XXV. Tempi passati e nuovi inizi

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Il campo di battaglia era rimasto deserto, dopo l'arrivo di Astrid e il drago, ma i soldati non erano andati molto lontani.
Li videro sulla riva del fiume, una volta che si furono avvicinati a sufficienza, appiccicati l'uno all'altro, alcuni addirittura che si abbracciavano, a formare una macchia spruzzata di rosso e nero e blu e bianco senza alcuno schema, qualsiasi schieramento oramai lasciato da parte in nome della paura.
E il terrore era chiaro non solo dai loro gesti, ma anche su ognuno dei loro volti.

Ēlkæn era alle spalle del principe e della principessa, essendo stato lui a trasportarli sin lì sulla sua groppa, ma non vi rimase a lungo.

"Non è il mio scopo incutere timore in uomini senza colpe" aveva detto, prima di librarsi in volo e lasciare il campo di battaglia, "Ma non temete, non andrò lontano. Tornerò non appena mi richiamerete. E state tranquilla, principessa, lo sentirò."

In segno di rispetto, la ragazza chinò il capo verso la creatura, e lo ringraziò.
"Il tuo aiuto è stato prezioso."

Il drago dalle squame ramate ricambiò l'inchino, e poi, in un battere d'ali, sparì tra le nuvole del cielo, veloce com'era disceso a terra.

Dopodiché, Astrid spostò nuovamente la sua attenzione verso i soldati.
Fra loro, cercò Magnus con lo sguardo, finché la familiare chioma dorata del ragazzo non spuntò in mezzo agli elmi, cinta dalla corona dello stesso colore che, in quanto re, gli spettava di diritto.
Si era fatto largo tra la folla mormorante, e, quando infine lui emerse da quel mare di uomini, i loro occhi si incontrarono.
Per un attimo, quelli di lui tradirono il suo stupore alla vista della sorella, ma fu una questione di un attimo.
Senza neppure scambiarsi una parola, i due si corsero immediatamente incontro, abbracciandosi l'un l'altra con tutta la forza che avevano in corpo.

"Magnus...Grazie al cielo stai bene..."

"Se continui a stringermi così forte, non so per quanto a lungo potrai dire ciò."
Il giovane re si lasciò sfuggire una risatina, senza però riuscire a nascondere le lacrime di gioia che stavano iniziando ad accumularsi nei suoi occhi.
"Ma sul serio, Astrid..." disse, asciugandosi gli occhi con il dorso della mano, "Credevi che ti avrei mai lasciata sola, dopo tutto ciò che hai fatto per salvarmi? Non sarebbe stato molto educato da parte mia, no?"

"No, no, ero certa che ce l'avresti fatta...Ma mi conosci, non potevo fare a meno di temere per l'incolumità tua e di Lionel."

Magnus sorrise, poi il suo sguardo si spostò da lei ad un punto dietro alle sue spalle.

"Lui ti ama davvero, sai?" le sussurrò, avvicinando le labbra al suo orecchio, come se fosse intento a confidarle un segreto, "Se non l'hai ancora fatto, credo che dovresti ringraziarlo. Mi ha aiutato molto."

Astrid si voltò nella stessa direzione in cui stava guardando il fratello, e lo vide.
Lionel era a qualche metro di distanza, con un lieve sorriso sulle labbra e lo sguardo diretto verso di loro.

Annuì.
"Hai ragione, fratellino. Ti voglio bene, lo sai?"

"Sì, lo so" le sorrise, "E io ne voglio a te, ma ora vai. Il principe ha senza dubbio più bisogno della tua presenza rispetto a me."

Come a volerla esortare, le diede una leggera spinta in avanti. 
Scuotendo la testa, Astrid rise tra sé e sé, mentre si avvicinava a Lionel.
Il principe aveva gli occhi su di lei, e un'espressione un tantino perplessa.
Prima che potesse anche solo aprire bocca, tuttavia, lei gli gettò le braccia al collo, e lo baciò.
Seppur preso alla sprovvista, all'inizio, non ci volle molto perché il principe ricambiasse il suo gesto, portandola se possibile ancora più vicina a sé.

Un Rubino per la Regina Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora