POV'S ALICE
"Alice ma che stai facendo?" esordisce Marco distogliendo l'attenzione dal suo amato nipote perché distratto dal tonfo causato dalla mia caduta.
"Sto provando a vedere qual'è l'altezza adatta per un suicidio. Ma secondo te? Sono caduta" dico non appena riesco a superare il terrore che fino a poco fa mi annebbiava la mente "Tu invece? che ci fai qui vestito così?" chiedo forse in modo fin troppo brusco, perché lui va subito sulla difensiva "Ei, ei calma. Si da il caso che, strano ma vero, anch'io faccia la spesa, ma soprattutto, mi vesto come mi pare".
Mi rendo conto di aver un pochino esagerato, ma lui non può immaginare il panico che ho provato in quei pochi istanti in cui non l'avevo riconosciuto. Adesso mi rendo conto come sia bastato pochissimo per far piombare su di me tutta la consapevolezza che non sarò mai realmente serena fin quando non saremo venuti a capo della questione messaggi.
"Comunque hai intenzione di alzarti o vuoi rimanere lì sul pavimento" mi chiede mio fratello appena si accorge che mi sono di nuovo chiusa nei miei pensieri.
"Dammi una mano!" dico io allungando il braccio verso lui ed è proprio mentre mi aiuta ad alzarmi che sento una forte fitta alla schiena: devo essermi davvero fatta male.
"Dai su sorellina, rilassati" mi dice notando la smorfia di dolore che si dipinge sul mio viso "è da un pò di settimane che sei sempre in tensione. Devi vivere tutto con molta, moooolta, più calma. Vero piccolino?" aggiunge iniziando ad accarezzare la manina di Matteo che sbuca fuori dalla manica del giubottino "Dai che vi accompagno a casa" conclude passandomi un braccio sulle spalle.
"Marco?!" lo richiamo io.
"Si?!"
"Mi prenderesti i pan di stelle lassù?" Domando e lui ride di cuore prima di afferrare la confezione e lanciarmela letteralmente in faccia.
"Ma dove diavolo ti eri cacciata?"
È questa l'accoglienza che mi riserva il mio CC non appena metto piede in casa.
"A fare la spesa, perché?" chiedo io, un pò perplessa. Non è la prima volta che lui ritorna a casa e non mi trova. Non capisco il perché di tanta agitazione.
"E non potevi rispondermi al telefono?" risponde alla mia domanda con un'altra domanda. "Ma io non l'ho sentito squillare" dico tastandomi le tasche alla ricerca del maledetto aggeggio che proprio oggi ha deciso di non collaborare e solo adesso realizzo di averlo dimenticato sulla scrivania in istituto. Un'orrenda morsa attanaglia il mio cuore: se non si fosse trattato di Marco, ma del mio a quanto pare nemico, non avrei avuto modo nemmeno di contattare qualcuno. Ha ragione Claudio quando dice che devo darmi una svegliata, se non per me stessa, almeno per il bene di Matteo.
"Credo di averlo dimenticato in istituto. Scusami, hai ragione. Devo prestare più attenzione" esordisco e lui deve essere parecchio stupito visto lo sguardo che mi rivolge. Non solo mi sono scusata, ma ho anche ammesso di essere fin troppo distratta.
"Va bene, dai. Passami le buste che preparo qualcosa per cena" dice solamente e non posso che essergli grata; non ho le forze per reggere una discussione, soprattutto non con lui.
"Biberon dato, ruttino fatto, pannolino pulitissimo ma stasera a quanto pare non ha intenzione di dormire questo giovincello" dice Claudio entrando in camera da letto con in braccio un Matteo più sveglio che mai. Io, ancora avvolta nel morbido accappatoio, gli rivolgo un sorriso ed inizio ad infilarmi il pigiama lasciando cadere il tessuto che mi copriva sino a qualche secondo fa.
STAI LEGGENDO
UN CUORE PREZIOSISSIMO [IN REVISIONE]
FanfictionCosa è successo dopo quel 18 maggio? Com'è continuata la vita di Alice, Claudio e di tutti gli altri? Proviamo ad immaginare...