VII. Una notte per le ombre

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Era sola con Lionel in una stanza, la sua stanza, e il cuore le batteva all'impazzata.

Mai Astrid avrebbe creduto che sarebbe arrivata a tal punto con un uomo che non era suo marito, tantomeno se quell'uomo lo conosceva da solo una settimana.
Eppure lui era lì, così bello, come la luna. Il suo sorriso illuminava le notti della principessa come l'astro faceva luce sulla città dall'alto del cielo notturno. E chi, si chiese Astrid, avrebbe mai potuto non amare la luna?
Persino sua sorella l'aveva affermato, Lionel si faceva amare da tutti, col tempo, e la ragazza non faticava a credere alle sue parole. Era poi così sbagliato, dunque, che anche lei si fosse lasciata affascinare dal bel giovane dai capelli d'ebano?

Dopo che il principe l'aveva ricondotta fino alle sue stanze, lei l'aveva invitato a rimanere.
Astrid non era riuscita a trattenersi e, pur andando contro all'ultimo briciolo di buon senso che le era rimasto, si era fatta baciare da Lionel, abbandonandosi con letizia—anche se solo per un momento—alla passione travolgente, quasi frettolosa, di ogni sua carezza.

"Voi sarete la mia rovina..."

Lionel non sembrò ascoltarla. Le baciò la fronte, accarezzandole i capelli con fare tenero e stringendola tra le braccia, quasi lei fosse una bambina di cui doveva prendersi cura.

Con il buio della sera, e la candela ormai abbandonata sul comodino, Astrid non riusciva neppure a scorgere l'espressione sul volto di lui, ma sentiva il ritmo regolare del suo respiro.

"Mi dispiace per mio fratello" le sussurrò, "So che non avete gradito il modo in cui vi ha guardata, conosco quello sguardo. A Nikolaj piace avere il controllo. E mi dispiace di non avervi aiutato..."

Astrid scosse leggermente il capo. "Non ce n'era bisogno. Non mi ha fatto alcun male, e non sarebbe stato saggio affrontarlo per una simile sciocchezza."

Lui continuò ad accarezzarle la testa, iniziando a giocherellare distrattamente con una ciocca dei suoi capelli. "Se mai vi facesse del male, dovete dirmelo."

Istintivamente, la principessa appoggiò la testa al petto di Lionel. Sentì il battito del suo cuore, lento e regolare, che le infondeva una sensazione di calma e di sicurezza.
Con il principe al suo fianco, sentiva che nessuno avrebbe mai potuto ferirla.

"A voi..." esitò, "a voi ne ha mai fatto?"

Per un momento, fra i due aleggiò il silenzio.

Infine, Lionel le rispose. "A mio fratello non sono mai piaciuto. Non mi ha mai ferito gravemente, ma sapete, gli incidenti durante l'addestramento al combattimento capitano. O almeno, questo è quello che Nikolaj disse ai nostri genitori."

"Perché non avete detto loro la verità?"

"Ero un ragazzino, e lui era il maggiore fra di noi, di ben cinque anni. Avevo paura di lui, ne ho avuta per un bel po'."

"Ed ora? Non ne avete più?"

Lui scosse la testa, e Astrid credette di vedere l'ombra di un sorriso sul suo volto.

"Quattro anni or sono, a sedici anni, decisi che ne avevo abbastanza del modo in cui mi trattava" disse, "Dunque, quando provò di nuovo ad attaccarmi, risposi ai suoi colpi. Non gli permisi più di farmi avere paura di lui, e credetemi, mi sentii piuttosto soddisfatto quando finalmente fu Nikolaj a cadere a terra."

"Quale genere di fratello potrebbe mai essere così crudele?"
E che cosa diceva questo sul tipo di marito e di padre—perché lei lo sapeva, che un giorno avrebbe dovuto dare al principe dei figli—che sarebbe stato?

"Nikolaj ne è stato capace" rispose Lionel, "Non vi so spiegare il motivo, ma non è un segreto che lui non mi abbia mai voluto bene. Né a me, né a nostra sorella. È sempre stato così, da quando ne ho memoria. Nostro padre è sempre stato troppo distante per accorgersene e, se anche nostra madre avesse notato qualcosa, non ha mai detto nulla, ma non posso fargliene una colpa. Che cosa avrebbe mai potuto fare, quando Nikolaj è l'unico figlio di cui nostro padre si sia mai veramente interessato?"

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