2010 - HARRY
Mentre cantavo sentivo due occhi perforarmi la schiena.
Non osavo voltare la testa o ruotare il corpo in quella direzione, cercavo soltanto di rimanere concentrato sulle parole e sulla base della canzone amplificata nel grande stadio.
Mentre cantavo davanti a due dei giudici più famosi di XFactor mi sentivo carico; quasi potevo immaginare i seggiolioni del Wembley occupati da persone strepitanti e urlanti.
Non saprei spiegare neppure tutt'oggi la sensazione che provo quando canto. Riversi in ogni nota, in ogni sillaba tutto ciò che ti riempe il petto e la testa...l'ansia prima di salire sul palco evapora, il batticuore rallenta e prende il ritmo della melodia, il formicolio alle mani sparisce quando afferri saldamente il microfono, la soddisfazione di poter cantare davanti ad altre persone ti riempe il petto e ti sale l'adrelina...
Quando cantavo mi sembrava di essere estraneo al mondo circostante, mi sentivo lontano, quasi sopraelevato rispetto alle altre persone...e allora perché in quel momento mi sentivo ancora inchiodato a terra?e perché la fune che mi teneva ancorato partiva da quei paia di occhi azzurri che mi scrutavano?
Dopo aver finito la canzone avevo tentato di capire dall'espressione di Simon il verdetto - sapevo che era lui ad avere l'opinione decisiva- ma non lasciò trasparire nulla se non un debole sorriso per congedarmi. Sapevo di essere stato bravo: avevo una voce profonda e avevo imparato a modularla bene; quello che dovevo verificare era quanto bravi fossero gli altri prima di poter dar così tanto credito alle mie doti vocali.
Mi posizionai dietro una fila di assi impalate nell'angolo del palco e seminascosto ascoltai talento dopo talento i ragazzi che si posizionavano sulla X al centro.
Quando chiamarono il nome di Liam Payne, riconobbi il ragazzo alto e sicuro di se come l'ex partecipante di XFactor 2008 che era stato escluso ai bootcamp...lui si che era bravo.
Non so se avrei dovuto socializzare con qualcuno...concorrevamo uno contro l'altro per lo stesso obbiettivo dopotutto, ma quel Liam mi sembrava un tipo in gamba.
Mi obbligai a concentrarmi su ogni audizione, e sulle espressioni dei giudici mentre tentavo di rimanere il più nascosto possibile, con lo sguardo fisso per evitare di cercare in modo smanioso.
Ma nascondermi da cosa poi? e cercare chi?
Quando chiamarono il successivo ragazzo e incontrai per pochi preziosi secondi di nuovo i suoi occhi azzurri ebbi la risposta.
Abbandonai velocemente il palco per non sentire Louis Tomlinson cantare.
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Era il secondo giorno del bootcamp.
Avevo una tuta e la maglietta più comoda possibile: avremmo dovuto ballare quel giorno e io non l'avevo mai fatto in vita mia, eccezion fatta per qualche stupido balletto che le ragazzine amavano mettere alle loro feste. Non pensavo di poterli classificare come "esperienza " nel caso mi avessero chiesto qualcosa.
Avevo sentito parlare un ragazzino biondo dall'accento strano sull'importanza per un futuro cantante di saper ballare -...come Justin Bieber!- diceva- Gli artisti devono esserlo a tutto tondo.
Non potei fare a meno di deglutire ansioso quando il coreografo Brian Friedman ci invitò a posizionarci a scacchiera sul palco. Scorsi Louis con la coda dell'occhio; mi sembrava strano sapere il suo nome senza parlargli ma non mi sarei mai avvicinato.
Se ero scappato il giorno prima un motivo ci doveva essere per forza ...forse non sapevo ancora quale ma tendevo a fidarmi dell'istinto.
Così per il secondo giorno del bootcamp non incrociai mai i suoi occhi perforanti e spostai la mia attenzione sui passi della coreografia .
Non mi risultò molto complesso in realtà essere completamente concentrato sui movimenti del ballerino, perché per me era così difficile coordinare braccia e gambe che dovevo proiettare la mente solo sulle articolazioni tentando di riprodurre i passi.
Non mi accorsi neppure se gli altri ragazzi erano bravi o meno...sperai per lo meno che il biondino lo fosse un po' per almeno essere coerente con le sue parole.
Ero così impacciato che non mi rilassai neppure quando venimmo tutti interrotti a causa dell'assenza di un concorrente.
Simon Cowell rientrò sul palco seguito da un ragazzo che sembrava essere stato strigliato anziché incoraggiato. Si posizionò nelle prime file e dai passi che dopo eseguì capii perché aveva deciso di scappare.
Apparivo anch'io così agli occhi degli altri? Mi incupii al pensiero e per il resto delle prove penso di essere apparso come un manichino.
Mentre quella stessa sera però preparavo lo zaino e mi passavo un asciugamano sulla fronte mi resi conto di star pensando alla prossima fase del bootcamp. Ero ancora in gioco...ero ad un passo così da XFactor, stavo cominciando a comprendere quanto fosse grande il premio: non avrei mollato, non volevo andare a casa sul più bello.
Con lo zaino in spalla e un sorrisetto mi incamminai verso l'uscita ma mi scontrai con un ragazzo proprio mentre uscivo dalla porta; stavo per formulare delle scuse quando due occhi azzurri me le fecero bloccare in gola. Louis, forse incurante del mio quasi soffocamento, ridacchió - Io e te dobbiamo smetterla di incontrarci così- e mi afferó l'avambraccio con la mano.
Non sapevo cosa rispondere...non riuscivo ad articolare labbra e mente come prima non ero riuscito a fare con gambe e braccia. Ma cosa diavolo stavo facendo??
Mi costrinsi a distogliere il mio sguardo dal suo per riacquistare un po' di lucidità. Penso di aver sussurato qualcosa tipo - Mmh no...si...in bocca al lupo per l'ultima fase...- e letteralmente mi dileguai nella fresca aria londinese lasciandolo davanti all'entrata del Wembley.
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Alwaysinmyheart - Larry Stylinson
Fanfiction2010 - The X Factor - La vera storia di Harry Styles e Louis Tomlinson Il tempo non esiste, il tempo è soggettivo. L'attimo si dilata in base all'osservatore. Il tempo è interconnesso all'evento e al soggetto che lo vive. Questa è la versione fi...