[Completo]
Tutto è organizzato nei minimi dettagli... L'orologio scorre e la mia ora è sempre più vicina.
Il tuo viso nascosto
La tua voce sdoppiata per il mio cuore duro, pronto per vendicare
Poi ti ho vista e hai smosso le carte
Sono stato fottut...
-Quella di sopra è la colonna sonora di questa storia-
𝐓𝐫𝐞 𝐚𝐧𝐧𝐢 𝐩𝐫𝐢𝐦𝐚
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Sono nella mia stanza ad allenarmi, ovvero a tirarti pugni su un cazzo di sacco che mi sono procurato. Non ho una vita facile e questo mi porta a scaricare lo stress spesso durante la giornata.
Mentre mi impegno a dare il meglio, sento urlare i miei genitori al piano di sotto.
Sarà sempre lo stesso motivo!
Questo motivo si chiama Zayra. Se vi state chiedendo chi è, ve lo dico subito. É mia sorella... Più piccola di me di tre anni.
Sento bussare alla porta. Mi fermo e cerco di prendere fiato
<Chi disturba? > dico con affanno <Can posso entrare? >é la voce di mia madre.
Certo che può entrare, che domanda fa?
<Certo che puoi entrare > intanto riprendo a tirare pugni <Hai visto o sentito tua sorella? > <Perché dovrei saperlo? >
Il loro punto di riferimento sono sempre io, non si sono ancora convinti che la loro bellissima figlia è un uragano
<Perché lei si confida con te Can... L'ultima volta non l'hai coperta? E poi è scappata. Non sappiamo dov'è andata! > dice incrociando le braccia
Sbuffo.
<Mamma continuo a dirti che non so nulla! > intanto il respiro diventa corto <Speriamo che torni presto. Chi lo vuole mantenere tuo padre > dice sbuffando
È stanca anche lei di questa vita.
<Io non ceno con voi. Esco a bere qualcosa > dico mentre mi tolgo i guantoni e mi asciugo il sudore con la canotta <Va bene Can... Non venire tardi > <Mamma ho venticinque anni! Esco tardi e mi ritiro tardi > dico ridendo mentre cerco nell'armadio qualcosa da mettere <Sai che ho sempre questa paura costante che vi possa succedere qualcosa > si porta una mano al petto e mi avvicino, prendendo esattamente quella mano e portarla sul mio di petto <<Devi stare tranquilla! So cavarmela e poi, cercherò Zayra>> le dico e vedo del bel colore sul suo viso finalmente. Sospira ed esce dalla stanza. Intanto mi faccio una doccia e subito dopo mi vesto, per poi prendere le chiavi della macchina e raggiungere il salone dove i miei stanno mangiando
<Vado! > dico al volo, passando come una furia <Can portami tua sorella! > dice mio padre e mi fermo, per rivolgergli lo sguardo <Va bene papà! > dico con mezzo sorriso ed esco di casa.
Prendo la macchina e chiamo Ekin, ovvero il braccio destro per come lo definisce mio padre. Me lo ha affiancato per proteggermi dai malavitosi che ci circondano. Mio padre ha tanti amici, quanto i nemici che lo vogliono morto. Ogni giorno é una dura lotta per lui, provando a trovare soluzioni e sopratutto strategie per rimanere in vita.