4. End Loch

89 9 1
                                    

«End Loch, ho saputo che avete approvato alcune impiccagioni nella vostra zona, la scorsa settimana, è così?» disse Evander, appena End Loch si fu seduto di fronte a lui, alla scrivania.

Quest'ultimo,senza alcuna esitazione, rispose: «Sì, signore, è così».

«Vi ricordate i nomi degli uomini che sono stati impiccati?».
Certamente,signore».

«E il nome del ragazzo di diciassette anni che è stato impiccato insieme al padre, perché aveva dato ospitalità ad un ribelle, ve lo ricordate?».

«Sì, signore».

«Come si chiamavano?».


«Il loro nome era Senders».


«Non intendevo il cognome, ma il nome».

«Temo di non ricordare il nome, mio capitano».

«Ne siete proprio sicuro? Neppure con uno sforzo?».

«No,signore. Credo di non averli mai neppure saputi, signore. Non erano necessari per la condanna».

«Capisco».

«Volete che mi informi, capitano?».

«Non sarà necessario. Li conosco già».

«Come, capitano? Li conoscevate?!».

«Sì, ma dovevo essere sicuro che voi non li ricordaste».

«Non credo di capirne il motivo, mio signore».

«Ora ve lo spiegherò».

«Vi ascolto, capitano».


«ll nome del ragazzo era Samuel, il nome del padre Albert. Vi risultano familiari?».


«No signore, dovrebbero?».

«Temo proprio di sì» disse cupo Evander.

«Mio signore, dove dovrei averli conosciuti?».

«In una vita passata» rispose Evander.

L'endarl o guardò spalancando gli occhi. Con sospetto e un fondo di rabbia perché non tollerava che la sua fedeltà venisse a quel modo messa in dubbio, chiese: «Signore, sono sotto esame, per caso?!».

«No. Siete qui perché io voglio raccontarvi una storia» gli rispose Evander.

«Sì, signore» rispose poco convinto l'endar. Era più che sicuro di essere sotto esame. Siccome lui stesso non poteva dubitare della propria ortodossia e fedeltà, rispondeva con sicurezza e, forse,addirittura con un po' di audacia, convinto che il capitano si sbagliasse nel dubitarne.

«Quella che sto per raccontarvi è la storia di un ragazzo, un contadino molto povero. Egli non aveva potuto studiare, ma sognava per il fratellino minore un futuro migliore di quello che vedeva per sé. Così, insieme al padre, lavorava tutti i giorni fino a che le forze non lo abbandonavano, per permettere a suo fratello di studiare. I due fratelli erano molto legati. Il fratello maggiore aveva per il fratellino una cura che neppure un padre avrebbe avuto per suo figlio. Faceva fronte alle peggiori fatiche ed alla più grande povertà solo per permettere al fratello di vivere una vita più libera e felice. Non voleva vedere le capacità del fratello - che erano superiori alla media - sprecate come le sue. Non l'avrebbe sopportato. Ma, un giorno, il ragazzo ebbe una notizia che non si aspettava. Sapeva che quella notizia lo avrebbe portato via dalla sua famiglia, gli avrebbe dato un futuro molto più onorato di quello che aveva mai sognato per sé, ma avrebbe vanificato tutto il suo lavoro e avrebbe tolto la possibilità di studiare al fratellino minore. Infatti, il padre non era in grado di mantenere la famiglia, e il fratellino minore sarebbe dovuto andare a lavorare, invece che a studiare. Forse immaginate già, di quale notizia si trattava, non è vero, End Loch?».

«No signore» rispose End Loch, secco.

«Strano: credevo che ormai a questo punto la storia dovesse incominciare ad apparirvi familiare».

«Non è così» disse End Loch.

Evander continuò: «Allora, vi dirò come andò a finire la storia. Quel ragazzo divenne un endar. Sua madre morì di crepacuore l'anno successivo. Suo padre si ammalò per il troppo lavoro. Il fratellino andò a lavorare come contadino. Ed ora il padre ed il fratello minore sono morti impiccati, per aver dato ospitalità ad un ribelle.Il nome del ragazzo che divenne endar era Logan».

Evander fece una pausa.

Poi chiese: «Ora la storia vi appare più familiare?».

L'endar impiegò più tempo del solito per rispondere. Poi mormorò: «No».

Mala voce gli si spezzò prima di aggiungere la tradizionale forma:«mio capitano».

Evander lo osservò un secondo in silenzio. Poi, con un tono sepolcrale e definitivo, dichiarò:

«End Lock, voi avete appena mandato a morte vostro padre e vostro fratello».

Logan rimase muto e immobile, inchiodato alla sedia. Gli occhi spalancati,i muscoli tesi, il cuore veloce. Fissò Evander con uno sguardo pieno di rancore, di paura e sgomento. Un profondo senso di straniamento si impadronì di lui.

Improvvisamente, con lo sguardo di un pazzo, scattò in piedi. Rimase ancora un momento in silenzio, fissando Evander: il suo struggimento era evidente.

Poi non riuscì più a trattenersi e, con le mani nei capelli, esclamò con voce rotta: «Dio mio cosa ho fatto?! Sammy, fratello mio! Come ho potuto?!».

Evander lo guardava in silenzio, aspettando che si calmasse un po', ma l'altro non si calmava affatto e, anzi, diventava sempre più agitato e fuori di sé di minuto in minuto, gridando frasi scomposte e senza senso. Non gli importava più se era sotto esame oppure no: l'unica cosa a cui pensava era a ciò che aveva appena inconsapevolmente fatto. Avrebbe voluto morire, per raggiungere suo padre e suo fratello.

Finalmente, Evander si alzò e gli andò più vicino, mettendogli una mano sulla spalla, che Logan si scrollò di dosso con un movimento brusco. Evander gli disse: «Non ho potuto fare altrimenti, spero che mi perdonerete, quando capirete che non avevo alternative».

Logan non lo ascoltava, e gridava invece: «Come ho potuto dimenticarmi dite, Sammy! Come ho potuto! Vorrei essere morto io, al tuo posto!».

Evander lo guardò ancora per un secondo, poi scosse leggermente la testa, comprendendo che non aveva alcuna possibilità di farlo calmare. Si diresse allora in silenzio verso l'uscita ed aprì la porta.

Uscì, richiudendosi la porta alle spalle. Un uomo ed un ragazzo gli apparvero di fronte.

Disse loro: «Entrate, ma fate attenzione: vi crede morti».



Triplania- La rivelazioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora