CAPITOLO 5

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Non era possibile!

Era lì, nell'ufficio di suo marito da meno di dieci minuti e quell'oca aveva disturbato già due volte! Che nervi! Con delle scuse assurde poi. La prima volta per informarlo di un cliente che l'aveva cercato ed adesso per avvisarlo che l'appuntamento delle diciotto era stato ritardato di dieci minuti.

Ed era vestita anche peggio della volta precedente. Minigonna ascellare in finta pelle nera e magliettina bianca attillata che lasciava intravedere il piercing all'ombelico. Ovviamente il reggiseno non c'era e le tette stavano magicamente su da sole! Tacco a spillo dodici centimetri! Quell'estate andava di moda il tacco largo, cazzo!

Quello che però la stava facendo infuriare era il tono gentile che suo marito usava nel risponderle:

<<Grazie, Debora>>

- Grazie un cazzo! Mi hai concesso mezz'ora e questa ci interrompe di continuo! - pensò corrucciata.

La sera prima Andrea le aveva mandato un messaggio molto sintetico, dove la informava che in quei giorni aveva abbozzato qualche idea. Proponeva di vedersi per discuterne. Le aveva scritto che poteva incastrarla quel venerdì pomeriggio fra due appuntamenti perché aveva un buco di mezz'ora. Altrimenti si doveva rimandare di una settimana causa i suoi impegni a Monaco. Lei ovviamente aveva risposto con un semplice - Ok a domani - ed aveva ribaltato mezza agenda per riuscire ad incontrarlo. Quell'appuntamento però, non stava andando come se lo era immaginato. Innanzitutto Andrea era particolarmente freddo e distaccato; il disegno che aveva davanti faceva schifo e non sapeva come dirglielo; Miss Tette Rifatte continuava a disturbare! Involontariamente si imbronciò ed indurì lo sguardo.

<<Michela...>>

La voce del marito la richiamò alla realtà. Il tono era serio e pacato, ma aveva assunto una nota dolce. Doveva essere di buona giornata, beato lui!

<<Se la mia proposta non ti piace, puoi dirlo. Siamo qui per questo>>

Fosse stato semplice! Guardò ancora un momento il foglio: il pavimento ricoperto da tavoloni in laminato chiaro, il contro soffitto in cartongesso bianco ed una carta da parati strana alle pareti. - Non ci siamo, proprio! -

<<Michela, se non mi fai capire quello che vuoi, è difficile che riesca ad aiutarti! Dai!>>

Che cosa voleva che gli dicesse? Che una cosa così avrebbe saputo farla anche lei? Che lui continuava a non capire quanto fosse importante quel vernissage? Non solo per sé stessa, ma c'era di mezzo il futuro dell'officina dove ci lavoravano tre dipendenti, uomini sposati e con figli, che usavano lo stipendio per mantenere la famiglia e non per comprarsi l'Audi! Aveva puntato tutto su quell'idea! Lui non lo sapeva, ma se non dava il risultato sperato, avrebbero chiuso entro la fine dell'anno.

<<Michela se non parli, non arriviamo da nessuna parte!>>

E faceva anche lo spazientito.

Andrea non aveva finito la frase, che il telefono fisso aveva preso a squillare. Era Debora, ovviamente!

<<Se poi la tua segretaria "tette rifatte" continua a disturbarci!>>

<<Sta solo facendo il suo lavoro Michela!>>

Se pensava di intimidirla con quel tono di sufficienza si sbagliava di grosso. Era veramente incazzata! Stava cercando di salvare l'officina, di salvare il matrimonio... E lui come sempre non capiva niente!

<<Io sto giocando, invece! E faccio perdere mezz'ora del suo preziosissimo tempo all'architetto più in vista della città!>>

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Che bella era, così infuriata e concentrata a trattenere le lacrime.

In quel momento avrebbe voluto solo abbracciarla, dirle "Ti amo. Stai tranquilla che sono qui per aiutarti. Aggiusteremo tutto, come abbiamo sempre fatto". Sorrise leggermente osservando i jeans neri strappati sulle ginocchia. Neanche fosse una teenager. Indugiò con lo sguardo sulla camicetta celeste chiaro leggermente sbottonata che lasciava intravedere il pizzo del reggiseno e quella strana giacca in felpa di cotone grigia, buttata sopra le spalle. Michela aveva sempre mantenuto quel look strano, tutto suo, con abbinamenti poco probabili e che sembravano sempre casuali, ma la rendevano particolarmente accattivante. Sentì uno spasmo al pene. Non era possibile, dopo quasi vent'anni, sua moglie aveva ancora quell'effetto su di lui... - Neanche fossi un adolescente con gli ormoni sballati -. Che situazione del cazzo! Possibile Michela riuscisse sempre ad incasinare tutto?

Non sarebbe stato ai suoi giochetti, non quella volta. Andandosene non l'aveva solo ferito. Era deluso! Tanti anni insieme e tre figli non si buttano via così. Si discute, si litiga e si cerca una soluzione. Non erano più dei ragazzini che alla prima baruffa scappano per poi cercarsi...

Comunque, lei aveva chiesto l'aiuto di un architetto. E lui si sarebbe comportato come tale. Punto e basta!

Prese il telefono per avvisare Debora di non disturbarlo per la prossima mezz'ora per nessun motivo.

<<Ci possiamo concentrare adesso? Mi dici tutto quello che non ti piace ed il motivo. Almeno avrò qualcosa su cui lavorare. Tieni conto che quel disegno sono circa settemila euro di costi fra materiale e manodopera. Ho pensato solo che trattandosi di un affitto non volessi spendere>>

<<Riesco ad usufruire dei soldi di un fondo europeo. Sono venticinquemila euro. Ma non voglio fissarti un budget. Se sarà necessario, metterò parte dei miei risparmi>>

Cazzo! Ci teneva proprio a quel vernissage!

<<Sei consapevole che trattandosi di un affitto sono soldi buttati, vero?>>

<<Si chiama ritorno d'investimento, Andrea>>

Eccolo il manager che sbucava fuori all'improvviso. Sguardo fermo e determinato.

<<Ed allora lavoriamoci seriamente. Hai venti minuti per farmi capire quello che vuoi esattamente. La prossima settimana sono in Germania. Mi ci dedicherò alla sera. Ti invierò i disegni per mail. Dovrai guardarli attentamente e mi scriverai quello che ancora non è come lo desideri. Dovrai essere chiara e sincera. Io aiuto te, ma tu aiuti me! Altrimenti, vai dalla concorrenza. Siamo d'accordo?>>

Lei annuì e demolì completamente tutto. Il pavimento moderno non andava proprio: troppo moderno; voleva qualcosa, non sapeva esattamente cosa, ma che richiamasse il luogo magico in cui l'atelier si trovava. Del controsoffitto neanche a parlarne: abbassava troppo la stanza che era già bassa, togliendole luce. E lui dove li faceva passare i cavi della corrente? In merito alle pareti... non sapeva cosa dire ma la carta da parati non andava affatto bene!

Meno male che negli ultimi tempi aveva pensato che il lavoro ormai fosse diventato troppo semplice ed un po' noioso...

Come, quando... (3)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora