Non riuscii più a chiudere occhio quella notte, i pensieri mi assillavano e le domande mi vorticavano in testa non lasciandomi prendere sonno. Alla fine decisi di alzarmi e andare a fare un giro fuori dal dormitorio, magari prendere una boccata d'aria mi avrebbe fatto bene.
Uscii di soppiatto accostando la porta della mia stanza per non fare rumore, non volevo svegliare gli altri, mi avrebbero fatto domande inutili su dove stessi andando a quell'ora. Scesi le scale arrancando nel buio e cercando a tastoni se davanti a me ci fosse qualcosa su cui sarei potuta andare a sbattere, fortunatamente non vi era nulla tra me e la porta d'ingresso.
appena chiusi il gente portone il legno scuro un'ondata di aria fresca mi investì il viso facendomi scendere delle piccole lacrime sulle guance a causa del tanto freddo di quella notte. mi strinsi nelle braccia maledicendomi per essere uscita senza portarmi dietro una felpa. Spiai un po' in giro: non c'era un'anima viva, l'unica cosa a tenermi compagnia era la luce della luna e il vento gelido che mi accarezzava la pelle lasciata scoperta dal pigiama e ovviamente a vegliare su di me c'erano le milioni di stelle che, quella notte, colmavano il cielo nero pece. Mi persi a fissarle e in quel momento sembrava quasi ci fosse qualcosa di sbagliato, qualcosa non era al suo posto, quelle stelle sembravano finte. Ora che ci facevo veramente caso tutto sembrava finto, tutto stava andando stranamente ed inquietantemente bene. Mio fratello che tornava, mamma che non aveva insistito più di tanto per farmi rimanere a casa con lei, l'essere entrata nella mia band preferita, era tutto così sbagliato e perfetto:"che ci fai qui fuori a quest'ora da sola?" quasi urlai sentendo quel mormorio così famigliare e bellissimo:" non riuscivo a dormire...tu perché sei qui?" chiesi senza voltarmi al ragazzo che mi stava guardando da non so quanto:" per lo stesso motivo" sbuffò e mi raggiunse mettendosi al mio fianco:"sono serio, non dovresti stare qui da sola T/n" senza togliere lo sguardo dalle stelle ridacchiai:"ma non sono sola, no?". Per un po' non rispose al che mi girai nella sua direzione per vedere se effettivamente fosse lì o se avevo avuto un'allucinazione; no, non avevo avuto un'allucinazione, lui era veramente lì che mi fissava, sembrava quasi rapito dalla mia figura. Vederlo così, alla luce della luna, con un'espressione quasi rilassata lo rendeva ancora più bello e attraente di quanto non fosse sul palco con i riflettori puntati addosso e il sudore ad imperlargli la fronte:"perché mi hai seguita?" Bakugo distolse lo sguardo come ad essersi svegliato da una paralisi:"non lo so, forse perché volevo essere sicuro che stessi bene" ridacchiai, era una cosa fin troppo smielata pure per lui.
"Senti, torniamo dentro, fa un freddo cane qui"
"È incredibile come tu riesca a rovinare ogni momento un minimo romantico Bakugo" lo sentì sbuffare divertito, eppure ero seria, ogniqualvolta che succedeva qualcosa di romantico o solo un po' dolce lui se ne usciva con battute oppure se ne andava e basta.
"Dico davvero, perché fai così?" Lo fissai dritto negli occhi cercando di capire il suo comportamento, di comprendere il perché di alcune sue azioni. Non mi arrivò nessuna risposta dal ragazzo, sentii solo la sua bocca sulla mia.
Lasciai terminare quel bacio, godendomi ogni secondo, inalando il suo odore:" faccio così perché mi rendi nervoso, ed è una cosa che non sopporto..." disse una volta che i nostri occhi furono incatenati per l'ennesima volta in quelli dell'altro:"... non mi piace non riuscire ad avere il controllo della mia mente o delle mie azioni" sembrava veramente turbato, quasi come se stesse venendo a galla la sua più grande paura. O forse semplicemente per lui "perdere il controllo" significava fare vedere una parte vulnerabile e quindi si sarebbe sentito facilmente attaccabile.
"Ho capito" non dissi nulla se non quelle due parole, ma non ero offesa, ne tantomeno arrabbiata. Avevo capito veramente quello che intendeva, forse sarebbe cambiato più avanti:"andiamo dentro ora, si congela qui fuori" mi prese il polso trascinandomi verso la porta, ma prima che potessi muovere anche solo un passo una perforante fitta alla testa mi fece piegare in due dal dolore. Trattenni a stento le lacrime, mi fischiavano i timpani e il cranio mi pulsava come mai prima d'ora, temevo che potesse scoppiare se fosse continuato. Sotto io fischio sentivo debolmente la vice di Bakugo che mi chiedeva che avessi, ma la mia attenzione era tutta rivolta verso la voce che chiamava insistentemente il mio nome: la voce di mia madre.
Ancora una volta, ma sta volta non stavo sognando, la sentivo, acuta e pungente come una lama mi pugnalava ogni centimetro della testa perforando mi i timpani tanto era forte.
Quando tutto cessò, da un momento all'altro, ricominciai a sentire normale tutto quello che mi circondava. Katsuki era accanto a me che mi teneva per la spalle con aria preoccupata, poco dietro a lui c'era Kirishima, probabilmente era accorso sentendo Bakugo che gridava per capire cosa stesse succedendo.
"Cos'è successo?" Anche se sembrava allarmato la sua voce era calma:" non ne ho idea" Non proferì nessun'altra parola finché non arrivai in camera mia accompagnata dai due ragazzi. Dopo che Kirishima si fu accertato che stessi bene se ne andò e restai nuovamente sola con Bakugo.
"Allora? Non me la bevo sai?" Lo guardai interrogativa, di cosa stava parlando? A cosa non credeva?
"Cosa ti è successo prima, di fuori? Avevi uno sguardo terrorizzato e mentre cercavo di parlarti ha detto mamma " Spalancai gli occhi, non mi ero accorta di aver parlato:" stanotte ho fatto un sogno strano, ero in un ospedale e c'era mia mamma seduta sulla sedia di fianco al letto" mi misi a sedere sulla scrivania "era tutto ovattato, ma ho capito che stava chiamando il mio nome e prima nel giardino ho risentito la sua voce che diceva il mio nome, ma molto più forse era quasi un grido disperato"
"Tua mamma? Non è che ti manca?" Rimasi interdetta per poi scoppiare a ridere come una matta, l'aveva detto così seriamente da renderlo esilarante:"no non mi manca, ma non capisco perché la sento chiamarmi"
"Sarai solo stanca" e con questo venne verso di me prendendomi a mo' di sposa per poi poggiandomi sul materasso e rimboccandomi subito dopo le coperte:"ora dormi, non voglio vederti sveglia fino alle 07:00"
"E come fai a sapere se mi sveglio oppure no?" Ero molto curiosa di sapere il suo piano per controllarmi:" semplice, resto qui".
Rimasi scioccata, voleva dormire con me? Appena si stese di fianco a me sentii il mio viso avvampare e deglutii a fatica:"non farne un dramma e dormi" mi sussurrò sul collo riempiendomi di brividi freddi in tutto il corpo. Se voleva farmi dormire quello non era sicuramente il metodo più adeguato, ciò nonostante chiusi gli occhi e, contro ogni mia previsione, mi addormentai cullata dal suo calore e dal suo profumo.
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Your Voice|| Katsuki BakugoxReader||
Fiksi PenggemarSpalancai i portoni del teatro, quella voce, dovevo seguire quella voce. L'avevo già sentita, la conoscevo come si può conoscere i propri segreti più grandi. Ma a chi apparteneva? Non lo ricordavo e volevo a tutti i costi scoprirlo