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Pov'T/N

Scesi dalla macchina che già era la una del mattino, Bakugo si era fermato a lasciare gli altri davanti alle proprie case quindi c'era voluto un po' di tempo in più.
Seguì il biondo nel vialetto e poi dentro la casa, il suo profumo aleggiava in tutte le stanze solleticando piacevolmente il mio naso, cannella, di questo sapeva l'odore del cantante. Respirai a fondo beandomi di quella dolcie fragranza.

Tolsi le scarpe nel più totale silenzio per poi fare un cenno a Bakugo facendogli capire che avevo fatto. Lui mi accompagnò attraverso il salotto e su per una rampa di scale fino ad arrivare ad una porta in legno bianco.
La aprì non curante per poi farmi segno di entrare, eseguì l'ordine e varcai la soglia di quella che doveva essere la mia camera.
Era grande e spaziosa, nell'angolo di destra vie era un letto ad una piazza e mezza sui toni del grigio, qualche metro più sopra era posta una mensola e sulla parete dove si appoggiava la testiera del letto, alla stessa altezza dell'altra, vi era un'altra mensola entrambe bianche. Alla mia sinistra c'era una scrivania parecchio grande e di fianco ad essa una libreria ad angolo con vari scaffali, alcuni già occupati.
Il resto della parete, a pare un pezzettino di circa un metro sul fondo, era composto da una vetrata scorrevole che conduceva ad un balcone con delle barriere di vetro e ferro ad impedire la caduta.
Attaccata all'ultima parete c'era un armadio a specchio enorme.

Rimasi a fissare la camera, era bellissima.

(Per chi non avesse capito come è fatta la camera da letto, non sono brava a disegnare lo so -

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(Per chi non avesse capito come è fatta la camera da letto, non sono brava a disegnare lo so -.-)

Baku« questa è la tua camera, domani andremo a prendere tutte le tue cose e le metteremo qui»

Disse facendo vagare gli occhi per la camere senza guardarmi.

Baku« io sono nella camera accanto»

Si girò e fece per uscire, ma lo presi per la manica della felpa, mi guardò confuso e leggermente incazzato.

«grazie, grazie per quello che stai facendo»

Abbassai lo sguardo portandolo sula moquette color panna che tappezzava l'intero pavimento.
Ci fu in attimo di silenzio che io trovai piuttosto imbarazzante finché Bakugo non produsse un sono "Tsk" come risposta spezzando quella calma. Strattonò leggermente il braccio ed uscì dalla porta chiudendola poco finemente dietro le sue spalle, rimasi sola.
A quel punto mi girai ad ammirare nuovamente la camera, ma troppo stanca decisi di sistemare le mie poche cose il giorno dopo.
Mi cambiai velocemente lasciando i vestiti del giorno sulla borsa appoggiata vicino alla scrivania. Mi stesi nel letto tirando bene le coperte per sentire un minimo di calore in più. Chiusi gli occhi e presto le braccia di Morfeo mi avvolsero, cullandomi in un sonno profondo, liberando la mia mente da tutti i ricordi di quella giornata orribile.

Skip time

Mi svegliai a causa di un forte rumore proveniente da fuori la finestra, mi tirai su a sedere stropicciandomi gli occhi e tirando uno sbadiglio. Appena li vista si fece nuovamente a fuoco rimasi spiazzata non riconoscendo al volo il posto in cui mi trovavo, ma pochi secondi dopo i ricordi del giorno prima mi riaffiorarono alla mente. Mi grattai la nuca pensando a cosa potevo fare, darmi una lavata sarebbe stata il massimo, ma non avevo voglia di andare a cercare Bakugo per tutta la villa solo per chiedergli dove fosse il bagno e se avessi potuto farmi una doccia. Così mi alzai, appoggiando i piedi sulla morbida moquette, mi avvicinai alla grande finestra, fuori si cominciavano a vedere i primi segni dell'imminente inverno: la rugiada si era ghiacciata sull'erba e su quei pochi fiori che ancora reggevano trasformandosi in brina regalando a tutto il paesaggio quel non so che di magico.
Restai a fissare i piccoli fiorellini sul balcone che piano piano cominciavano ad aprirsi, ero come rapita dalla bellezza di quel momento, mi erano sempre piaciute la piante.
Ero talmente distratta che non mi accorsi del tornado biondo urlante che entrò dentro la camera, anche più comunemente chiamato Katsuki Bakugo. Trasalì non appena lo sento urlare qualcosa e fermarsi di colpo, girai il viso verso di lui, le sue gote erano rosee, indossava una canotta nera larga e un pantalone di felpa anch'esso largo, entrambi gli indumenti erano neri come la pece.
Non capivo perché se ne stesse li impalato a fissarmi senza emettere un suono, e questo era molto strano.
Seguì il suo sguardo e capì il perché di quella sua reazione, sentì il viso andarmi a fuoco in meno di un secondo. Con la stanchezza della sera precedente non mi era venuto in mente di mettermi una maglia addosso o dei pantaloncini e quindi ora mi ritrovavo davanti a Bakugo solamente con l'intimo addosso.
Rimasi in silenzio per qualche secondo per poi urlargli di uscire immediatamente.
Anche lui però! Restare a fissarmi invece che uscire! Pervertito.
Andai a prendere la borsa che avevo abbandonato vicino alla scrivania e ne tirai fuori dei vestiti. Mi misi velocemente la felpa nera, lunga abbastanza da essere usata come un vestito, infilando successivamente un paio di calzettoni lunghi fino a metà coscia.
Mi guardai nel grande armadio-specchio, ero accettabile, se non fosse stato che non mi ero truccata, la sera prima mi ero totalmente dimenticata di prendere la trousse con i trucchi, ma in ogni caso l'avrei recuperata oggi stesso.

Scesi in cucina dove trovai Bakugo, in jeans neri e felpa rossa, intento a guardare il telefono, doveva essersi cambiato nel mentre che lo facevo anche io. Tossicchiai per attirare la sua attenzione e come previsto lui apostoli suo sguardo su di me.

Baku« AH?! Sei pronta finalmente! Ci metti più di mia madre!!»

Mise il telefono in tasca e si avviò verso la porta d'entrata, girai gli occhi al cielo e lo seguì.

Skip time

Una volta a casa mia cominciai a prendere tutte le mie cose e metterle nelle classiche scatole da trasloco, ci aveva aperto mia mamma e, nonostante le sue proteste e i tentativi di farmi rimanere lì, ci aveva lasciato via libera. Che avessi capito di non potermi più comandare? Probabilmente no, era più probabile fosse solamente stanca e non avesse voglia di litigare.

Non ci misi moltissimo a mettere i mei effetti negli scatoloni di cartone e una volta finito mi feci aiutare da Bakugo a portarli in auto.

Prima di uscire da quella casa rivolsi un'occhiata a mia madre, lei era fredda come sempre e non scorgevo il minimo pentimento ne malinconia nel vedermi andare a vivere da un'altra parte. Indurì lo sguardo e chiusi la porta dietro le mie spalle sbattendola.

Guardai Bakugo che se ne stava a fissarmi con la sua solita aria imbronciata, gli feci segno con la testa che potevamo andare, a quel punto un piccolo sorriso sfuggì al suo controllo, durò solo un istante perché poi si girò scendendo le scale del condominio, io rimasi bloccata, lo avevo già visto sorridere, più che sorridere ghignare in realtà, ma questa era stato diverso, un calore famigliare si era irradiato nel mio petto e il desiderio di poter stare al suo fianco cominciò a farsi strada nella mia mente.
Stava accadendo un'altra volta, mi stavo innamorando ancora.

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