POV'S ALICE
Sono passati esattamente otto giorni dal quel messaggio che tanto ha allarmato me e Claudio. Sergio è riuscito a fare aprire un'indagine, ma non è venuto fuori nulla che possa farci anche lontanamente intuire di chi possa trattarsi; l'unica certezza che siamo riusciti ad ottenere fino ad adesso è che sicuramente il tizio che cerchiamo è un vero maestro in fatto di discrezione. Il numero da cui proveniva il secondo messaggio, infatti, risulta essere intestato ad un imprenditore casertano deceduto lo scorso anno e dubito che un morto sia nelle condizioni di potermi terrorizzare con messaggi minatori.
Chiunque sia la persona che prova tanta colera nei miei confronti è, senza ombra di dubbio, molto furba e ingamba.
Fortunatamente non ho ricevuto altri messaggi e Claudio ed io siamo tornati a vivere la nostra vita di sempre, prestando, però, un pò più di attenzione alle persone che ci circondano e stando sempre in allerta.
Si potrebbe dire che viviamo la nostra vita di sempre, ma comunque un'incognita pericolosa è in agguato nell'ombra e noi cerchiamo di non ignorare il fatto che mi sono state rivolte delle minacce fin troppo poco velate.
"Alice! Alice? Ci sei?" chiede retoricamente Claudio schioccando le sue dita davanti al mio viso.
"Si, si. Scusa, ero soprappensiero" dico ignorando il solito sguardo che mi rivolge ogni volta che gli capita di trovarmi persa nei meandri della mia mente e ciò accade piuttosto spesso, mio malgrado.
"Ed esattamente a cosa stavi pensando?" domanda prontamente e dallo sguardo che mi rivolge intuisco immediatamente che ha già capito tutto. Maledizione a me che non riesco a nascondergli nulla "Al caso di stamattina" rispondo cercando di mascherare i pensieri che mi affollano la mente "ma piuttosto tu perché hai deciso di venir a far visita alla plebe?" ribatto cercando di cambiare discorso.
"Ti ho portato questo" dichiara sventolandomi davanti gli occhi la cartellina con la perizia completa "la ferita da arma da taglio non è la causa del decesso; l'overdose lo è" continua informandomi dei risvolti dell'ultimo caso di cui si occupa e per cui io ho sviluppato vivo interesse. "Overdose? Ma sei sicuro?" Chiedo un pò confusa. so che non dovrei, ma ho dato un'occhiata al profilo Instagram del ragazzo e mi sembrava così pieno di vita e di sogni, non uno con seri problemi di droga.
"Sai, tu stupirà la cosa, ma so ancora leggere degli esami tossicologici" ribatte seccato dalla mia domanda che lui categorizzerebbe come INUTILE "E prima che tu aggiunga altro" il dito puntato contro il mio viso a mo' di avvertimento "ci penserà la tua amica super poliziotta insieme ad Einardi a capire se è stato obbligato o meno ad assumere sostanze stupefacenti. Il nostro lavoro" dice enfatizzando la pronuncia dell'aggettivo possessivo con le mani "si conclude qui". Io sbuffo e in tutta risposta lui mi pone una domanda retorica che mi lascia spiazzata.
"Stai così perché, nonostante tutto, tu pensi che sia stato il marito a picchiarla?!" ed io non posso che annuire.
"Il fatto è che per quanto lei possa giurare di essere caduta dalle scale quasi tutti i lividi presentano una concentrazione emorragica interna che potrebbe essere stata causata dall'impatto con una superficie dura, piccola e abbastanza regolare esattamente come l'anello d'acciaio che indossava il marito" dico dando libero sfogo ai pensieri che mi tormentano da quando sono tornata dall'ospedale. Ho anche esposto i miei dubbi a Silvia subito dopo aver visitato la ragazza, ma purtroppo il marito ha un'alibi di ferro e l'ospedale, nonostante la mia perizia, difficilmente deciderà di esporre una denuncia contro ignoti, soprattutto se la donna continua a giurare di essere sola in casa al momento della presunta caduta.
"Alice" mi richiama Claudio con voce dolce e prendendo con due dita il mento per alzarmi il viso all'altezza del suo così da potermi guardare dritto negli occhi. "Tu devi limitarti a dire e scrivere ciò che hai visto, per il resto ci penserà la polizia. Se lei non vuole parlare nessuno può forzarla affatto" mi dice cercando di tranquillizzarmi "e no, non puoi provare a convincerla prendendoci il tè insieme. Ti potrebbe denunciare per violazione della privacy" e purtroppo ha maledettamente ragione. "Anch'io penso che picchiare la donna che si dice di amare sia abominevole, ma d'altro canto forzare questa a confessare potrebbe anche essere.." esita un pò prima di pronunciare le ultime parole "...non proprio delicato" conclude infine alzandosi dalla scrivania su cui si era appoggiato e dirigendosi verso l'uscita.
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UN CUORE PREZIOSISSIMO [IN REVISIONE]
FanfictionCosa è successo dopo quel 18 maggio? Com'è continuata la vita di Alice, Claudio e di tutti gli altri? Proviamo ad immaginare...