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Mi giro e mi rigiro nel letto da almeno un'ora.
Non riesco a prendere sonno.
Nella mia testa scorrono in loop le immagini di questa serata. L'elastico al suo polso. La scenetta di gelosia dopo le attenzioni del barista. Il suo sfidarmi andando da un'altra donna. E l'abbraccio. 

Quello più di tutto sta continuando a tormentarmi. Quell'abbraccio è stato qualcosa di faticoso da spiegare e decifrare. Mi sono sentita nel posto giusto per la prima volta dopo così tanto tempo, che è stato come riprendere fiato dopo un'apnea durata anni. 

Durante il rientro agli appartamenti siamo stati zitti tutti e due, giustificando i silenzi con stanchezza e mal di testa. Abbiamo ascoltato distrattamente Gianluca e Lorenzo che parlavano del tizio ubriaco, di quella che faceva la gatta morta con tutti per farsi offrire da bere, e del trans che ha cercato di abbordare Gianluca. Nemmeno le sue battute sull'accaduto sono riuscite a strapparmi un sorriso. 

Quando mi sono messa a letto ho capito subito che questa sarebbe stata una notte insonne. Veramente l'avevo capito già da quando il signorino Giò ha salutato i ragazzi con una pacca sulla spalla, e me solo con un cenno del capo e gli occhi bassi.

Avrei tante di quelle domande da fargli in questo momento, che mi viene voglia di andare alla sua porta, svegliarlo a suon di pugni e vomitargli addosso tutte le questioni che ha deciso di lasciare in sospeso.
Stanno pesando troppo nella mia testa e sul mio petto.


Perché non riesci a trattenerti quando mi vedi con un altro?
Perché stai facendo questo giochetto di tira e molla?
Perché continua a bruciarmi la pelle quando mi guardi?
Perché mi hai abbracciato come se fosse l'unica cosa al mondo che valesse la pena fare?
Perché non vieni qui e facciamo l'amore tutta la notte?
Cristo santo.

Le luci dell'alba fanno capolino dalla finestra, guardo l'orologio e vedo che sono già le sei del mattino.
Basta!

Qui ci vuole una distrazione.
Mi alzo di scatto dal letto, metto un paio di leggins e una canotta, indosso le scarpe da ginnastica ed esco. Devo correre. Devo fare qualcosa che riesca a non farmi pensare. Quando si corre bisogna concentrarsi sulla respirazione, no? Perfetto! 

La corsa andrà benissimo!

****


Rientro in stanza che sono quasi le otto. La cosa positiva è che sono talmente stanca, che credo mi addormenterò non appena toccherò il letto. Quella negativa è che la corsa non è servita a svuotare la mente. 

C'è poco da fare, ci sono abbracci che non si fermano alla pelle.
Scavano dentro e ti entrano nelle ossa, nelle vene, nel sangue. 

Mi infilo sotto la doccia nella speranza che l'acqua faccia scivolare via i pensieri insieme al sudore. Esco e prendo il telefono per inviare un messaggio a mia madre. Una cosa breve e coincisa per farle sapere che sta andando tutto bene, e che per oggi lascerò il telefono in camera. La amo, giuro, ma ora proprio non ho voglia di sentirla. 

Scrivo un biglietto per far sapere ai ragazzi che non sarò dei loro questa mattina:
"Nel caso in cui vi svegliaste ad un orario decente, lasciatemi stare. Scrivete dove andate che vi raggiungo se e quando mi sveglio. Baci".
Esco per attaccarlo alla porta, ma non appena metto un piede fuori, mi arriva una manata dritta in faccia.

«Ma che cazzo fai?» chiedo a Gianlu, massaggiando la parte lesa.

«Oh, scusami. Volevo bussare, ma poi hai aperto e...»

«E il tuo cervello non ha dato l'input al braccio di fermarsi?»

Corruga le sopracciglia e mi guarda confuso.
«Eh?»

Basta, ci rinuncio. Dietro di lui ci sono Lore e Giò che si godono la scenetta divertiti.
«Volevate qualcosa?»

«Sì» risponde Lore, «Chiamarti per andare in spiaggia!»

Come Pioggia D'EstateDove le storie prendono vita. Scoprilo ora