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Il chiacchiericcio in sottofondo è rilassante.

L'aeroporto oggi è talmente calmo che, se non sentissi le persone parlare, penserei che sia chiuso, o che abbia sbagliato giorno.
E invece no.
Finalmente il 15 ottobre è arrivato e io posso rivedere Giordano.

Ho gli occhi fissi sul punto in cui dovrebbe comparire da almeno quindici minuti; sono arrivata con mezz'ora d'anticipo;
io, che rischio di arrivare tardi anche il giorno del mio funerale.

Eppure oggi mi sono svegliata addirittura prima che suonasse l'allarme.
Che poi... svegliata è una parola grossa; non ho chiuso occhio tutta la notte, quindi diciamo che mi sono limitata ad alzarmi dal letto. 

Sono andata a fare colazione con i ragazzi, che si sono divertiti a farmi discorsi senza un filo logico per confermare che fossi con la testa fra le nuvole. Il dubbio mi è venuto quando ho sentito Lorenzo dire che sarebbe andato al canile per adottare un dinosauro rosa.

Non ero attentissima, è vero, ma qualche parola in qua e in là riuscivo a captarla.

Ho guidato fino a qui e mi sono fermata al bar per bere un caffè, il secondo nel giro di un'ora, ed ora sono seduta su una sedia scomodissima, a battere freneticamente il piede a terra nell'attesa di vedere spuntare l'unico paio d'occhi al mondo capace di farmi sorridere anche il cuore.

Questi quattro mesi sono sembrati infiniti; Giò ha proposto più volte di vederci, ma ho sempre rifiutato perché volevo che capisse che davvero non ho bisogno di vederlo per sentirlo vicino. 

In più mettersi in viaggio per stare qui poco più di mezza giornata non aveva senso, lo avrebbe stancato inutilmente, e io non avevo ferie a disposizione per poterlo raggiungere. 

Ci siamo chiamati e videochiamati ogni giorno da quando mi sono presentata come una pazza in chiesa per fermare il suo presunto matrimonio. 

Ogni tanto, in sottofondo, sentivo anche Isabella che faceva qualche battutina idiota.
Si è un po' risentita del fatto che il suo testimone non sia stato presente per metà cerimonia, e che sia arrivato bagnato fradicio e con le fedi in tasca.
Credo sia un po' permalosa quella ragazza. 

Fatto sta che, dopo quella bellissima giornata in cui sono riuscita a dichiarargli i miei sentimenti, lui è dovuto ripartire per tornare a Tenerife; non lo vedo da quattro mesi, eppure non mi sono pesati tanto quanto immaginavo. 

Ho continuato il mio percorso con Silvia, in queste settimane, più che altro perché ho avuto paura di una "ricaduta" una volta tornata coi piedi per terra. 

Era sinceramente stupita quando, ogni volta, le dicevo che andava tutto bene; che sì, mi mancava, ma riuscivo a gestire tutto con una tranquillità che non credevo mi appartenesse. 

La sua idea su tutta la faccenda è che, semplicemente, non fossi pronta ad accettare tutto quello che una persona come Giordano avrebbe potuto darmi, unita al pensiero di non meritare così tanto nella vita. 

Secondo lei ognuno di noi si fa un'idea inconscia di quello che può e non può permettersi, e Giò era finito chissà come nella seconda categoria. 

Io ho sempre creduto che l'amore fosse l'unica cosa nella vita in cui nessuno dovrebbe pensare di avere troppo; troppo poco, semmai, ma mai troppo. 

Non dovremmo mai pensare di non essere all'altezza di qualcuno;
non dovremmo mai credere di non essere abbastanza belli, abbastanza colti, abbastanza intelligenti, abbastanza ricchi.
L'amore è altro.

Eppure, nonostante questo mio pensiero, si era radicata in me l'idea di non meritare un ragazzo come Giordano.
Chissà come ci si infilano, certe convinzioni, nella nostra testa...

Come Pioggia D'EstateDove le storie prendono vita. Scoprilo ora