CAPITOLO 17

1.8K 67 11
                                    

POV'S ALICE

"Adesso mi dici cos'hai?" mi chiede Claudio appena si siede esattamente di fronte a me al tavolo in cucina. Appena Claudio ha notato il cambiamento del mio umore ha deciso che fosse arrivato il momento di dileguarci e tornare casa nostra; penso però che la nonna abbia intuito che c'è qualcosa che non va, infatti si è offerta di tenere Matteo con se stanotte e io non posso che esserle grata. Confessare tutto a Claudio sarà difficile, ma con nostro figlio nella camera accanto sarebbe potuto essere per me maledettamente doloroso.

"Ti supplico di provare almeno a capire la situazione" è la prima cosa che gli dico. Lui con aria abbastanza confusa mi incita a continuare, ma prima di aggiungere qualsiasi altra cosa io scoppio a piangere, non riesco proprio a trattenermi e contro ogni prognostico lui mi abbraccia. Mi stringe a se e mi sussurra di stare tranquilla per il bene della bambina, ma forse è solamente una scusa perché fondamentalmente lui odia la gente che piange.

"Alice mi puoi dire qualsiasi cosa. Lo sai" mi incita ancora mentre io mi aggrappo a lui come se fosse uno scoglio in un mare in tempesta.

"Claudio io ho ucciso una persona" singhiozzo abbracciata a lui e un senso di vuoto si impossessa di me quando la sua mano, prima intenta ad accarezzarmi i capelli, ricade lungo il suo fianco.











"Allora stai meglio?" mi chiede non appena nota che ho finito il mio tè e sono decisamente più tranquilla. Dopo aver lanciato la bomba non sono stata in grado di continuare e devo ammettere che conoscendolo lui è stato fin troppo paziente ad attendere sino ad adesso. Indubbiamente adesso gli devo delle spiegazioni.

"Si.." rispondo alla sua domanda prima di farmi coraggio e iniziare a parlare.

"Io non so da dove iniziare... Questa storia è così complicata" dico e solo allora lui mi si fa più vicino; forse il suo vuole essere un impacciato tentativo di supporto. 

"Ti ricordi di Alessandro Paronelli?" gli chiedo cercando di trovare un appiglio da dover poter snocciolare il discorso.

"Il tipo che Silvia pensa sia dietro la storia dei messaggi" mi risponde un pò perplesso.

"Silvia lo pensa perché è il fratello di Luca.." ma lui non mi lascia finire inserendosi nel mio già  abbastanza fragile discorso "Il vostro amico che è venuto a mancare" e appena pronuncia queste parole un lampo di consapevolezza gli illumina lo sguardo "Alice non dirmi che..." non riesce a terminare la frase ed io ne approfitto per continuare il racconto.

"Non è venuto a mancare per cause al di fuori della responsabilità umana. È morto, in un incidente stradale"

Forse questa è la prima volta che lo ammetto ad alta voce ad una persona che non siano Silvia o la nonna.

Non ho mai raccontato a nessun altro la vera storia.

"E tu eri..." è un sussurro il suo e non so se perché ha paura che io possa tirarmi indietro dal raccontare la storia da un momento all'altro o perché ha paura della risposta che la sua domanda potrebbe ricevere.

"Io ero in macchina con Silvia, lui con una nostra amica, Giulia. Eravamo tutti un pò brilli, Giulia forse ubi pò più di tutti noi però ha deciso di guidare comunque e noi... beh noi non abbiamo fatto nulla per dissuaderla" dico " ed è successo quello che è successo".

"È in tutta questa storia quale sarebbe la tua colpa?" mi domanda stavolta con tono molto più concitato, forse perché non capisce la logica secondo cui io mi ritenga responsabile. Come potrebbe se ho omesso la parte più importante della storia.

"Io ho mentito. Tutte abbiamo mentito. Giulia non aveva solamente bevuto..."

"Oddio Alice..." aggiunge forse avendo già intuito ciò che è successo quella sera nefasta.

UN CUORE PREZIOSISSIMO [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora