le quattro del mattino quando usciamo dal pub. Dopo la mia "verità" ho continuato a sentire addosso gli occhi di Giò. 

Mi sono sentita così vulnerabile, che ho iniziato a preferire gli obblighi alcolici per alleggerire un po' il groviglio di pensieri che si stava formando nella mia testa.
I ragazzi hanno seguito il mio esempio, ed il risultato è un gruppo di persone brille che trascinano i piedi per tornare al villaggio. 

Ho un leggero sussulto quando si alza una folata di vento, facendomi venire la pelle d'oca. Stefano si sfila la giacca e l'appoggia su di me, poi mi cinge le spalle con un braccio e inizia sfregare piano per infondermi un po' di calore. Gli sorrido e lo ringrazio, continuando a camminare al suo fianco insieme a tutti gli altri.

«Ragazzi questa serata mi ha stesa. Non era ancora capitato di fare così tardi, ho i piedi a pezzi! Quanto può essere pericoloso camminare scalzi?» Bea ridacchia mentre si appoggia a Giò per togliersi la prima scarpa. I suoi occhi si puntano su di me, lo vedo spostare lo sguardo sulla mano di Stefano ancora sulla mia spalla. Fa un ghigno, poi torna a guardare Bea.

«Una ragazza come te non dovrebbe mai camminare scalza per strada. Dai, monta.» si accovaccia davanti a lei, che non esita un solo secondo e gli monta a cavallo sulla schiena.

Ci siamo teletrasportati in un drama coreano e non me l'hanno detto, per caso?

«Allora esistono ancora i gentiluomini!» Sorride con le labbra troppo vicine al suo orecchio.
«Beh, siamo una razza in via d'estinzione in effetti.» Giò volta appena il viso per risponderle, le loro bocche sono ad un centimetro di distanza. Sento lo stomaco stretto in una morsa che mi fa un male quasi fisico. Stringo d'istinto i pugni conficcandomi le unghie nei palmi. Li sento bruciare tanta è la forza che ci sto mettendo.

«Vorrà dire che dovrò approfittarne, allora.» la voce di Bea si è fatta bassa, sensuale.

Aspettiamo di arrivare alle stanze o volete accoppiarvi direttamente in strada?

«Bella idea, Giò! Becca, vuoi salire anche tu?»
Guardo Stefano, che ha la bocca tirata in un gran bel sorriso, e poi Giò, che si è girato verso di noi senza alcuna espressione in viso e attende la mia mossa.

Aiuto! Ho davanti due opzioni:
1- salire sulla schiena di Stefano e fare lo stesso gioco di Giò, sfidarlo e fargli vedere che posso essere stronza tanto quanto lui, se non di più.
2- rifiutare la sua offerta ed essere "superiore". Mostrare che non importa quanto cerchi di farmi ingelosire, a volte le parole contano più dei fatti. Le nostre, stasera, non posso lasciarle passare come se nulla fosse. Questa è una di quelle occasioni in cui la mia bocca deve riuscire ad andare al passo con quello che sento dentro.

«No grazie, i tacchi li sopporto abbastanza bene, posso tranquillamente continuare a piedi.» gli faccio un sorriso per ringrazialo dell'offerta e proseguo a camminare sorpassando al coppia che si diverte a giocare al cavalluccio per strada. Sento di nuovo gli occhi di Giò bruciare sulla schiena. Io e Stefano siamo davanti agli altri di qualche passo, non posso vederlo, ma come sempre percepisco chiaramente il suo sguardo su di me.

Sei contento, Giò? Sono stata brava stavolta? Tu azzardati a tirarmi un altro colpo basso del genere, e ti faccio rimpiangere di essere nato!

Il tragitto prosegue tranquillo mentre chiacchieriamo tutti insieme del più e del meno. In poco tempo siamo dentro al villaggio, ci fermiamo davanti ad un bivio che porterà ciascun gruppo alle proprie stanze.

«Ragazzi che ne dite? Andiamo al mare insieme domani pomeriggio? Sono le quattro passate, la mattinata credo che ce la dormiremo tutti quanti.» chiede Joele. 

Come Pioggia D'EstateDove le storie prendono vita. Scoprilo ora