𝐂𝐚𝐩. 𝐔𝐧𝐨 Zayra

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-Quella di sopra è la colonna sonora di questa storia-

𝐓𝐫𝐞 𝐚𝐧𝐧𝐢 𝐩𝐫𝐢𝐦𝐚

Sono nella mia stanza ad allenarmi, ovvero a tirarti pugni su un cazzo di sacco che mi sono procurato

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Sono nella mia stanza ad allenarmi, ovvero a tirarti pugni su un cazzo di sacco che mi sono procurato. Non ho una vita facile e questo mi porta a scaricare lo stress spesso durante la giornata.

Mentre mi impegno a dare il meglio, sento urlare i miei genitori al piano di sotto.

Sarà sempre lo stesso motivo!

Questo motivo si chiama Zayra.
Se vi state chiedendo chi è, ve lo dico subito. É mia sorella... Più piccola di me di tre anni.

Sento bussare alla porta.
Mi fermo e cerco di prendere fiato

<Chi disturba? > dico con affanno
<Can posso entrare? >é la voce di mia madre.

Certo che può entrare, che domanda fa?

<Certo che puoi entrare > intanto riprendo a tirare pugni
<Hai visto o sentito tua sorella? >
<Perché dovrei saperlo? >

Il loro punto di riferimento sono sempre io, non si sono ancora convinti che la loro bellissima figlia è un uragano

<Perché lei si confida con te Can... L'ultima volta non l'hai coperta? E poi è scappata. Non sappiamo dov'è andata! > dice incrociando le braccia

Sbuffo.

<Mamma continuo a dirti che non so nulla! > intanto il respiro diventa corto
<Speriamo che torni presto. Chi lo vuole mantenere tuo padre > dice sbuffando

È stanca anche lei di questa vita.

<Io non ceno con voi. Esco a bere qualcosa > dico mentre mi tolgo i guantoni e mi asciugo il sudore con la canotta
<Va bene Can... Non venire tardi >
<Mamma ho venticinque anni! Esco tardi e mi ritiro tardi > dico ridendo mentre cerco nell'armadio qualcosa da mettere
<Sai che ho sempre questa paura costante che vi possa succedere qualcosa > si porta una mano al petto e mi avvicino, prendendo esattamente quella mano e portarla sul mio di petto
<<Devi stare tranquilla! So cavarmela e poi, cercherò Zayra>> le dico e vedo del bel colore sul suo viso finalmente.
Sospira ed esce dalla stanza. Intanto mi faccio una doccia e subito dopo mi vesto, per poi prendere le chiavi della macchina e raggiungere il salone dove i miei stanno mangiando

<Vado! > dico al volo, passando come una furia
<Can portami tua sorella! > dice mio padre e mi fermo, per rivolgergli lo sguardo
<Va bene papà! > dico con mezzo sorriso ed esco di casa.

Prendo la macchina e chiamo Ekin, ovvero il braccio destro per come lo definisce mio padre.
Me lo ha affiancato per proteggermi dai malavitosi che ci circondano.
Mio padre ha tanti amici, quanto i nemici che lo vogliono morto.
Ogni giorno é una dura lotta per lui, provando a trovare soluzioni e sopratutto strategie per rimanere in vita.

𝐏𝐢𝐮̀ 𝐈𝐧 𝐀𝐥𝐭𝐨 𝐃𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐋𝐮𝐧𝐚 [1 e 2 Volume] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora