Pov'T/NLa sua casa era fantastica!
Alle pareti erano appese varie chitarre elettriche, piatti della batteria, poster e quadri.
I mobili erano di legno scuro così come il pavimento mrntre i muri invece erano bianchi.Mi tolsi le scarpe e le lascia nel pianerottolo apposito infilandomi poi un paio di ciabatte che Bakugo mi aveva passato. Mi fece strada verso quello che doveva essere il salotto, molto probabilmente dovevo avere una faccia buffissima poiché sentii provenire una leggere risata, quasi impercettibile, dal biondo. Ma non potevo farne a meno, il salone era ancora più bello: il divano bianco era enorme e disposto a ferro di cavallo al centro dell'enorme stanza, hai suoi piedi c'era un tappeto del medesimo colore e sopra di esso vi era un tavolino in vetro dalla firma ovale, sorretto da due barre di ferro ricurve.
La televisione era attaccata al muro a circa un metro di altezza dal pavimento e sotto vi era un mobile in vetro bianco opaco e trasparente.
Ai lati della stanza, appoggiati alle pareti di destra e sinistra, c'erano due mobili in legno scuro identici e appoggiate sopra c'erano varie cornici e oggettini vari.
Quello che però mi colpì di più furono due chitarre elettriche appese alle pareti bianche, una era rossa fuoco mentre l'altra era nera come la pece, i tasti di quest'ultima erano dorati e le sue corde sembravano fatte con la tela di un ragno.
Mi avvicinai agli strumenti, consapevole dello sguardo del biondo che mi seguiva ovunque. Li guardai ammirata, erano bellissimi, trattenni l'impulso di prenderli in mano e mi girai per guardare le foto appoggiate con cura ai mobili.
La prima che vidi ritraeva quello che doveva essere Bakugo da piccolino e un altro bambino dai capelli e occhi verdissimi: mi era famigliare, ma non sapevo dove lo avevo già visto.
Spostai lo sguardo sulle altre foto:in alcune vi era solamente il biondo in altre lui con quelli che dovevano essere i suoi genitori, assomigliava molto a sua madre mentre non sembrava aver preso molto dal padre.
In una c'erano pure Kirishima, Kaminari e Sero tutti con delle faccio buffissime infatti non riuscii a trattenere una piccola risata.??«A si! Li eravamo al nostro primo concerto. Quanto eravamo elettrizzati quel giorno»
Sobbalzai per lo spavento che quella voce improvvisa mi aveva fatto prendere, mi girai per vedere chi ne fosse il portatore. Mi ritrovai davanti Kaminari tutti sorridente che de la rideva per la mia reazione.
Solo allora mi accorsi che non c'eravamo solo io e Bakugo, ma, seduti sul divano, vi erano anche gli altri membri della band.Li salutai imbarazzata, sentendo le mie guance scaldarsi notevolmente, ma nonostante nemmeno mi fossi accorta della loro presenza non sembravano arrabbiati e la cosa mi fece piacere.
Sero« Hai finito di scrutare tutta la sala di Bakugo oppure dobbiamo attendere ancora?»
Mi chiedse ridendo, per alcuni poteva sembrare una domanda di scherno o fatta con l'intentobdi ferire qualcuno, ma la risata che la accompagnò subito dopo, pura e cristallina, lasciava intendere che non era quello lo scopo delle sue parole.
Ridacchiai pure io affermando che ora avevo finito di guardarmi intorno e potevamo procedere con il programma.
Mi condussero all'interno di un'altra stanza, questa era poco più piccola della sala e sparsi ovunque c'erano: strumenti, spartiti, bozze, computer e molte altre cose.
Quindi dovrebbe essere questo il loro "studio" pensa mente Kaminari richiudeva la porta alle sue spalle.Bakugo si sedette sulla sedia c'è vi era in fronte alla scrivania, per poi fissarmi intensamente. Mi sentii un po' a disagio, non mi piaceva quando le persone mi fissavano.
Baku« Voglio sentirti cantare, ancora, un'altra conzone»
Disse freddo posando i suoi occhi rossi nei miei. Mi aveva chiesto di cantare ancora, ma questa volta un'altra canzone, non la stessa delle "mie audizioni".
Non avrei rifiutato, certo che no, ma non sapevo che cantare.
Ci pensai per un po', dimenticandomi che il biondo stava ancora aspettando una risposta.
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Your Voice|| Katsuki BakugoxReader||
FanfictionSpalancai i portoni del teatro, quella voce, dovevo seguire quella voce. L'avevo già sentita, la conoscevo come si può conoscere i propri segreti più grandi. Ma a chi apparteneva? Non lo ricordavo e volevo a tutti i costi scoprirlo