CAPITOLO 33

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Stava correndo da quasi un'ora. Era notte ormai.

Non riusciva a smettere però e più le sue giornate erano pesanti e schifose e più sentiva la necessità di impegnare il poco tempo che gli avanzava facendo running. Perché correre lo aiutava a riappropriarsi di sé stesso. Quando correva, faceva solo quello: era completamente concentrato nell'atto e magicamente la mente si liberava. I pensieri superflui scomparivano e rimaneva spazio per le riflessioni più profonde. Tutto si trasformava, intorno e dentro di lui, portandolo a provare una sensazione forte di piacere, quasi di euforia. Correva su una strada sterrata, lungo quel tratto di Adige che attraversa la frazione di Parona. La folta vegetazione non curata gli impediva la vista del fiume, ma ne poteva sentire il rumore. L'oscurità lo circondava. La solitudine lo accompagnava. Il cervello vagava e rivedeva con nitidezza cristallina le ultime ore trascorse con Alfredo e Monica in quel bar. Le espressioni del viso, gli sguardi seri e preoccupati. Ricordava esattamente ogni parola che si erano scambiati e tutto assumeva un significato diverso. Non aveva dato molta importanza a quei discorsi sul momento, ma ora reinterpretava tutto in un modo completamente nuovo. Le frasi angosciate di Monica si contrapponevano all'immagine del volto di Michela, alla sua espressione sempre un po' lontana in quegli ultimi tempi.

<<Andrea, ti prego>>

Aveva esordito Monica alla fine, quando si stavano ormai salutando.

<<So quanto sia difficile la vostra situazione. E so che tu stai soffrendo. Ma ti prego, solo tu puoi aiutarla. Non ti chiederei nulla di simile se non avessi la certezza che qualcosa di brutto le sta capitando>>

Era vero? Non era facile dare una risposta. Una parte di lui avrebbe voluto credere a quelle storie, avere la scusa per...

Michela usciva con un uomo, lui sapeva soltanto questo, però. L'aveva intravisto un paio di volte. Probabilmente avevano iniziato una relazione. Uno psicoanalista, gli aveva spiegato Monica.

<<Sono stata io a presentarli. Che cazzata, ho fatto!>>

E lui aveva sorriso a quella frase. - Prima Alfredo, poi questo Roberto... Ce l'avevi proprio con me, Monica! - Aveva pensato. Comunque, non era questo il punto!

Secondo i due, quello psicologo stava manipolando la mente di sua moglie. Era piuttosto difficile da credere. Michela era forte di carattere. Lui la conosceva: farle fare qualcosa contro la sua volontà era praticamente impossibile. Lui l'aveva vissuto sulla sua pelle!

Quindi? Cosa stava succedendo?

Effettivamente Michela aveva preso le distanze da tutte le persone che conosceva. Non solo da sua madre e da Erika, il che poteva essere comprensibile, ma anche da amicizie di vecchia data. Lo aveva lasciato perplesso sentire che non voleva più vedere neanche Monica. Le due donne erano grandi amiche. Lui era stato perfino geloso di quel legame così forte. Con Monica, Michela si apriva e con lui no. Era stato il pensiero che lo aveva tormentato per tanti mesi. E poi c'era da considerare quell'atteggiamento etereo che la moglie aveva, quasi vivesse su un altro pianeta. Sembrava che niente la coinvolgesse veramente. In quanto a discorsi strani non ne aveva sentiti. Ma loro non parlavano più, se non di figli, scuola e babysitter.

A quel punto, il dubbio che quei due pazzoidi potessero avere una qualche ragione, gli era venuto.

Rivoli di sudore gli correvano lungo la schiena e la stanchezza dei chilometri percorsi cominciò a farsi sentire.

Decise di rientrare. Domani avrebbe chiesto alla moglie di incontrarsi. Doveva parlarle di Amina e dell'atelier. Anche sua madre... Cazzo! Che idea strampalata le era venuta in mente? Regalare alla nuora, anzi ex nuora, quel posto maledetto. Ovvio che Michela avesse rifiutato il regalo... Gli venne in mente che anche sua madre, nel raccontargli l'episodio, aveva definito strano il comportamento di Michela.

Come, quando... (3)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora