9. Una boccetta dal tappo nero

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Qualcuno bussò alla sua porta.

Adalwin, sorpreso, si alzò di scatto dal letto, dove era stato sdraiato tutta la sera a sperare che un colpo di sonno gli portasse via quelle ansie e quei pensieri che lo tenevano immancabilmente sveglio a contare i minuti.

Si chiese chi potesse essere venuto a fargli visita la notte prima delle nozze.

Non poteva essere un endar perché tutti sapevano che lui parteggiava per i Ribelli e nessuno avrebbe voluto farsi vedere con lui la vigilia prima di un evento che i ribelli avrebbero volentieri mandato a monte, con il rischio di essere poi giustiziato per tradimento. Ma non poteva essere neppure un ribelle, dal momento che gli unici ribelli che vivevano a corte - Jayden, Zora - erano tenuti sotto strettissima sorveglianza.

Per un momento pensó che fosse Evander, ma poi si diede dello stupido. Se Evander avesse tentato di impedire il matrimonio complottando con lui, avrebbero potuto dire addio alla speranza di salvare loro padre.

Si alzò ed andò ad aprire, curioso e preoccupato di chi si sarebbe trovato di fronte.

Quando aprì la porta e vide End Mida, medico ufficiale endar, perse ogni interesse. Svogliatamente, lo fece entrare chiedendogli: «End Mida, cosa si richiede che io faccia, stasera?».

End Mida entrò e si richiuse la porta alle spalle. Con fare disinvolto, quasi allegro, gli disse: «Oh, assolutamente nulla! Eravamo preoccupati per la vostra salute perché vi abbiamo visto un po' pallido e stanco negli ultimi giorni. Forse dormite poco? Desiderate un sonnifero? O magari un tonico?».

«No, grazie» disse Adalwin, secco.

«Ne siete assolutamente sicuro? Non c'è proprio nulla che voi desideriate in questo momento?» chiese insistente il medico endar, togliendosi il mantello ed appoggiandolo sbadatamente sulla scrivania.

Per un momento, Adalwin pensò che quella domanda e quel tono nascondessero una qualche allusione. Si fece più attento, per timore di qualche brutta sorpresa. Cosa doveva aspettarsi ancora, dopo tutto quello che gli endar gli avevano già fatto?! Non era già sufficiente che fosse costretto a osservare impotente la propria famiglia e il proprio popolo tiranneggiati da suo fratello? Cos'altro volevano da lui? Forse speravano che si suicidasse? Forse era per questo, che End Mida era venuto quella sera: nel tentativo di invogliarlo al suicidio. Se lui si fosse tolto di mezzo con le sue stesse mani, il popolo non avrebbe potuto dir nulla contro Vlastamir e contro Yvnhal. Ma non gliela avrebbe data vinta.

End Mida, tuttavia, aveva già cambiato tono ed espressione. Ora appariva disinvolto, noncurante, quasi sbadato.

Si era messo a estrarre dalla valigetta un gran numero di pillole, fiale, scatolette e ad indicare per ciascuna la funzione in un lungo elenco che sembrava quasi lo sproloquio di un pazzo:

«Ecco qui: abbiamo tutto quanto un uomo possa mai desiderare. Antidolorifici, sonniferi, calmanti, integratori, sedativi, pomate, antibiotici...».

Alla fine dell'elenco, End Mida tirò fuori un'ultima boccetta contenente un liquido cangiante, con un piccolo tappo nero.

«E poi, guardate cosa abbiamo qui. Una vera bellezza! Non credereste mai a quel che si può trovare nelle bacheche dell'infermeria endar. Questa è un'aggiunta recente, molto rara. Mi è arrivata soltanto stamattina, ma mi sono completamente e totalmente dimenticato di registrarla. Che sbadato, una negligenza imperdonabile. Ora è come se non esistesse, una boccetta fantasma, si può dire».

Adalwin proprio non capiva dove volesse arrivare il medico. Provò ad interrompere quel monologo: «Non ho bisogno assolutamente di nulla, davvero!».

Ma End Mida finse di non averlo sentito e continuò instancabile: «Non vi interessa sapere a cosa serve, questa bellissima fialetta fantasma?».

Adalwin provò a rispondere un secco "no", che fu totalmente ignorato.

«Funzione molto affascinante. Sono certo che vi interesserà conoscerla».

Mida gli si avvicinò e gli rivelò la funzione di quella fiala.

Ora Adalwin era seriamente interessato.

End Mida iniziò a rimettere tutto nella sua valigetta.

«Ma capisco che sto perdendo il mio tempo. Voi non avete alcun bisogno di sonnifero, giusto? Dormirete tranquillamente in attesa di un certo lieto evento che si terrà domattina nella cattedrale. Non c'è nulla di più lieto di un matrimonio, non è così? E, potete starne certo, nulla impedirà questo evento così a lungo desiderato da così tante persone. Nulla. Solo un grande lutto può impedire un grande matrimonio. Meno male che, per nostra fortuna, nessuno è moribondo a corte, non è vero? Ah, già, dimenticavo il nostro anziano imperatore, che è tristemente malato. La sua morte, mi duole molto dirlo, è da aspettarsi in qualsiasi momento. Con grande probabilità, anzi, sarò chiamato proprio io a fare la verifica di questo triste decesso, essendo io l'unico ufficiale endar medico di corte. Che triste compito! Spero non accada troppo presto. Addio, vi lascio riposare».

End Mida prese su valigetta e mantello con un unico gesto sgraziato e si diresse, ancora parlando, verso l'uscita.

Adalwin rimase immobile, sconvolto, a fissare un liquido violaceo navigare dentro una minuscola boccetta dal tappo nero, che Mida aveva dimenticato sul tavolo.





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