«Nessuno noterà l'assenza di Evander: né gli amici, né i nemici».
Mentre si muoveva alla testa di un esercito ribelle verso la Torre Dravedia, Adalwin ricordava le parole di Allen e provava un gran brivido di paura e di esaltazione.
«Alla testa del nostro esercito, ci sarà davvero la Fenice: il suo mantello dipinto di bianco, la sua armatura ed il simbolo fiammeggiante sulla schiena saranno segni di riconoscimento più che sufficienti».
L'alta torre nera troneggiava di fronte agli occhi di Adalwin, spuntando da una densa nuvola rossa, che avvolgeva l'intera capitale.
«Ma, sotto al mantello della Fenice, non ci sarà Evander...».
Man mano che l'esercito si avvicinava alla città, la nube sembrava diradarsi e lasciar intravedere bianche case offuscate dalla polvere rossa, che preannunciava i colori sanguigni della battaglia ormai prossima.
«...ma ci sarà suo fratello: il Falco».
Ad Allen piaceva chiamare le pedine di quel gioco con il loro vecchio nome da endar: la Fenice, il Falco... Faceva suonare il tutto molto più marziale.
«Adalwin prenderà il posto di Evander: cavalcherà alla testa dell'esercito e terrà viva la speranza di vittoria che la Fenice incarna nel cuore dei nostri soldati. Per fortuna, Evander ha lasciato la sua armatura di scorta nell'infermeria di Mida sulla nave di Kaleb: altrimenti, tutto questo sarebbe ora impossibile da mettere in pratica».
Adalwin ci ballava un po', nell'armatura del fratello. Ma era felice che nessuno l'avesse notato. Per un momento, credette di sapere cosa volesse dire essere Evander: tutti lo guardavano con ammirazione, soggiogati dalla vista di quell'armatura spaventosa ed affascinante. Adalwin si sentiva potenziato, nell'indossarla. Ma comprese anche che tutti quegli uomini che gli si rivolgevano come ad una divinità, si attendevano qualcosa da lui: la vittoria o la sconfitta dipendeva dalla Fenice e lui non aveva idea di cosa fare. Sarebbe stato all'altezza di quel compito? Adalwin provò un momento di panico.
«Gli arcieri, capitanati dall'Aquila, si apposteranno qui, sui i tetti di queste case: sono abbastanza vicini perché la polvere rossa non ostacoli la visuale, ma sufficientemente lontani per non essere visti dai combattenti».
Reymond ed i suoi arcieri si staccarono dal resto dell'esercito ed iniziarono a dirigersi silenziosamente verso le loro postazioni. La manovra fu compiuta velocemente, senza intoppi. Reymond era un buon capo, ed i suoi uomini avevano per lui e per i suoi ordini un rispetto assoluto.
«Voi, Aquila, non perderete mai di vista la Fenice: la terrete d'occhio ogni istante. Adalwin non è pronto per i pericoli che dovrà affrontare impersonando il Nemico Numero Uno. Se ci fosse Evander, in quell'armatura, sarebbe diverso, ma... Insomma, non vogliamo correre il pericolo che la Fenice muoia. Sarebbe la fine di tutti noi».
Almeno, Adalwyn poteva stare tranquillo: c'era chi vegliava su di lui, un invisibile angelo custode. Infatti, Reymond, con uno slancio di coraggio piuttosto macabro, aveva dichiarato che avrebbe dato entrambi gli occhi ed entrambe le mani, pur di impedirgli di morire.
L'esercito ribelle era in vista della piazza di fronte alla torre nera. E poteva ormai scorgere il nemico, adunato in una schiera perfetta, tutto attorno alla piazza.
«Tutto ciò che tu, Falco-Fenice, dovrai fare sarà... rimanere in vita! Ah, dimenticavo: dovrai fare anche il discorso di incitamento alle truppe. Ma non preoccuparti. Avevo costretto Evander a prendere qualche appunto: gli avevo spiegato quanto l'arringa prima di una battaglia non vada affatto sottovalutata. Ecco: questi sono i suoi appunti. E questi sono i miei».
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Triplania- La rivelazione
Science FictionUltimo volume della trilogia di Evander. Zadok è stato sconfitto. Evander ha fatto ritorno. Ma non è di lui, che c'è bisogno ora: c'è bisogno di Alekym. Ritornato da pochi giorni alla vita, Evander deve mettere da parte sé stesso per diventare i...