V. Una corte dorata

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"Terra! Terra!"

Sul ponte c'era un viavai di marinai che si affannavano ad aprire e chiudere vele, fare e sciogliere nodi, tutto per prepararsi all'attracco dopo quel richiamo.

Astrid si affrettò verso il parapetto della nave, si sporse verso l'esterno, e la vide.
Per cinque giorni avevano navigato per giungere lì, nella capitale del regno di Estelle, e finalmente erano arrivati.
La città di Elythen apparve all'orizzonte, in tutto il suo splendore, così come doveva essere stata negli ormai lontani tempi di quello che una volta era il più prospero impero del mondo, Ælfrich.
Già da lontano, sembrava un luogo ricchissimo, e la principessa non vedeva l'ora di attraccarvi.
Il mare le piaceva, ma in tutta onestà, non vedeva l'ora di avere un suolo stabile sotto i piedi.

Lionel e Nikolaj erano vicini a lei, e anche loro osservavano l'orizzonte.

Il più giovane fece un mezzo sorriso mentre guardava il profilo della terraferma lentamente avvicinarsi a loro. "Casa dolce casa" mormorò, appoggiandosi al parapetto.

Non sembrava esserne davvero molto entusiasta, ma Astrid evitò di farlo notare, almeno per ora. Avrebbe potuto parlarne con Lionel una volta trovato un momento in cui stare da soli.
Gliel'aveva raccontato, dopotutto, che la vita di corte aveva finito per stufarlo.

Quando la nave fu arrivata al porto, l'ancora fu tirata, e una pedana per far scendere i passeggeri fu appoggiata al vascello.
I due principi scesero, e porsero ognuno una mano ad Astrid per aiutarla.

Una volta a terra, Nikolaj la condusse verso una carrozza.
Camminava veloce, e sembrava infastidito dal fatto che Lionel si fosse fermato a parlare con i marinai.

"Fratello, datti una mossa" lo chiamò, stizzito, mentre faceva salire Astrid sulla carrozza, "Vorrei poter arrivare prima che tramontasse il sole."

Il viaggio fu silenzioso.
Lionel tentò di parlare, ma non appena aprì bocca ricevette un'occhiataccia da parte di Nikolaj, tanto che anche lui si decise a stare zitto.

Quando infine arrivarono, il principe ereditario non ci mise molto a liberarsi di loro.

Disse loro solo che si sarebbero visti per cena.

"Vestitevi bene, principessa" le ricordò, tuttavia, quando si era già incamminato, "Mia madre vorrà conoscervi."

Lì lasciò, poi, addentrandosi negli ampi corridoi del castello di Estelle.

Astrid guardò verso Lionel, che le fece un sorrisetto. "Pare che toccherà a me farvi da guida. Avrei creduto che Nikolaj sarebbe stato più possessivo, ma non posso certo lamentarmi."

Le porse il braccio, che Astrid prese ricambiando il sorriso.
"Vi ringrazio."

Non andarono molto lontani, tuttavia. Non appena girato l'angolo, si imbatterono in un servo.

"Principe Lionel. Principessa Astrid." Si inchinò. "Re Erik e la regina Brigitta vogliono vedervi. Mi hanno ordinato di condurvi al più presto nella sala del trono."

Lionel annuì. "Andiamo, dunque. A mio padre non piace aspettare."

La sala del trono era ampia, dalle pareti riccamente decorate con arazzi e tende.
Il trono si trovava alla fine della sala, appoggiato contro il muro, e su di esso sedeva un uomo, che sul capo portava una corona d'oro con gemme incastonate.
Accanto a lui, su un trono più piccolo, vi era una donna adorna di gioielli.

Astrid vide che Nikolaj si trovava già nella sala, anche lui di fronte al re e alla regina.

Lionel fece un leggero inchino ai piedi dei due troni. "Padre. Madre."

Un Rubino per la Regina Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora