37. ultime volontà

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Nello sforzo estremo, Evander riuscì a muoversi.

Il tempo parve fermarsi.

La punta del pugnale toccò la pelle.

Evander riuscì a sentirla: fredda, pungente... era proprio sul tatuaggio argenteo dell'erede.

Dapprima le dita della mano destra presero a formicolare.

Poi il formicolio colpì l'avambraccio.

Quindi, salì sul bicipite.

Infine, toccò la spalla.

Con un riflesso involontario, Evander colpì Vlastamir con il proprio braccio destro, tornato miracolosamente alla vita.

Il colpo fu deviato prima che il pugnale penetrasse la carne.

La lama strisciò sulla pelle, e si conficcò nel petto di Evander di traverso.

Andò a fondo, ma non toccò il cuore.

Evander cadde a terra, come un corpo senza vita.

Sebbene non fosse morto, Evander non riusciva ad alzarsi.

La metà sinistra del corpo era ancora paralizzata.

La ferita faceva uscire il sangue a fiotti e bruciava come sopra ad una fiamma.

Il resto del corpo, invece, sembrava immerso nel ghiaccio.

Evander aveva sete: sentiva le labbra arse, come prosciugate dal sole del deserto.

E aveva freddo.

Molto freddo.

Non riusciva a vedere o a sentire nulla: tutto era confuso ed offuscato.

Di fronte ai suoi occhi, oscillava l'immagine mnemonica di quel pugnale dai riflessi verdastri.

Attorno a lui, la confusione si fece più chiassosa e caotica.

Evander non riusciva a distinguere ciò che quelle voci dicevano. E non gli interessava neppure.

Il suo cuore era una spugna impregnata di dolore: trasudava senso di colpa per i delitti che aveva commesso. La sua vita piena di odio, dolore, ingiustizie gli scorreva vivida davanti agli occhi, minuto per minuto.

Mai come in quel momento Evander aveva desiderato morire.

Pregava perché si compisse il suo destino: la morte era il prezzo più basso che potesse pagare per ciò che aveva fatto.

Aveva commesso troppi crimini: non poteva vivere.

Non doveva vivere.

Aveva perso il diritto alla vita, dopo averne privato così tante persone innocenti.

Con la morte, si sarebbe fatta giustizia.

Un urlo sovrastò le altri voci e Evander credette di sentire una freccia solcare l'aria a pochi centimetri da lui.

Un tonfo, un grido e poi, il silenzio.

Molti volti si erano chinati su di lui e lo fissavano.

Non riconosceva quei volti.

Ma non gli importava.

Altri volti, sconosciuti ma nitidi, oscillavano di fronte a lui: i volti di coloro che aveva ucciso. Erano innumerevoli.

Quanto dolore aveva causato alle loro famiglie.

No. Non voleva vivere. Non più.

Desiderava soltanto una cosa.

Triplania- La rivelazioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora