16. Un matrimonio che non s'ha da fare

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Il giorno del matrimonio era arrivato, e tutto era stato predisposto secondo i piani.

La cattedrale era un immenso edificio ottagonale così costituito: nel centro, sopraelevato a qualche metro dal suolo, sorgeva l'altare circolare, che poteva essere osservato da tutti i lati e da tutti coloro che si trovavano all'interno della cattedrale.

Attorno ad esso, si espandeva la platea, riservata ai soli funzionari di corte, i nobili più elevati e, naturalmente, i famigliari degli sposi. Qui sedeva anche End Yvnhal, a cui era stato assegnato un posto in prima fila, per rispetto alla sua posizione altolocata. Durante la cerimonia, infatti, egli avrebbe assistito come spettatore, mentre il compito di supervisionare la situazione e di mantenere la sicurezza era stato affidato a Evander.

Quattro portoni ad arco ai rispettivi punti cardinali mettevano su altrettante navate che, secando la platea in quattro quarti di cerchio raggiungevano l'altare.

Attorno alla platea, si ergevano le gradinate circolari dove avrebbe preso posto il popolo, simili a quelle di un anfiteatro.

Su un anello circolare superiore, che abbracciava con lo sguardo l'intera cattedrale, e che si trovava subito dietro alle gradinate, un lungo porticato in ombra ospitava i trecento endar che avrebbero presenziato alla cerimonia sotto la supervisione di Evander e che avevano il compito di monitorare la situazione, tenere a bada la folla e agire in caso di pericolo. Essi erano uno di fianco all'altro, in piedi, armati come se dovessero andare in battaglia, nonostante la santità del luogo sul quale poggiavano i piedi, immobili come statue.

Infine, uno stretto corridoio di servizio interamente coperto eccetto alcuni spiragli che permettevano la vista dell'interno della cattedrale correva su tutta la base circolare della cupola direttamente sopra al porticato degli endar, e rimaneva vuoto in caso di necessità. Esso comunicava con un corridoio interno attraverso otto piccole porte su ciascun lato dell'ottagono.

Poiché era necessario che il matrimonio venisse ripreso e mandato in onda in diretta in tutto l'Impero, una grande quantità di telecamere riprendeva ogni angolo della cattedrale da diverse angolazioni. Un enorme schermo leggermente curvo rivestiva la parte più alta della cupola e chi avesse guardato in alto avrebbe potuto vedere le riprese della scena che avveniva in basso.

Evander si guardò intorno: quello era il luogo perfetto per il suo piano. L'intera Triplania avrebbe potuto vedere ciò che sarebbe accaduto quel giorno in quella cattedrale, e questo era esattamente ciò di cui c'era bisogno.

Quando tutti si furono seduti e la musica partì, il grande portone ad arco all'ingresso della navata est si aprì e lasciò entrare la sposa, accompagnata dal padre.

L'abito che indossava era quello che aveva indossato quando Evander era andato a portarle la notizia del rinvio del matrimonio dopo la presupposta morte del vecchio imperatore.

Evander ne ricordava ogni minimo particolare.

Immobile, a fianco dei suoi compagni endar, sotto l'ombra del porticato, potva essere certo che nessuno avrebbe notato il suo stato d'animo tormentato. Ma per Jayden era diverso: lei era al centro della cattedrale e attraverso il velo si potevano vedere i suoi occhi arrossati dal pianto.

Entrambi sapevano che qualcuno avrebbe fermato il matrimonio, ma la paura che non andasse tutto secondo i piani era troppo forte per mantenersi calmi.

Jayden rivolse più volte il proprio sguardo verso la schiera di endar, come a ricercare un conforto, ma Evander non era visibile se non dai suoi compagni a fianco a lui.

Finalmente, venne il momento che Jayden attendeva con tutta sé stessa e che temeva non giungesse più.

Furono pronunciate le parole che dentro di lei continuava a ripetere dall'inizio della cerimonia:

Triplania- La rivelazioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora