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I successivi dieci secondi, resto immobile con gli occhi strabuzzati, il fiato corto. "Come hai detto?". "Hai capito. Mio figlio". "Hai un figlio?". Mia sorella annuisce, restando in piedi davanti a me. Ha le mani tremolanti, le labbra serrate. "Parlamene". "Quasi venti anni fa, quando lasciai Charles per seguire Magneto, ho intrapreso una relazione con uno dei miei compagni. Si chiamava Azazel. Ai tuoi occhi sarebbe sembrato un demone, perché aveva coda e orecchie a punta, la pelle rossa. Io non ci feci caso, perché anche io sono diversa. Ci innamorammo e mantenemmo la nostra frequentazione segreta, finché non divenne particolarmente difficile nasconderlo. Rimasi incinta e Azazel se ne andò. Erik era già stato arrestato per l'omicidio di Kennedy. Partorii da sola e lasciai mio figlio fuori la porta di un ospedale. La storia si ripete". La stessa cosa che i miei genitori hanno fatto con lei. "E adesso è a Berlino?". "Esatto, ma non ha nessuna famiglia. Lo hanno tenuto prigioniero per tutti questi anni, usandolo nei combattimenti corpo a corpo con altri mutanti". La vedo tirare su con il naso e fingere che non le importi un granché. "E il padre? Hai parlato al passato". 

"È morto

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"È morto. Bolivar Trask lo ha ucciso. Ecco perché volevo fargli fare la stessa fine quando ero a Parigi. Charles me lo ha impedito con i suoi soliti giochini mentali, ma credo sia meglio così...". La vedo aggiustarsi i capelli davanti ad uno specchio e afferrare un cappotto dall'attaccapanni. "Vuoi venire?". "Dove?". "A cercare mio figlio". Lascio la tazza sul tavolo, raggiungendola fuori dall'appartamento. Quando mi volto verso di lei, ha cambiato aspetto. Ora è un uomo pelato e tarchiato. "Che cosa significa?" i suoi occhi diventano gialli. "Dopo Washington evito di mostrarmi nel mio vero aspetto. Mi conoscono tutti oramai. D'ora in poi parlerò io, non fiatare non appena arriveremo nel Fight Club". "Fight Club?" le domando perplessa, ma lei è già sulle scale. Prendiamo il bus per poter raggiungere il centro. Quando arriviamo al circo, Raven mi fa un cenno di seguirla in un tendone. Al centro c'è un enorme gabbia, circondata da una massa di persone che urlano e applaudono, chiedendo il bis. "Ho sentito parlare di un diavolo che può teletrasportarsi" dichiara Raven parlando con uno degli uomini erculei di guardia alla gabbia. "Hai sentito bene, ma oggi non sarà dei nostri". "Che peccato" sbotta Raven, prendendomi per il braccio "...mia figlia desiderava tanto vederlo". L'uomo risponde in tedesco e mia sorella aggrotta la fronte. Posso solo immaginare che cosa le abbia detto. "Tornate domani". Prima di poter tornare nel suo appartamento, ci fermiamo a guardare i due ragazzi che stanno combattendo. Uno di loro ha le ali, mentre l'altro sembra normale, all'apparenza. Lo osservo, guardandolo arrampicarsi e saltare come un ragno. "Andiamo via!" Raven mi attira a sé per un braccio, portandomi in un vicolo. Qui cambia ulteriormente aspetto. "Che meraviglia!" dichiaro, guardandola con occhi sognanti. "Meraviglia? È un incubo. Vorrei essere normale" risponde la signora cinquantenne con i capelli rossi. "Sei meravigliosamente diversa. Vorrei poter avere anche io l'abilità di poter essere qualcun altro, anche solo per un giorno". Lei alza gli occhi al cielo, asserendo di aver voglia di una birra. "C'è la miglior birra del mondo qui in Germania. Vieni, te ne offro un boccale". Raggiungiamo un pub, sempre in centro e, quando ci sediamo al bancone, rammento la sera che ho conosciuto Hank. Esito nel riprendere il discorso, anche se vorrei tanto che Raven fosse felice. "Chi sono queste persone a cui ti ispiri per cambiare aspetto?". 

"Gente che incontro ogni giorno in metro"

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"Gente che incontro ogni giorno in metro". "E non hai paura che possano entrare qui e vederti? La donna a cui ti sei ispirata, non potrebbe entrare adesso e ordinare lo stesso boccale di birra?". Raven scuote la testa, risoluta. "Mi è capitato solo una volta, ma si trattava di un uomo completamente ubriaco, quindi ha dato la colpa alla sua ebrezza". "Avrei voluto esserci" commento, scoppiando in una risata. Ci facciamo due birre a testa, parlando per tutta la serata. Quando torno nel suo appartamento, sono da poco passate le due di notte, quindi a Westchester sono le otto di sera. Chiamo la scuola, chiedendo di parlare con Remy. Raggiunge il telefono dopo qualche minuto, urlando il mio nome. "Aspettavo una tua chiamata. Come mai hai atteso così tanto?". "Sono uscita con mia sorella, siamo tornate adesso". "Che ore sono da voi?". "Le due di notte". Poso la mano destra sulla cornetta, sentendo la mancanza di Remy. "Credo che resterò qui qualche altro giorno". "Le hai parlato del matrimonio?". "Non ancora, ma le ho parlato di te. Non vede l'ora di conoscerti". Parliamo per qualche altro minuto prima di augurargli la buonanotte. "Ti richiamo domani, va bene?". "Va bene. Ti amo, Laurie". "Ti amo anche io" riappendo, giocando con la fede che ho all'anulare. Strano che Raven non se ne sia accorta.

[...]

La sera seguente torniamo al circo, camminando sotto ad una coltre di nuvole nere e una pioggia incessante. Sono le dieci e nella gabbia ritroviamo il ragazzo biondo con le ali. 

Una delle guardie spinge una cassa al centro della gabbia e aprendola ne esce un ragazzo con la pelle blu e la coda, annunciandolo come Nightcrawler

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Una delle guardie spinge una cassa al centro della gabbia e aprendola ne esce un ragazzo con la pelle blu e la coda, annunciandolo come Nightcrawler. Vedo Raven strabuzzare gli occhi. Mi fa un cenno con la testa e comprendo che è proprio lui, il ragazzo di cui mi ha parlato. La pelle è la stessa, gli occhi sono giallo ambra. Lo vedo teletrasportarsi da una parte all'altra per poter confondere l'avversario. "Non è venuta con suo padre stasera?" domanda l'uomo con cui abbiamo parlato ieri. "No, mi ha accompagnata mia sorella". Gli indico Raven che per l'occasione ha indossato un succinto abito blu che riesce a distrarre la guardia. Nightcrawler nel frattempo ha bruciato le ali del suo avversario, gettandolo contro la gabbia. Questa va in cortocircuito e il ragazzo con la coda si teletrasporta fuori, dove Raven lo richiama parlandogli in tedesco. Prende le sembianze di una delle guardie durante la fuga e Nightcrawler comprende che può cambiare aspetto. "Tu sei..." inizia a dire, spaventato e con un forte accento tedesco "...sei quell'eroina". "Io non sono nessuno". Ci teletrasporta tutti fuori dal circo per tornare all'appartamento di Raven. "Perché mi hai salvato?". "Perché siamo come te..." mia sorella mi guarda. Non credo voglia dirgli delle sue discendenze, non ancora. "Dobbiamo procurarti dei documenti e un passaporto". "E come?". "Conosco qualcuno che potrebbe aiutarci" dichiara Raven, prendendoci per mano.

𝐁𝐞𝐜𝐨𝐦𝐢𝐧𝐠 𝐚𝐧 𝐗-𝐌𝐞𝐧 | 𝐋𝐮𝐜𝐲 𝐁𝐨𝐲𝐧𝐭𝐨𝐧Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora