XI. Un profumo di limone e cannella

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Negli ultimi giorni, Astrid e Nikolaj avevano incontrato gli invitati alle loro nozze uno per uno, man mano che essi giungevano alla capitale dalle varie provincie di Estelle o persino da altri regni, vicini e lontani.
Era tutto un continuo auguri e congratulazioni, giorno dopo giorno, e sembrava che il corteo di ospiti non dovesse mai finire.

La sala del trono era stata addobbata a festa per l'occasione con, se possibile, ancora più ricchi tendaggi e decorazioni in oro ad adornare le pareti di quante già non ve ne fossero.
Anche la famiglia reale al completo era vestita di tutto punto.

Astrid era assolutamente certa che fosse tutta una dimostrazione di opulenza e di potere da parte loro, tanto quanto non aveva dubbi che la cerimonia di nozze e il ballo che l'avrebbe seguita non avrebbero differito molto in quanto all'atmosfera.

Forse anche a causa di tutto quell'esagerato splendore, che la circondava ovunque lei guardasse, a fine giornata la principessa si sentiva sempre come se la testa stesse per esploderle, ma ciò non sembrava importare a nessuno, sempre che qualcuno l'avesse notato.
Con gli anni, era diventata brava a nascondere le proprie emozioni.
Una principessa non poteva fare altrimenti.
E così ogni mattino aveva il dovere di alzarsi e tornare ad accogliere nuove schiere di nobiluomini e nobildonne, venuti ad assistere alla sontuosa cerimonia che di lì a poco si sarebbe svolta tra le mura del castello.

Infine, a questo ritmo, era giunta la vigilia delle nozze, e ancora nuove navi attraccavano al porto e nuove carrozze giungevano davanti ai portoni del palazzo.

Astrid non poté fare a meno di lasciarsi andare ad un sospiro stanco quando sentì l'ormai noto bussare delle serve che venivano a svegliarla per aiutarla a vestirsi.

Era esausta, così esausta che quasi non riusciva più a sentirsi nervosa per il suo imminente matrimonio.
Non le interessavano gli ennesimi auguri di invitati di cui non sapeva nulla se non il nome, e anche il solo pensiero di dover stare a braccetto con Nikolaj, fingendo di essere felice all'idea di sposarlo, contribuiva solo a rendere la giornata che le si prospettava davanti ancora più tremenda.  

Neppure il suo promesso sposo, tuttavia, sembrava particolarmente bendisposto al dover stare in piedi per ore ad accogliere gli ospiti.
La ragazza lo conosceva abbastanza bene, ormai, da poter anzi dire con certezza che non lo fosse, nonostante lui annuisse e facesse finti sorrisi cortesi in riposta alle parole di ogni nuovo arrivato, ringraziandoli e dando loro in benvenuto.
Era tanto bravo a fingere quanto ogni altro nobile, se non di più.

Giunse nella sala del trono con questi pensieri che si accumulavano nella sua testa, come se questa avesse deciso che la giornata non fosse già abbastanza tediosa di per sé.

Come di consueto, anche il resto della famiglia reale di Estelle era lì, ma persino la presenza di Lionel vicino a lei non riusciva a consolarla.
Al contrario, più era costretta a sorridere e proclamare quanto era eccitata per il matrimonio, più il suo cuore doleva al pensiero che lui stesse osservando ogni cosa, che stesse udendo ogni sua parola.

Astrid si era ritrovata a pensare che, se ci fosse stato Lionel al suo fianco, avrebbe sopportato di buon grado le giornate passate ad accogliere ospite dopo ospite.
Sapeva che la realtà era ben diversa, e che sognare ad occhi aperti non avrebbe cambiato nulla, anzi le avrebbe provocato ancora più sofferenza, eppure non era riuscita a non pensarci.

Aveva tentato di dare una sbirciata al più giovane dei due principi, in piedi alla destra del fratello maggiore, quasi a volersi tranquillizzare, ma l'espressione, così inusualmente seria, sul volto di Lionel non aveva fatto che preoccuparla ulteriormente.

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