i simboli di Ecate

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Ecate custodisce e presiede i crocevia: qualunque incrocio, in particolare quello di incontro di tre vie, è a lei sacro ed un tempo vi erano edificate edicole ed effigi in suo onore.
Molte credenze e rituali di derivazione contadina approdano nella loro fase culminante proprio nei crocevia e ai trivi. Proprio in questi luoghi si portano le offerte in suo onore.
Poste agli incroci di tre strade, le statue di Ecate proteggevano i viandanti, aiutandoli a scegliere il percorso giusto e ad individuare i passaggi meno rischiosi. Ecco perché in alcune rappresentazioni Ecate ha addirittura tre teste, ognuna che guarda in una diversa direzione.
La cristianità ne ha fatto invece territorio diabolico dove vi si seppellivano i suicidi. Il crocicchio è, al contrario, un posto di concentrazione di energie: le strade, i cammini, i destini si incrociano e portano ad una scelta. Ecate è la dea delle scelte e della libertà di scelta.

Il coltello appare in molte rappresentazioni di Ecate, forse associato al suo ruolo di levatrice (per tagliare il cordone ombelicale), ma è associato anche al suo ruolo di accompagnatrice nella morte, dove taglia i legami fra il corpo fisisco e lo spirito.

Nel cosidetto Oracolo caldeo, edito ad Alessandria, la Dea era associata al simbolo noto come ruota di Ecate, con forme serpentine che disegnano una figura labirintica a tre direzioni.
Triplicità, vita morte e rinascita, rinnovamento e altri dei suoi significati sono racchiusi in questo simbolo.

Altri animali simbolo di Ecate sono i cavalli e i gatti neri.
La civetta è sua messaggera. I suo carro è tirato da dragoni.

Per gli antichi greci le divinità femminili associate alla Luna erano principalmente tre: Selene (la luna piena), Artemide (la luna nuova) ed Ecate (la luna calante), in seguito riprese dalla civiltà romana, con i nomi di Luna, Diana ed Ecate .
Ella sarebbe la rappresentazione di uno dei tre aspetti della madre terra, Demetra, che annoverava anche la vergine Persefone e la saggia Ecate, lo stadio finale della crescita di ogni donna.
In virtù della sua natura trina, viene vista anche come dea del tempo e del destino, affine alle Parche e alle Moire, per la sua capacità di guardare al passato, al presente e al futuro.
Sempre tre sarebbero i mondi cui appartiene, essendo in grado di attraversare liberamente il mondo degli Inferi, quello degli uomini e quello degli Dei.

Così cita lo scrittore latino Ovidio, nei "Fasti":
"...le facce di Ecate si volgono verso tre parti / perché guarda i crocicchi che si dividono in tre strade..."

Questo presiedere ai crocicchi formati da tre strade ci ricorda peraltro una realtà fisiologica: è analogo al modo in cui funziona il sistema nervoso umano, per i suoi triplici incroci interni.

Ecate è rappresentata triforme anche perché è la Regina dei Tre Regni, cielo, terra e mare (= l'universo), come si legge negli inni citati nella pagina. Ma c'è di più: Lei è al centro dei tre mondi, il mondo sensibile, il mondo etereo, il mondo intuibile. E ancora, è detta Trioditis o Trivia ed è rappresentata con tre corpi perché tre sono i destini dell'anima umana secondo i Suoi insegnamenti: il Giardino, dove la Dea danza selvaggiamente e si inebria di gioia con i morti meritevoli, la reincarnazione in un essere umano o il Tartaro, il mondo di luce opaca.


I suoi poteri
Come abbiamo visto, già nel nome Ecate è profondamente connessa all'idea di potere, potere magico.
Le 'parole di potere' (o incantesimi) sono collegate ad Ecate: il termine egiziano 'heka', ciò che rende attivo il ka, indica il dare voce a un intento, in modo che gli effetti si manifestino immediatamente dopo che esso ha lasciato le labbra di chi lo esprime. La magia della volontà, della volontà che si esprime e crea.

Nonostante le sue rare apparizioni nell'ambito dell'Olimpo, Ecate mantenne il dominio su cielo, terra e mondo sotterraneo, nonché il ruolo di custode della ricchezza e delle benedizioni della vita. Come abbiamo visto Zeus stesso non osò destituirla, sebbene il potere di Ecate fosse rimasto grande quanto- se non più- del suo. Anzi la onorò al punto di concederle l'antico potere di donare o negare ai mortali i loro desideri.

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