21. Il nuovo quartier generale

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Due mesi dopo, tutto era cambiato.

Giunta a  Veradria, la nave di Taide era atterrata sulla piattaforma centrale dell'Accademia di Tridia.

L'accoglienza da parte dei cadetti, dei professori e degli Esploratori dell'Accademia fu unanime: nessuno si dimostrò apertamente ostile al movimento di Ribellione, ma, al contrario, tutti lo supportarono. Se esisteva una voce di minoranza che nutriva ancora un qualche sentimento di lealtà nei confronti di Vlastamir, essa non si fece sentite.

L'accademia divenne il quartier generale della Ribellione.

Gli spazi ampi erano perfetti per accogliere un così gran numero di persone. Le mura ed il sistema elettronico di allarme e di difesa garantivano sicurezza in caso di attacco. Gli hangar erano il posto più sicuro dove tenere le astronavi fino a tempo debito, quando sarebbero salpate per Edresia, dove si sarebbe tenuta la battaglia finale. Infatti, tutti erano più che certi che la guerra si sarebbe conclusa sul Pianeta Rosso, dal momento che gli endar non avevano a propria disposizione neppure un'astronave da combattimento, ma solo navi mercantili o navi passeggeri. Era impensabile, quindi, che l'esercito dei mantelli neri avrebbe mai lasciato Edresia per venire ad attaccare i ribelli su Veradria. I mantelli neri avevano una sola alternativa: attendere. Questo era un enorme vantaggio perla Ribellione, la quale aveva il privilegio tattico di poter scegliere tempo e luogo per la battaglia decisiva.

Qualche contrasto c'era stato, naturalmente. Per quanto l'accademia fosse paragonabile ad una piccola città, stipare in uno stesso luogo così tanti uomini appartenenti a mondi diversi era un rischio. Infatti, all'interno delle mura c'erano gli esploratori, noti per essere piuttosto disinteressati di politica e famosi per la loro scelta quasi ascetica di vivere a bordo di astronavi e non avere quasi nessun legame con i terrestri. Poi, c'erano gli endar disertori, che avevano scelto di passare dalla parte dei ribelli per questioni di coscienza, ma che ancora dovevano lottare con il retaggio del loro rigido addestramento, con le abitudini militari, con l'assuefazione alla violenza, con la tendenza a non porsi domande prima di obbedire agli ordini dei loro superiori e, naturalmente, con l'odio e la maldisposizione di tutti gli altri nei loro confronti. O, ancora, c'erano i ribelli come Taide, abituati a vivere come reietti della società, carichi di ragionevole odio nei confronti degli endar. Infine, c'erano i monaci, che sembravano andare d'accordo con tutti, ma costituivano un'incognita imprevedibile, con le loro menti silenziose ed insondabili.

Tuttavia, quei contrasti erano gestibili, ed i monaci si rivelarono piuttosto abili nell'appianarli.

Per quanto riguardava le provviste alimentari, non c'era nulla di cui preoccuparsi, dal momento che i monaci provvedevano anche a quello: non era chiaro come facessero, ma essi avevano una scorta infinita di qualsiasi cosa potesse rendersi necessaria. Sembrava si preparassero a quel momento da un'intera esistenza. E, forse, era così.

Appena i ribelli ebbero occupato l'Accademia e provveduto ad una sistemazione adeguata per tutti, Evander si recò in visita dal Sommo Monaco. Lo accompagnarono Adalwin, Taide, Mida e Reymond.

L'incontro con il Sommo Monaco turbò molto Evander: quello strano personaggio e le sue parole profetiche lo avevano già messo in crisi una volta, ma la seconda fu pure peggio.

Quando lo aveva incontrato nei panni di Zadok, il monaco si era presentato come un indecifrabile asceta preveggente, quasi posseduto da una qualche forza spiritica.

Ma, la seconda volta, Evander conobbe anche altri aspetti del suo carattere, che dapprima egli gli aveva tenuto nascosti. Infatti, il Sommo Monaco era, fra le altre cose, anche un ottimo stratega militare, un buon sovrano per la propria gente, uno scienziato ed un medico dalle capacità difficilmente eguagliabili, un abile oratore ed un piacevole commensale.

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