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Un respiro.
Un altro respiro.
Devo farcela, mancano pochi minuti.
La sposa ha sempre un po' di ritardo, ma non avrò ore ed ore a disposizione. 

«Rebecca?

Oh Madonna beata sempre vergine Maria.

Si arriva così alle spalle della gente? Salto sul posto come un imbecille. Sono talmente tesa che potrei scoppiare in un pianto isterico da un momento all'altro. Mi volto, appena mi riprendo dallo spavento, e mi ritrovo il prete davanti.

«Ciao, Don. Tutto bene? Ti trovo in forma!»

«Che vai a fare lì dentro?» chiede arcuando un sopracciglio.

«Io... beh, devo solo parlare ad un mio amico.»
Lui stringe gli occhi fissandomi, come a voler capire se stia dicendo la verità o meno.

Beh, di certo non posso dirgli che sto cercando di mandare all'aria il matrimonio che dovrebbe celebrare tra pochi minuti.

«Senti un po', tu. Mi ricordo di te e anche di tua nonna! Se hai preso da lei, vedi di stare lontana dalle cappelle!»

«Don-»

«Sì lo so che è uscita male! Ma ci siamo capiti!» si volta con uno scatto e se ne va.
Devo dire che è ancora bello arzillo per avere quasi novant'anni.

Mi volto di nuovo verso la porta. Il prete mi ha fatto perdere fin troppo tempo, basta!
Abbasso la maniglia piano piano, per evitare di fare cigolii sinistri, ed entro nella cappella.

Quello che mi ritrovo davanti mi lascia senza fiato.
Giordano è in piedi davanti ad uno specchio appoggiato al suolo, il vestito nero e semplice aderisce al suo corpo come una seconda pelle. I capelli sono stati ordinatamente pettinati all'indietro, senza però risultare troppo leccati. 

Dei miei amati riccioli, neanche l'ombra. Ai piedi porta scarpe lucide, nere come l'abito, e devo dire che questo non me l'aspettavo. Non so perché, ma l'ho sempre immaginato uno sposo da AllStar, più che da scarpa elegante.

Ho anche immaginato un finale diverso, eppure...

Alzo la testa e guardo in alto, sbattendo ripetutamente le palpebre per cercare di trattenere le lacrime che sembrano voler uscire a tutti i costi dai miei occhi.
Ma questo non è il momento adatto. 
Non posso permettermi di perdere tempo a piangere.
Non posso permettermi di stare ferma qui a soffrire.

Questo è il mio momento, questa è la volta in cui devo giocare la mia ultima carta.
Un respiro.
Un ultimo respiro e sono pronta a strapparla a morsi, se necessario, quella felicità che ho tanto avuto paura di ottenere.

Guardo di nuovo la sua figura: quelle spalle larghe che sembravano fatte apposta per sopportare le mie mancanze, ora sembrano ricurve, come se avessero già portato troppo peso adosso.

E lui, impegnato com'è a cercare di agganciare uno dei gemelli sul polsino della camicia bianca, neanche si accorge della mia presenza. Così, presa da un altro moto di coraggio, mi faccio sentire io.

«Allora è vero. Ti sposi.»

Giò si volta di scatto, facendo cadere uno dei gemelli che tanto lo stava impegnando. Rotola fino ai miei piedi, e mi chino a raccoglierlo.

«Posso?» chiedo indicando il suo braccio.

«Becky, che ci fai qui?» e nel frattempo mi allunga il polso.

Gli metto il gioiello e rimango un attimo a fissarlo. È d'oro, a forma di leone. 

«I tuoi gemelli fanno davvero schifo.» gli dico. Ed è vero! Lui non avrebbe mai scelto una cosa così pacchiana. Questa è sicuramente opera di Isabella la tettona.

Come Pioggia D'EstateDove le storie prendono vita. Scoprilo ora