La parola namaste deriva dal sanscrito: namas (inchinarsi, salutare con reverenza) e te (a te). A questa parola è però associata una valenza spirituale, per cui essa può essere tradotta in modo più completo come saluto: mi inchino alle qualità divine che sono in te.In sostanza, dunque, il significato ultimo del saluto è quello di riconoscere la sacralità di ognuno di noi.Il gesto del namaste rappresenta la convinzione che ci sia una scintilla divina dentro ognuno di noi che si trova nel chakra del cuore.Nella cultura nepalese, il namaste viene eseguito quando un membro della famiglia più giovane incontra parenti più anziani. Esso varia anche a seconda della condizione sociale e di prestigio. La persona con basso status sociale o prestigio esegue namaste per primo in segno di rispetto e devozione per l'altra persona.Nel misticismo indiano è chiamato "Namaskaram mudra", e molti ne sono i significati. È simultaneamente un saluto parlato e un gesto, un mantra e un mudra.Il gesto delle mani giunte è chiamato "anjali" (radice anj, onorare, celebrare, ornare), che può i rappresentare un cosmo apparentemente duale, oppure, il riunirsi dello spirito e della materia, la mano destra la natura divina quella sinistra la natura terrena.Secondo alcuni questa posizione delle palme e delle dita (mudra) agisce come una semplice asana , bilanciando ed armonizzando le energie, permette un riequilibrio interiore.Il namaste può assumere una connotazione più mistica quando si portano le dita delle palme unite alla fronte, tra le sopracciglia, dove è localizzato il "terzo occhio", in corrispondenza del Ajna cakra.Al giorno d'oggi la parola namastè è piuttosto nota anche in occidente, ed è diventato un saluto tipico nei gruppi che apprezzano le filosofie e le religioni orientali, oppure semplicemente nello yoga.