XVIII. Una spada e un pendente

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La dichiarazione di guerra arrivò, non del tutto inaspettata, tra le zampe di un piccione viaggiatore.
Tuttavia, quando Magnus lesse ad alta voce il contenuto della pergamena, al tavolo da pranzo, con Astrid e Lionel accanto, la principessa non poté fare a meno di preoccuparsi.
Una guerra...
Lionel le aveva detto che Nikolaj non avrebbe lasciato correre l'offesa da loro arrecatagli—non che gli importasse veramente di nessuno dei due, ma l'avrebbe usato come pretesto per attaccare Merithia.
Lei stessa lo sapeva, eppure non poteva capacitarsene.
Sarebbero scesi in guerra...E con che armata, poi?
I contadini non avrebbero accettato di abbandonare le loro terre, già poco fruttuose a causa della carestia da cui il regno non era ancora del tutto uscito, e i mercanti non avrebbero voluto rinunciare ai loro commerci.
Se anche il popolo non si fosse ribellato, poi, non avevano comunque risorse sufficienti a sostenere un conflitto.
Il cibo scarseggiava, e il denaro pure.
Era per quello che suo fratello si era affidato all'alleanza con Estelle, senza sapere che cosa stavano pianificando.

Astrid camminava con Lionel per i corridoi del palazzo.

Magnus aveva fatto convocare i suoi consiglieri immediatamente, non appena aveva ricevuto la notizia, e, sebbene avesse provato la sua fedeltà salvando la vita a Magnus, i lord di Merithia non avevano voluto che un uomo di Estelle partecipasse, temendo forse che il principe fosse una spia per conto del fratello o del padre.
Astrid era rimasta con lui, anche per parlargli.
Doveva capire come re Erik avesse potuto approvare un'idea così folle come un conflitto armato.

"Tuo padre deve aver saputo della guerra...Credi che sapesse anche di..."
La ragazza lasciò in sospeso la frase, guardando il principe negli occhi, ma lui comprese, e il suo passo si arrestò.

"Non so se fosse a conoscenza della congiura ordita da Nikolaj" ammise Lionel, "Potrebbe essere stato coinvolto, come potrebbe non saperne niente...Mio fratello potrebbe semplicemente aver usato la nostra fuga come causa per dichiarare guerra."
"In qualsiasi caso," continuò, dopo aver preso un respiro profondo, "ormai siamo in guerra, amore mio. Non c'è altro da fare se non combattere."

Astrid si domandava quale sarebbe stata la scelta di Lionel.
Non potevano chiedergli di combattere contro la sua stessa gente, suo fratello, suo padre...
La principessa non si aspettava che lo facesse.
Cercò di scrutare le sue emozioni attraverso i suoi occhi, ma non ce ne fu bisogno, poiché il principe, quasi avesse capito i dubbi di lei, parlò.

"Sì, rimarrò con voi" le promise, "Con te. Tu e tuo fratello meritate la mia lealtà, e la mia spada, come Nikolaj non potrà mai."

"Ne sei certo? Potresti doverti trovare a fronteggiare la tua stessa famiglia, sul campo di battaglia."

Lionel le accarezzò il volto, baciandole lievemente la fronte.
"Mio fratello non è neppure adatto a diventare re di Estelle, tantomeno anche di Merithia" le disse, senza che lei potesse veder il suo viso, poiché il suo capo era appoggiato alla spalla di lui. Forse la abbracciava in tal modo proprio per non farle scorgere le emozioni che gli passavano per il volto, pensò la principessa.
"Non avrei mai voluto doverlo combattere veramente, ma è ciò che devo fare."

Astrid annuì in silenzio contro il petto del principe.

Per un po', rimasero così, avvinghiati l'uno all'altra, finché un rumore di passi non ricordò ad Astrid che si trovavano ancora in mezzo al corridoio, dove tutti potevano vederli.
Allora si staccò da Lionel, ma non lasciò andare la sua mano.

"Dovremmo andare in un luogo un po' più appartato..." mormorò la principessa, facendo spuntare un sorrisetto sul volto del ragazzo.

"Ah, sì?" chiese, ridacchiando, "Hai forse in mente qualcosa, amore mio?"

Un Rubino per la Regina Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora